Cairo chiude Non è l'arena: Giletti resta a disposizione di La7 (ma guarda alla Rai)
ANSA/FABIO FRUSTACI
Televisione

Cairo chiude Non è l'arena: Giletti resta a disposizione di La7 (ma guarda alla Rai)

Il programma sospeso senza preavviso. Dietro la rottura col patron di La7, le indiscrezioni sui contatti per un passaggio in Rai, i problemi sui costi e la raccolta pubblicitaria della trasmissione e i dissidi col direttore di rete sulle puntate dedicate alla mafia

Il blitz di Urbano Cairo è di quelli destinati a creare un mezzo terremoto televisivo: con un colpo di scena totalmente inaspettato, il patron di La7 ha deciso di sospendere Non è l'arena. Tradotto in altri termini, da domenica prossima il programma ideato e condotto da Massimo Giletti non andrà più in onda. Lo ha reso noto la stessa emittente attraverso uno stringatissimo comunicato in cui «ringrazia Massimo Giletti per il lavoro svolto in questi sei anni con passione e dedizione» e precisa che il conduttore rimane a disposizione della rete. Tutto facile, tutto liscio? Non proprio. A cominciare dalla tempistica sospetta, che s'incrocia con le indiscrezioni sempre più insistenti che ipotizzano il ritorno di Giletti in Rai. «Sento in modo profondo il legame con Cairo che mi ha sempre lasciato assoluta libertà», commentò il giornalista due anni fa, al momento del rinnovo del contratto con La7. «Giletti è un numero uno, che ha la tv nel suo dna . Con noi ha fatto benissimo fin dal suo arrivo nel 2017, con risultati eccellenti alla domenica», rispose Urbano Cairo in uno scambio di affettuosità che oggi pare lontanissimo.

Il contratto scadrà tra poche settimane ed è impossibile che venga rinnovato, visto che Massimo Giletti ha un piede in Rai. Per ora solo informalmente, ma da mesi pare cosa fatta il suo ritorno sulla tv di Stato dopo la sua "cacciata" nel 2017, com'è stata definita da più commentatori. «Lasciare la Rai è stato un dolore profondo, ma a volte non esserci è un valore: fai delle scelte. Devo dire grazie a chi mi ha costretto ad andare via, nelle tempeste si costruiscono le persone», ha rivelato poche settimane a Belve, ribadendo di avere ben chiaro che la sua uscita dalla Rai ebbe «un mandante politico, non ho la certezza ma posso avere delle intuizioni. So benissimo chi è ma non voglio dirlo». Anche però questo appartiene al passato. Questione di giorni e verranno rinnovati i vertici della Rai, con un assetto a trazione centro-destra, e l'arrivo di Roberto Sergio come nuovo amministratore delegato (stimato da più fronti, va detto) potrebbe coincidere con il ritorno di Giletti. Dove? Su Rai1, forse. Più probabile però approdi su Rai2, magari con un talk show in prima serata il giovedì sera, per un rilancio in grande stile dopo i troppi tentativi andati a vuoto (ultimo, il flop del programma di Ilaria D'Amico).

«Secondo le indiscrezioni che circolano a La7, sarebbero stati proprio icontatti avuti con la tv pubblica a determinare la rottura con l'emittente di Urbano Cairo. Di fronte alla prospettiva di un rapporto destinato aterminare, negli ultimi giorni l'azienda avrebbe deciso di accelerare i tempi arrivando alla decisione della sospensione del programma», scrive l'Ansa. Che poi aggiunge altri dettagli a proposito di Non è l'Arena: secondo l'agenzia stampa sarebbero «sorti problemi in relazione ai costi e alla raccolta pubblicitaria della trasmissione». Il tutto nonostante gli ascolti comunque buoni del programma, che in alcune puntate ha toccato anche il 10% di share. «Prendo atto della decisione di La7. In questo momento, l'unico mio pensiero va alle 35 persone che lavorano con me da anni e che da un giorno all'altro - senza alcun preavviso - vengono lasciate per strada», replica Giletti. Ma c'è un ultimo dettaglio, rivelato da La Stampa, forse non del tutto secondario, che riguarda alcune delle puntate più criticate di Non è l'Arena (assieme a quelle in diretta da Mosca). «Dietro la sospensione ci sarebbe una disparità di vedute tra il conduttore e il direttore di rete Andrea Salerno sul taglio del programma, in particolare sulle puntate dedicate alla mafia e alla partecipazione di Salvatore Baiardo, l’ex tuttofare dei fratelli Graviano», scrive il quotidiano di Torino. «Le dichiarazioni sulla latitanza di Matteo Messina Denaro e in seguito sul suo arresto avevano fatto discutere e non a tutti erano piaciute».

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Francesco Canino