​Mercoledì, ode a Jenna Ortega
(Netflix)
Televisione

​Mercoledì, ode a Jenna Ortega

La prima serie di Tim Burton, su Netflix dal 23 novembre, è una rilettura (furba) degli Addams. E se funziona il merito è anche della sua protagonista

Le trecce lunghe, nere. Il viso contratto in una smorfia perenne, gli occhi scuri, lo sguardo torvo. Jenna Ortega, che Tim Burton ha voluto come sua Mercoledì Addams, ha tenuto fede al personaggio che fu. Nessun guizzo, nessuna licenza poetica. Solo un look diverso, abiti scelti per ibridare con casualità apparente lo stile punk e i dettami chic, la allontanano dalla bambina di un tempo, dall’austera Christina Ricci. È un momento. Le immagini si sovrappongono e, nel broncio perfetto di Jenna Ortega, balenano gli anni Novanta. Il fantasma di Christina Ricci attraversa il volto di questa nuova Mercoledì. Ma il ricordo sfuma e, come raramente accade, dietro di sé non lascia altro che una pallida scia. La consapevolezza di un’epoca che è stata ed è finita, un’epoca che oggi rivive di una vita propria: sensata, brillante, furba quanto basta da intercettare un pubblico misto. Mercoledì, prima serie televisiva di Tim Burton, è l’attualizzazione di una storia passata. Sono gli Addams, ma compaiono di rado, ché la protagonista è una e una soltanto. Mercoledì, l’incarnato olivastro, è la ragione dell’intera costruzione narrativa, l’unica. La madre, Morticia (Catherine Zeta-Jones), l’ha voluta studentessa della Nevermore, un’accademia per reietti, lupi mannari, sirene, gente con poteri invisi alla società contemporanea. La scuola avrebbe dovuto contenere e capire gli istinti omicidi di Mercoledì, la sua misantropia fisiologica. Avrebbe dovuto educarla. Invece, sono le mura di questa Hogwarts decadente a spingere Mercoledì oltre i confini del lecito, a chiederle di indagare su un serial killer di natura incerta, su morti e fantasmi passati.

Mercoledì, su Netflix dal 23 novembre, svela presto le proprie intenzioni, la volontà di allontanarsi dalla Famiglia Addams, dalla sit-com anni Sessanta e dal film che ne è seguito, per diventare altro: una rilettura contemporanea, encomio e funerale di una commedia che non sarebbe potuta tornare. Ed è così, nel contesto di una trama inedita, studiata (e quanto bene poi) per piacere a nuove e vecchie generazioni, che Mercoledì, la bambina di un tempo, si manifesta nella propria grandezza. In una bravura che va oltre il tracciato della serie Netflix. Mercoledì, Jenna Ortega, avrebbe potuto portare gli spettatori a rimpiangere il passato, gli Addams originali. Invece, con quel suo viso perfetto, con un broncio che induce a chiedersi quanto sia del personaggio e quanto della Ortega ventenne, è riuscita ad evitare ogni imbarazzo. Di più. Jenna Ortega ha saputo dar vita, senza manierismi o eccessi, a qualcosa di suo. Di ben fatto. Qualcosa di qualità, qualcosa che l’Hollywood Reporter aveva intravisto ad inizio anno, quando alla Ortega ha assegnato il titolo di «Next Big Thing», della «Prossima Cosa Grossa».

La ragazzina dal sangue misto, Messico, Portorico e gli Stati Uniti nelle vene, è stata segnalata come l’attrice da tenere d’occhio, la nuova stella di Hollywood. Da parte sua, Jenna Ortega si è detta contenta. Nessun accenno alla pressione, al senso di responsabilità, alla felicità per un percorso intrapreso da bambina. Aveva sei anni, quando ha chiesto ai genitori di iniziarla alla recitazione, otto quando ha cominciato a fare i primi provini, undici quando le è stata assegnata una prima parte, in Iron Man 3. Allora, il ruolo era quello di una comparsa, la figlia del vice-presidente in una saga Marvel. Poi, però, la piccina si è fatta largo. Prima, Jane the Virgin, poi Richie Rich, la serie Netflix. Infine, l’approdo a Disney Channel, con Harley in mezzo. Poteva finire lì, Jenna Ortega adagiarsi sulla sicurezza confortante di un futuro nel cinema, sia pure di bassa lega. Le stelline Disney ce la fanno quasi tutte. Paiono replicate in serie, così somiglianti fra loro. Eppure, ce la fanno. Alla Ortega, la consapevolezza di un futuro certo sarebbe potuta bastare. Invece, l’attrice californiana ha scelto per sé: l’ignoto, la strada verso un cinema diverso, più impegnato. È arrivato The Fallout, sono seguite le prime parti da protagonista, il riconoscimento dell’Hollywood Reporter. Da ultima, la possibilità (colta) di consacrarsi a fama planetaria con un ruolo, quello di Mercoledì Addams, dove il pop – per una volta – non è indice di banalità.

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Claudia Casiraghi

(Milano, 1991)

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