Elena Radonicich, intervista all'attrice di "Tutto parla di te"
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Elena Radonicich, intervista all'attrice di "Tutto parla di te"

È lei la protagonista del film di Alina Marazzi sul lato oscuro della maternità. Ventottenne in ascesa, la vedremo presto in tre serie tv

Sguardo che inchioda e lieve cicatrice sull'angolo sinistro della bocca, Elena Radonicich è l'ottima protagonista di Tutto parla di te di Alina Marazzi, film dall'11 aprile al cinema. In quest'opera di finzione che presenta anche parti documentaristiche e un intrigante lavoro d'animazione, la giovane attrice piemontese di padre slavo-tedesco è Emma, una danzatrice che si trova ad affrontare una maternità difficile, vissuta come un peso e una condanna a rinunciare a se stessa.

"Questo essere umano per tutta la vita dipenderà da me", "per tutta la vita avrò questa responsabilità", dice con occhi bui, nonostante l'azzurro screziato di grigio che li colora. Accanto alla storia di Emma, madre che fatica a essere madre, ci sono i racconti veri di altre donne, che hanno sperimentato l'angoscia - e non la gioia - che può seguire al parto, "un tunnel nero". Ma c'è anche il personaggio di Pauline, interpretata dalla sontuosa Charlotte Rampling, un'altra donna che cerca di fare pace con il proprio passato e che in un gioco di rispecchiamenti si ritrova con Emma in un binario comune...

Incontriamo Elena Radonicich, ventottenne già vista al cinema nelle commedie Workers - Pronti a tutto e Tutti al mare, che presto vedremo in televisione in diverse serie tv.

Elena, tu non sei madre, eppure nella tua recitazione in Tutto parla di te si sente tutto il senso di oppressione che può vivere una donna che ha un sentimento ambivalente verso suo figlio. Com'è stato girare questo ruolo difficile? Come ti sei preparata?
"Confrontandomi con altre madri, con Alina, con mia madre, guardando i documentari presenti sul webdoc (una serie di testimonianze di madri raccolte sul sito del film,ndr). Cercavo di entrare nell'idea di essere mamma e di avvertire questo sentimento ambivalente. È stata una sfida enorme, per cui ho agito più che altro di immaginazione. La maternità è un evento in cui la propria individualità si riduce al minimo, sembra perdersi e ci si ritrova uguale a tante. Le cose molto grandi della vita sono poche: la procreazione è una di queste. Ho cercato di mettermi in contatto con il mio senso di maternità. Avere una chiave ambivalente è stato invece più facile, perché sono diverse le situazioni della vita che generano sensazioni opposte".

Com'è stato lavorare con un'attrice dello spessore di Charlotte Rampling?
"Un enorme privilegio. Charlotte emana un'enorme forza e tranquillità, un carisma che ti pervade. Accanto a lei si gode un po' di luce riflessa. Ed è anche una persona molto generosa. Ho imparato molto da lei e volevo non finisse mai. La lavorazione è stata molto serena: tra me, Charlotte ed Alina si è creato un rapporto di comunicazione senza bisogno di parole".

Come ti ha guidata la regista Alina Marazzi?
"Alina non ha voluto mettere in scena un'eroina tragica ma una persona comune, non straordinaria, senza ricorrere a scene madri, e questo è un lavoro difficile, va creato con tanto garbo. Ha cercato di farmelo capire con il mondo che si porta con sé. L'ho avuta come insegnante al Centro Sperimentale di Cinematografia ed è stato bello ora lavorarci insieme".

Emma, il tuo personaggio, a un certo punto dice "Mi sento in prigione". Ti è mai capitato di avvertire qualcosa di simile?
"In maniera passeggera sì, tutte le volte che ho la sindrome premestruale (sorride, ndr). Altrimenti no, anche se ho tanti alti e bassi. Tante persone che conosco però non sono solide... ne ho viste da vicino. Io mi sento sempre sull'orlo del baratro e non troppo distante da una situazione di disagio: finirci dentro o no è quasi una scelta. È una mia possibilità".

Presto ti vedremo in ben tre serie tv: Altri tempi, Adriano Olivetti - La forza di un sogno, 1992. Raccontaci qualcosa. Iniziamo da Altri tempi, miniserie tv Rai diretta da Marco Turco.
"Altri tempi è ambientata a Torino ed è sulla chiusura delle case di tolleranza. Racconta la storia di una maîtresse e di un gruppo di prostitute di cui io faccio parte. Viene narrato il prima e il dopo la legge Merlin, facendo una riflessione sull'effetto che questa ha avuto sulla vita di queste donne. Far parte di questo progetto è stata una bellissima esperienza: Turco è un regista molto attento a tutte le donne e, nonostante la tristezza latente per la vicenda raccontata, è stato un momento divertente. Non so quando sarà messa in onda, forse in autunno".

La miniserie tv Rai Adriano Olivetti - La forza di un sogno è diretta da Michele Soavi, con Luca Zingaretti nei panni dell'imprenditore.
"Io interpreto la seconda moglie di Olivetti, la mamma dell'ultima figlia di Olivetti. È molto più giovane di lui e combatte per questo amore. È una storia vera, di cui inizialmente non sapevo niente e che è molto efficace nel periodo storico in cui stiamo vivendo: Olivetti è una figura di cui avremmo bisogno ora, un pioniere che non si scoraggia di fronte alla realtà".

1992 è una serie tv Sky su Tangentopoli diretta da Giuseppe Gagliardi.
"In 1992 sono una giornalista d'assalto che vede esplodere la bomba di Mani pulite. Ma non posso dire molto di più".

Quello di giornalista è stato uno dei lavori che sognavi fare da piccola, giusto?
"Sì, ma neanche tanto da piccola, al liceo: è stata una folgorazione durata poco. Mi sembrava uno dei pochi lavori sensati tra quelli che ho desiderato fare: astronauta, cantante...".

Al cinema ti rivedremo invece in Italo.
"Sì, stiamo girando a Scicli, in Sicilia. Si tratta di una commedia, la storia del cane Italo che al suo arrivo cambia le anime del paese, prima alquanto prevenuto verso i cani perché in passato un randagio aveva ucciso un bambino. Io sono una maestra. È una favola onirica meravigliosa. La regista è un'esordiente di Modica, Alessia Scarso, e la troupe è quasi tutta al femminile, è fantastico: solo un capo reparto è maschio. Il coprotagonista Marco Bocci si trova contornato da donne".

La tua carriera è in ascesa: aspiri ad esperienze internazionali?
"Sì, vorrei fare una serie tv americana, di cui sono addicted: sono serie di un livello straordinario! Vorrei conoscere sempre di più, ma non con la volontà di dire 'me ne vado'. L'Italia è sicuramente un Paese complicato e ogni giorno ci sono motivi diversi per pensarlo, ma qui ci sono affetti grandi. Mi immagino di fare sempre cose nuove... Ho un pensiero ottimistico di me".

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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