Minardi: "Brava Ferrari, Arrivabene è la persona giusta"
L'ex proprietario dell'omonima scuderia giudica in modo positivo l'arrivo del nuovo team principal di Maranello. "Ha tutte le qualità per fare bene"
"E' una mossa molto azzeccata. Maurizio Arrivabene frequenta il motorsport da tantissimi anni, durante i quali ha preso parte a tutte le riunioni tecniche in qualità di referente degli sponsor. Conosce da vicino gli ultimi 30 anni della Formula 1, è una persona che ha tutte le qualità per fare bene". Parola di Gian Carlo Minardi, ex fondatore, proprietario e team principal dell'omonima scuderia che dal 1985 al 2005 ha preso parte al campionato di F1, fino al passaggio di consegne alla Red Bull che ne ha cambiato logiche (a cominciare dal nome, Toro Rosso) e prospettive. Per Minardi, Sergio Marchionne, nuovo presidente della Ferrari, ha scelto bene.
Dicono che Arrivabene abbia un carattere molto spigoloso e poco accomodante. Può confermare?
"Lo conosco dagli anni Ottanta, teneva per me i contatti con la Philip Morris. Sì, è un uomo molto deciso, non accetta compromessi. Ha una forte personalità e spesso cerca di imporla. Del resto, ha fatto una carriera straordinaria in un mondo, quello della F1, che non è affato facile. Sono convinto che diventerà decisivo per la Ferrari. Dalla sua, oltre alle qualità che tutti gli riconoscono, ha pure la conoscenza diretta con tutti i tecnici e gli ingegneri di Maranello. Così come dà del tu a tutti i team principal delle altre scuderie. Lavora in questo mondo da una vita, non è stato catapultato in questo contesto all'improvviso".
Quali sono le priorità del nuovo responsabile della Ges?
"Deve innanzitutto restituire fiducia e credibilità alla Ferrari. Per stabilizzare lo staff interno, che arriva da mesi molto difficili, ma soprattutto per migliorare l'approccio nei confronti dell'esterno, perché soltanto così è possibile far avvicinare al progetto i tecnici che possono contribuire a migliorare la monoposto. Negli ultimi 7 mesi ci sono stati grandi cambiamenti a Maranello: Arrivabene avrà il compito di dare serenità a un team che sono sicuro abbia tutte le qualità necessarie per tornare ai massimi livelli. Non sarà facile, perché dopo cambiamenti epocali di questa portata ci vuole tempo per ricostruire una scuderia vincente, ma credo che la strada intrapresa sia quella giusta".
Mattiacci è stato messo da parte da Marchionne dopo soltanto 7 mesi di lavoro. Quali sono le responsabilità che gli si possono attribuire?
"Rispetto ad Arrivabene, Mattiacci arrivava da un mondo molto diverso, commerciale, molto distante dalle logiche della F1. Ha ricevuto molti riconoscimenti nel corso della sua carriera in Ferrari, ma non si può negare che il suo arrivo nel motorsport sia stato interpretato come un fulmine a ciel sereno. Non conosco le ragioni che hanno spinto Marchionne a sostituirlo. Posso soltanto sottolineare che sono molto ottimista per gli sviluppi del nuovo corso della Ferrari".
Vettel ha detto sì a Mattiacci e ora dovrà seguire le direttive di Arrivabene. Inizio in salita per il pilota tedesco?
"Vettel ha detto sì alla Ferrari. Chiunque sia stato il suo interlocutore al momento della firma cambia poco. Vettel ha lasciato un team con il quale ha lavorato per 15 anni vincendo 4 titoli mondiali. Sapeva di arrivare in una scuderia che in questo momento ha grandi problemi e ha accettato comunque la sfida. Certamente avrà posto delle condizioni, ma il suo arrivo è stato avallato da Marchionne e non poteva essere diversamente. Il fatto che la trattativa sia stata seguita personalmente da Mattiacci non credo possa rappresentare un problema. La scelta di Vettel? Ho lavorato per anni con Alonso, che ho fatto debuttare in F1 nel 2001. Non posso essere imparziale: per me, il pilota spagnolo è in assoluto il migliore in circolazione. Vettel ha vinto 4 titoli in un team, la Red Bull, che aveva una superiorità tecnica fuori discussione. E quest'anno ha sofferto un po' sia l'introduzione dei motori ibridi, sia il confronto con il compagno di squadra Ricciardo. Sia chiaro, Vettel è un campione del mondo, ma se avessi avuto nel mio team il migliore in assoluto avrei fatto qualcosa di più per trattenerlo".
Si dice che Arrivabene potrebbe essere affiancato da un tecnico di provata esperienza in F1. Lei chi sceglierebbe?
"Intanto, va detto che fare il team principal in F1 è un lavoro difficilissimo, perché devi sapere il fatto tuo sia nell'ambito tecnico, sia in quello politico e della comunicazione. E' un ruolo molto complicato e di grande responsabilità. Todt si avvalse in Ferrari della stretta collaborazione di Ross Brawn, un uomo di grandissima esperienza che ha fatto bene in tutte le scuderie in cui è stato. Se Brawn tornasse a Maranello per diventare la spalla tecnica di Arrivabene, sono sicuro che farebbe benissimo. Ha vinto tutto ed è molto competente. Se fossi il team principal di una scuderia di F1, sarei felicissimo di poter contare sul suo lavoro".
Da Domenicali a Mattiacci, da Mattiacci ad Arrivabene. Cambiare tanto e in così poco tempo può stravolgere in positivo l'inerzia di una scuderia in crisi di risultati?
"La crisi di risultati di oggi è figlia del lavoro precedente di Domenicali, una persona che ha fatto sempre molto bene in Ferrari, prima come braccio destro di Todt, poi in completa autonomia. Ha perso due titoli mondiali all'ultima gara, con un po' di fortuna avrebbe potuto ottenere di più. Oggi si apre un ciclo nuovo con Arrivabene, che come Todt conosce questo mestiere. Sia chiaro, il gap di 2,5 secondi che la Ferrari accusa nei confronti della Mercedes non si colma in pochi mesi. Sulla carta, Arrivabene ha tutte le possibilità di riuscirci. Ma il bilancio del suo lavoro potremmo farlo soltanto più in là".
Crede che dirigere un team di F1 richieda necessariamente un impegno quotidiano? Per intendersi, Marchionne riuscirà a seguire gli sviluppi della Ferrari pur non garantendo la propria presenza costante a Maranello?
"Marchionne ha scelto un team principal di sua fiducia perché possa occuparsi di tutti gli aspetti tecnici della scuderia 24 ore su 24. E' una nave che va gestita dalle 7 di mattina alle 9 di sera. La democrazia conta poco nella gestione di un team. Serve una persona che abbia ben chiaro cosa si deve fare e dove si vuole arrivare. La Ferrari di Schumacher e la Red Bull di Vettel non sono nate dall'oggi al domani, ma giorno dopo giorno. La gestione della fabbrica è un altro discorso. E poco c'entra con gli aspetti tecnici della scuderia, che invece credo possa essere seguita da Arrivabene senza alcun problema".