Invecchiare senza ritocchini. Basta bisturi, plastiche, trattamenti invasivi. È partita dall’America una nuova filosofia body positive che sta contagiando gli «over» (vip e non). L’accettazione del proprio corpo e dei suoi cambiamenti è una rivoluzione che migliora psiche, alimentazione, fitness, linguaggio della cosmesi e anche regole dell’apparire.
Il tempo passa per tutti, ma c’è una novità: si può migliorare. Oggi si invecchia con stile, mangiando bene, allenandosi e lavorando – se la salute lo consente – fino a età inoltrata. Volti innaturalmente giovani e tirati sono ormai considerati «out». Secondo l’American Society of Plastic Surgeons dai primi anni Duemila a oggi, negli Stati Uniti gli interventi di medicina estetica non invasiva sono aumentati del 200 per cento. I vip ricorrono meno a lifting, che troppo spesso stravolgono i lineamenti e costringono a convalescenze lunghe. Insomma, la nuova tendenza, tra divi e gente comune, è invecchiare bene, con qualche aiutino ma rimanendo sé stessi.
Le star di Hollywood preferiscono valorizzare il passare del tempo più che combatterlo, accogliendo il futuro come una sfida cui affidarsi con rinnovata curiosità. L’invecchiamento va quindi accompagnato, cercando di mantenersi con naturalezza, senza opporsi al ciclo naturale degli eventi. Un movimento che va a braccetto con la Body Positivity, che mira all’accettazione sociale di ogni tipo di corpo e richiede una certa sicurezza emotiva. Accettarsi vuol dire anche contrastare «l’age shaming», ossia quegli atteggiamenti offensivi rivolti in particolare alle donne quando cominciano a invecchiare. Celebre il caso delle cinque annunciatrici americane ultraquarantenni che nel 2019 hanno fatto causa all’emittente New York1 in cui lavoravano perché rimpiazzate improvvisamente da un gruppo di colleghe più giovani. Un caso che ha colpito anche l’ex governatore Andrew Cuomo, che si espresse pubblicamente a favore delle professioniste veterane della rete.
Piano piano, complici anche fenomeni mondiali come la Grey Tv (uso in tv di conduttori ultraottantenni) sono sempre più numerosi i professionisti «maturi» che lavorano nella comunicazione. E lo fanno semplicemente perché in splendida forma e portatori di un messaggio «ottimista». Il concetto limitativo di «anti-age» è insomma sorpassato. L’industria cosmetica e la chirurgia estetica rinnovano i loro propositi, cambiano metodologie e linguaggi. La cosmesi modifica i nomi dei prodotti anti invecchiamento da «anti età» a «pro-age», «per pelli mature» o «slow age». Come sottolineato dalla fondatrice del blog British Beauty Blogger, Jane Cunningham, «i marchi dovrebbero celebrare la bellezza, non la giovinezza». L’industria cosmetica sta facendo negli ultimi anni capriole tra bilanci e morale, tra conti e etica, in un’eterna partita giocata sul bilancino.
Largo, quindi, a sostanze naturali, alimentazione corretta (non per forza «bio»), utilizzo massiccio di integratori, ginnastica per tonificare i propri punti deboli. Ammesse punturine all’acido ialuronico e vitamine, ma con un nuovo, unico imperativo: mai rischiare di non riconoscersi e sembrare grotteschi. Negli Usa il filone pro-age vanta tra i suoi rappresentanti l’ex regina dell’aerobica anni Ottanta Jane Fonda, oggi attivista ambientalista a 84 anni. Più volte ha confessato di essersi pentita di una blefaroplastica fatta in tempi da lei definiti «di insicurezza personale». E ancora Julianne Moore, Helen Mirren, Sharon Stone, Jennifer Lopez, Monica Bellucci, Brad Pitt (che a quasi 60 anni ne dimostra 40), Clint Eastwood, 92enne in ottima forma per merito, a suo dire, del lavoro cui non sa rinunciare. E il cantante Sting, 70 anni, che ha dichiarato di non saltare mai i suoi 40 minuti al giorno di meditazione trascendentale.
Ma ad accogliere con stile il tempo che passa non sono solo gli anziani. Da recenti studi è emerso che anche i Millennials (nati tra i primi anni Ottanta e metà anni Novanta) e gli Zoomer (nati dopo il ’95) sono attirati da questo approccio, anche perché i social li spingono a inseguire standard e canoni estetici stressanti, impossibili da raggiungere e tanto meno da mantenere. Insomma, pro-age vuol dire «riuscire a trovare la casa all’interno del proprio corpo fin da giovani», citando il guru spirituale Ram Dass e il documentario Netflix Ritornare a casa. Significa stare bene con sé stessi. Presentarsi a un festival con i capelli grigi, per esempio, come ha fatto a Cannes l’anno scorso la splendida attrice Andie MacDowell. Ancora, è attivare un benessere psico-fisico motore del successo personale, come sostiene la giornalista Arianne Huffington che all’argomento ha dedicato libri e il portale Thrive Global, nato per incentivare il miglioramento personale e il contatto con il proprio sé.
Ma ci sono anche esempi tutti italiani. La conduttrice Antonella Clerici ha raccontato con naturalezza l’importanza di accettare il tempo che passa. «Se penso al vestito indossato a Sanremo nel 2010, alla mia età non lo metterei più. Ma lo spirito non è cambiato». Chi fa un mestiere pubblico subisce lo stigma non sempre benevolo dei social, dunque è fondamentale sviluppare una sicurezza personale che vada oltre l’immagine. «Credo che tutta Italia conosca i miei disturbi per la menopausa. E bisognerebbe parlarne di più, non c’è niente da vergognarsi» ha concluso la Clerici. Il nuovo concetto di bellezza sta anche nel condividere l’inevitabile cambiamento fisico. La pensa così anche il premio Oscar Julianne Moore, che al magazine As If ha detto: «Invecchiare fa parte della condizione umana. Quindi perché ne parliamo sempre come se fosse qualcosa su cui abbiamo il controllo? Fin da bambini ci viene raccontato che una volta finita l’università, è finita anche la nostra crescita personale. Ma non è così, non si finisce mai di imparare finché abbiamo fiato». Siamo tutti pronti ad accettare la vita e i suoi cambiamenti? Siamo disposti a vedere i segni del tempo su di noi? Questa è la vera scommessa. Intanto c’è una consolante certezza: non doverci più arrivare sembrando statue di cera è un passo avanti.
