​Pio e Amedeo
Televisione

Pio e Amedeo: «Il politically correct? E chissene...»

Il duo comico più eversivo della televisione italiana arriva in prima serata su Canale 5 con una nuova stagione di Emigratis. A Panorama parlano di politici, elezioni e del nuovo modo di fare tv con toni felicemente dissacranti. E, soprattutto, divertenti.

Sono la forza dell’ignoranza: una cosa molto studiata. Stavolta, Pio (D’Antini) e Amedeo (Grieco) da Foggia, il duo comico più eversivo della televisione italiana, interpretano Bufalone e Messicano, due personaggi creati per poter dire quello che vogliono. Come in quest’intervista, in cui rispondono come una persona sola.

In quattro episodi su Canale 5 il programma Emigratis va a Londra, Napoli, Dubai, Las Vegas: è il giro del mondo del politicamente scorretto?

Esatto. Ormai si stava esagerando, siamo arrivati al punto che il principe non può più baciare Biancaneve. Per dei comici che vogliono alleggerire la vita degli italiani, il politicamente corretto è rischiosissimo.

Perché?

Per mezza parola c’è subito qualcuno che si offende. Ogni giorno si sveglia un influencer e decide quello che si può e non si può dire. Se poi uno appartiene a una comunità…

O a una minoranza…

Noi terroni lo siamo da sempre, ma non ci piangiamo addosso, ci intrufoliamo... Il segreto è fregarsene degli haters e dei social che sono il vero Metaverso. Sì, l’invenzione di Bufalone e Messicano è una paraculata, ma è la risposta giusta a tutte queste costrizioni.

Da dove avete seguito la campagna elettorale?

Nella sala di montaggio di Cologno Monzese abbiamo visto le performance dei politici sui social.

Chi vi ha divertito di più?

La punta più alta è stata il volo di Luigi Di Maio nella pizzeria di Napoli.

Chi è la figura più comica di queste elezioni?

Tutti i politici fanno i simpatici. Silvio Berlusconi è un genio della comunicazione, come si è visto su TikTok.

E nella guerra alle mosche...

Ha riflessi pronti nonostante l’età. Il fatto che non sia insorto qualche animalista è già un passo avanti.

Enrico Letta?

Lui non sta simpatico nemmeno ai suoi elettori.

Emigratis in prima serata su Canale 5 è una consacrazione?

La consacrazione c’è stata con Maria De Filippi e Felicissima sera. Una consacrazione confermata dalla crescita degli ascolti dopo la prima puntata. Vogliamo capire se Emigratis può abbracciare un target più ampio, pur con il suo linguaggio veloce e i sottotitoli. Non è scontato che, siccome ha funzionato su Italia 1 debba farlo anche su Canale 5. Il pubblico va sempre rispettato, perciò abbiamo concepito lo show con una trama che aiuta a incollarsi alla storia.

È uno Scherzi a parte on the road?

È difficile definire il genere. Non è una fiction, non è un reality, non è un varietà costruito. È tutto vero, lo scrocco è vero, l’imbarazzo è vero, la telecamera è nascosta.

Viene in mente Nanni Loy.

Il paragone ci lusinga, ovviamente. Ma la nostra è un’evoluzione della candid camera perché le vittime non vedono la telecamera, ma sanno che da qualche parte c’è.

Il momento clou della seconda puntata?

Il nostro approdo in diretta sulla Bbc.

Voi alla Bbc è l’attrazione degli opposti.

È il nostro format. Due buzzurri in contesti super lussuosi, due sfigati che ci provano con le donne e non ci riescono mai o quasi mai, e fanno tenerezza come i perdenti dei film. Gli italiani di solito ce la fanno per il rotto della cuffia. La differenza dalle altre stagioni è che quest’anno non sempre ce la facciamo.

La vittima che vi ha divertito di più?

Mike Tyson. Dovevamo stare con lui pochi minuti e abbiamo finito per fare insieme una notte da leoni. La serie inizia e finisce con lui, con una sorpresa.

E quella che vi ha impietosito di più?

Il cinismo di Bufalone e Messicano non ha limiti. Emigratis è un tentativo di livellamento sociale. Andiamo a rubare nelle case dei ricchi per conto di quelli del popolo.

Come dei Robin Hood travestiti?

Dai Blues Brothers italiani, come qualcuno ci ha definiti, a Robin Hood il passo è breve.

Avete mai provato a mettere in mezzo Fiorello?

No, perché è sempre in Italia. E siccome siamo amici ci dispiacerebbe togliergli dei soldi. Ma mai dire mai.

Sono davvero situazioni non concordate?

La maggior parte sì, sanno che arriviamo, ma non cosa facciamo. Soprattutto i calciatori non sanno come comportarsi. Improvvisiamo, non c’è un copione scritto, tranne le «voice over» recitate da Francesco Pannofino, che però scriviamo dopo il montaggio.

Si arriva a suonare alla porta di Mike Tyson senza accordarsi con l’agente, la sicurezza, l’ufficio stampa?

O ad agganciare Neymar che ha appena firmato il nuovo contratto con la Nike di non so quanti milioni... Uno come lui per concedere 20 frame della sua immagine deve parlare con dieci persone. Se però conosci Marco Verratti e lui fa da intermediario... Tyson ha un’agente italiana nostra fan, e quindi... Molti dei calciatori che abbiamo agganciato erano rappresentati da Mino Raiola. Sua moglie è di Foggia... Ogni personaggio ha un avvicinamento diverso, il lavoro è come arrivarci, scalare «i 6 gradi di separazione».

Perché la serie è sottotitolata La resa dei conti?

Perché dopo quattro anni di assenza questo può essere un ultimo atto, vedremo. In più i conti sono anche dei ricchi nobili che, quando ci vedono, si arrendono. Infine, siamo sempre lì a contare il frutto dello scrocco, facendo i conti in tasca ai conti.

Un altro filo conduttore della serie è l’ecosostenibilità?

Bufalone e Messicano sono partiti dall’aumento dei costi dei consumi e dal rincaro delle bollette, ma il loro obiettivo è salvare il mondo. Perciò siamo andati a Londra e all’Expo di Dubai, dove si parla di consumi ed energie rinnovabili. E dove abbiamo scoperto che l’ecosostenibilità è pure lei un business.

L’ecosostenibilità è sopratutto marketing?

Lo vediamo nella moda usa e getta. Tanti grandi marchi si celano dietro il green, la nuova politica ecologista che, stringi stringi, è un circo messo su per pulirsi l’immagine ma, sotto sotto, è un affare. La moda cheap alimentata dai social e dagli influencer serve a questo. Una volta c’erano l’abito da lavoro e quello della domenica, adesso bisogna cambiarsi più volte al giorno per essere all’avanguardia. L’espansione delle produzione di abbigliamento, soprattutto dei capi di largo consumo pieni di fibre artificiali, fa male all’ambiente. Se lo capiscono due buzzurri come noi, lo possono capire anche i ragazzi che affollano i grandi magazzini.

L’ultimo vostro film s’intitolava Belli ciao, avete visto cos’è successo a Laura Pausini?

Come fai sbagli. Se invece di rifiutarsi avesse cantato Bella ciao l’avrebbero attaccata quelli della parte avversa. Nessuno si è chiesto cosa voleva dire il suo rifiuto.

Cantare Bella ciao è il green pass di artisti e attori?

Se non la canti quasi non sei un vero artista. È come una patente. Usare il piedistallo dell’artista per manifestare il proprio orientamento è da presuntuosi. Pensiamo che sia corretto informarsi e affidarsi a chi ne sa di più. Gli artisti non facciano i politici e viceversa. La gente paga il biglietto per vedere il nostro candore, altrimenti si rivolgerebbe a qualche influencer.

Se Messicano e Bufalone dovessero tendere degli agguati ai politici da chi comincerebbero?

Con alcuni sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Se vai adesso da Di Maio lo trovi nella sua cameretta ad ascoltare la Pausini.

Mai pensato di mettere in mezzo qualche conduttore di talk show?

No. Però abbiamo fatto un patto: se, per vendicarsi, qualche vittima ammazzerà uno di noi, il superstite dovrà portare il plastico a Bruno Vespa.

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Maurizio Caverzan