Da decenni siamo costantemente bombardati dalla notizia riguardo l’ampliamento del buco dell’ozono, con tutte le gravi conseguenze che ciò comporta in tema di clima e innalzamento delle temperature.
L’ozono, infatti, è quella barriera invisibile ma importantissima che protegge il nostro pianeta e chi via abita dai raggi del sole, mitigandone la potenza e evitando che essi colpiscano direttamente la Terra. Tra le sostanze che principalmente contribuiscono a danneggiare questa barriera vi sono i clorofluorocarburi.
Ma un nuovo studio, condotto Massachusetts Institute of Technology (MIT) e pubblicato sulla rivista scientifica Nature, dimostra che il buco dell’ozono antartico, scoperto nel 1985, si starebbe gradualmente rimarginando.
A favorire questa progressiva ricomposizione di questo strato di ozono contribuirebbero in maniera significativa la riduzione delle emissioni di tutte quelle sostanze che lo danneggiano, secondo quanto previsto dal Protocollo di Montreal.
In particolare tale protocollo, entrato in vigore nel gennaio del 1989 e ratificato da 189 Paesi fra i quali l’Italia, rappresenta lo strumento adoperato dall’UNEP (programma ambientale delle Nazioni Unite) per contrastare il fenomeno della perforazione dello strato di ozono che avvolge il nostro pianeta.
Si legge nello studio: “I nostri risultati forniscono solide prove statistiche e fisiche che le azioni intraprese nell’ambito del Protocollo di Montreal per ridurre gli ODS stanno effettivamente determinando l’inizio del recupero dell’ozono antartico”.
L’analisi condotta dal MIT è stata effettuata grazie a delle rilevazioni fatte mediante l’utilizzo di osservazioni satellitari, oltre che attraverso lo svolgimento di simulazioni svolte grazie a dei dati specifici, in modo tale da ottenere quanto sia stato l’ozono antartico recuperato nel corso degli ultimi anni.
Quest’ultimo studio si aggiunge ad altri precedenti, fra i quali quello del 2019 svolto dall’agenzia europea Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), in collaborazione con l’European Centre for Medium-Range Weather Forecast (ECMWF).
Oppure lo studio del 2022, pubblicato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale. In seguito a tale studio erano state molte le opinioni espresse da vari esperti, fra cui Brigitt Hassler, ricercatrice all’Institute of Atmospheric Physics di Monaco di Baviera, la quale aveva affermato che “alcune metriche hanno mostrato l’inizio del recupero dell’ozono da diversi anni”.
È evidente che le rilevazioni fatte negli anni precedenti non sminuisce quelle fatte dal MIT. Anzi, confermano la validità degli studi precedenti, portando ad un maggiore livello ottimismo riguardo la ricomposizione della barriera di ozono. Chiaramente, affinché si abbia una totale ricomposizione dello strato di ozono che separa la Terra dal sole ci vorranno ancora molti anni, nell’a speranza che l’andamento sia sempre quello di una progressiva diminuzione della falla creatasi nel corso degli anni.
Tuttavia, studi come quelli precedentemente citati prospettano un miglioramento della situazione in futuro.
