L'ultimo atto di «You»
(Netflix)
Televisione

L'ultimo atto di «You»

Netflix da stasera farà partire la quarta ed ultima stagione dell'amata serie tv, tra mille colpi di scena

L’ultimo atto della farsa andrà in scena il 9 marzo. Joe Goldberg, l’uomo con il capo chino, il cui cappellino da solo era sufficiente a suscitare nello spettatore un sentimento di repulsione, tornerà su Netflix, un’altra volta. La seconda parte di You capitolo quarto sarà resa disponibile giovedì. Cinque episodi, la promessa di vedere scatenato «l’inferno» e, in chi guardi, la consapevolezza di come tutto sia stato buttato in vacca. You, serie Netflix tra le più viste della library, avrebbe potuto essere tante cose: il racconto angoscioso di quell’ossessione perversa che erroneamente si crede amore, l’analisi psicologica di uno stalker, il suo trasformarsi, lento e inesorabile, in assassino. Avrebbe potuto, ma non è stata. La serie, con Penn Badgley a interpretare la parte del protagonista, ha presto cambiato tono, un susseguirsi catastrofico di morti e ammazzamenti e relazioni pericolose. Con la seconda stagione, è stato chiaro che l’omicidio non sarebbe più stato l’epilogo tragico di una dinamica umana, ma l’espediente per tappare buchi di sceneggiatura. I cadaveri sono stati talmente tanti da aver inibito nello spettatore ogni voglia di tenerne il conto. La trama l’avremmo capita lo stesso, anche senza averne una memoria precisa. You, lo si è guardato tutti. Ma il thriller sofisticato di cui credevamo di poter disporre ha assunto i toni di una commedia. Divertente, per carità. Lontana, però, dalle atmosfere iniziali, atmosfere che nella quarta stagione sono state stravolte al punto da aver cancellato anche il ricordo di quel che è stato.

Joe Goldberg, orrendo psicopatico pronto a tutto pur di vivere il suo sogno d’amore, un sogno che nella realtà non ha mai avuto alcun corrispettivo, si è trasformato in detective nella quarta stagione. Peggio, anzi. Da carnefice è diventato vittima, e il suo stato di subordinazione ad una minaccia più grande lo ha reso una specie di martire, protettore per giunta di gente che ha giurato odiare. Joe Goldberg, in You 4, ha messo radici a Londra, spacciandosi per un professore di nome Jonathan Moore. Avrebbe voluto vivere una vita riservata, tenendosi lontano dalle morti che, nelle tre stagioni passate, ha causato. Invece, la vicinanza con un collega ricco e nobile, il suo omicidio e l’innescarsi di altri ammazzamenti lo hanno costretto a rimettere le mani nel terreno sudicio di un tempo. Qualcuno ha cercato di incastrarlo. Poi, di coinvolgerlo in una spirale di violenza e morte. Un assassino seriale ha deciso di ammazzare i rampolli ricchi di Londra. Tutti. Joe Goldberg avrebbe dovuto aiutarlo, pena la verità. Altrimenti, il serial killer – la cui identità è svelata nel finale di You 4, parte prima – avrebbe denunciato alla polizia come dietro il rispettabile Jonathan Moore si nascondesse in realtà Joe Goldberg, assassino spietato che l’America crede morto. Goldberg-Badgley ha ceduto, allora, al ricatto. Si è messo sulle tracce del killer, cercando di salvaguardare la sopravvivenza dei ricchi e viziati e odiosi rampolli. Non avrebbe accettato altre morti, ha detto. Ma il trailer di You 4, parte seconda, le sue volontà non sembra averle rispettate.

Il promo degli ultimi cinque episodi è un succedersi frenetico di eventi: un’escalation che culmina nel faccione di Love Quinn, moglie rediviva di Joe Goldberg. «Ciao, Joe», è la frase, breve e concisa, che mette fine alla farsa. O, meglio, la definisce.

You ha calato la maschera. Ha rinunciato alla pretesa di essere un thriller, per mettere in scena tutto quello che possa avvincere lo spettatore, intrattenerlo, strappargli una risata e indurlo a vedere fin dove si spingeranno gli sceneggiatori. Scelta legittima e redditizia. Ma, a guardare la serie, non possono non risuonare in testa le parole che Goldberg versione professore propina ad una sua studentessa. «I gialli sono la forma più bassa di letteratura», soprattutto se trattati così: come una versione tragicomica di Agatha Christie, un po’ Knives Out ma con un sottotraccia pretenzioso, lo stalking, l’ossessione, il tentativo di far della satira sugli ambienti in vista di Stati Uniti e Inghilterra.

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Claudia Casiraghi

(Milano, 1991)

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