Tom Verlaine: cinque album per ricordarlo
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Tom Verlaine: cinque album per ricordarlo

L'artista, uno dei cantanti e chitarristi più influenti nella storia del rock, è morto a New York a 73 anni dopo una breve malattia. Ecco i suoi dischi più significativi

Il mondo della musica piange la scomparsa, a 73 anni, di Tom Verlaine, uno dei cantanti e chitarristi più influenti nella storia del post-punk e un vero precursore della scena new wave. L'artista è morto a New York, circondato dagli amici più cari, dopo una breve malattia. Thomas Miller, nato a Morristown il 13 dicembre 1949, si era ispirato per il suo nome d’arte al poeta francese Paul Verlaine: non a caso proprio una poetessa prestata al rock come Patti Smith ha tanto contribuito, con il suo pubblico apprezzamento, a lanciare la carriera dei Television. Sono bastati tre soli album alla band, in particolare il capolavoro Marquee Moon, per lasciare una traccia indelebile nella storia del rock.

Icona dell'underground americano, che ha avuto come humus creativo locali leggendari come il CBGB e il Max’s Kansas City, Verlaine ha influenzando, con la sua voce inquieta e con le sue particolari tessiture chitarristiche (la sua chitarra, secondo Patti Smith, «suonava come migliaia di uccelli urlanti»), intere generazioni di musicisti. Vogliamo ricordare il grande cantautore americano attraverso cinque album, tra Television, carriera solista e un disco da lui prodotto di fondamentale importanza.

1) Television - Marquee Moon (1977)


Al primo posto della nostra classifica non poteva che esserci Marquee Moon, una vera pietra miliare del rock, che prende il nome dall'immortale suite di dieci minuti e mezzo, con una prima parte cantata e una seconda interamente strumentale, nel quale si mescolano, in modo assolutamente originale, rock, prog, funk, psichedelia e free jazz: un vero viaggio musicale, che lascia sbalorditi per la sua audacia. Basta ascoltare i primi secondi di Friction e i suoi assoli infuocati per capire le straordinarie doti tecniche di Verlaine come chitarrista: un brano che è ancora oggi imprescindibile nello studio della sei corde. Venus è il brano più catchy dell'album, mentre il riff dell'inquieta Elevation ispirò sei anni dopo gli Spandau Ballet per la hit True. La splendida Guiding Light ricorda i migliori brani slow dei Rolling Stones, mentre la chiusura è affidata alla dolente Torn Curtain, una brano senza il quale non sarebbero nate decine di band rock all'inizio degli anni Novanta. Marquee Moon è un capolavoro, che non può mancare nella discoteca di un qualsiasi appassionato di musica.


2) Tom Verlaine - Dreamtime (1981)

Impreziosito dalla presenza dei musicisti del Patti Smith Group, Twisted Sister e Pretenders, Dreamtime è uno degli album che ha stabilito, nel 1981, le coordinate sonore della nascente scena new wave, oltre a essere il lavoro di Verlaine più rock e più carico di chitarre al di fuori dello stesso Marquee Moon. Tra i brani più memorabili non possiamo non citare la romantica Always, con il suo indimenticabile hook "L'amore rimane il segreto meglio custodito in città / Pensaci su!", Fragile, con i suoi implacabili riff ed assoli chitarristici, A Future In Noise, che potrebbe essere il nono brano di Marquee Moon per la coerenza sonora con il capolavoro dei Television. La oscura e lunare Mary Marie è la perfetta chiusura di un album intenso e cinematico, che alterna sapientemente luci e ombre.

3) Tom Verlaine - Flash Light (1987)

Dopo tre anni lontani dalle scene, nel 1987 Verlaine pubblica il suo quinto album solista, Flash Light, che è la quintessenza della sua poetica. Annie’s Tellin’ Me si sviluppa dal nervoso riff inaugurale ad una distesa di chitarre larghe ed effettate, passando attraverso un solo di chitarra che imita il fraseggio di un sassofono. The Funniest Thing e At 4 A.M. strizzano l'occhio al sound chitarristico dei Dire Straits, mentre uno dei brani più sorprendenti dell'album, anche per il synth mutante, è The Scientist Writes a Letter, dove il testo, sotto forma di lettera, racconta lo struggimento di un uomo che deve essere coerente con se stesso, anche a costo di perdere il contatto con una persona cara.

4) Television - Adventure (1978)

A due anni dall'album che gli ha dato gloria imperitura, i Television pubblicano un disco meno teso e urgente di Marquee Moon, ma con canzoni complessivamente più studiate, rifinite e godibili, spaziando tra pop-rock, blues e psichedelia. Pensiamo a Glory e Ain't That Nothin', che hanno due ritornelli catchy come pochi, o alle sognanti e malinconiche Carried Away e Fire (contenente uno dei migliori assoli di chitarra nella discografia dei Television), fino alle atmosfere quasi heavy metal dell'infuocato inno contro la guerra Foxhole. Pur non arrivando ai livelli del suo predecessore, Adventure resta comunque un album di assoluto valore.


5) Jeff Buckley - Sketches for My Sweetheart the Drunk (1997)

È bastato un solo album, lo straordinario Grace del 1994, per fare entrare Jeff Buckley direttamente nell’Olimpo dei grandi del rock. Un carriera spezzata a soli trent’anni, il 29 maggio del 1997, quando il cantautore annegò nel fiume Wolf River Harbor, un tragico incidente dai contorni ancora oscuri. Poco prima di morire, Buckley stava lavorando a delle nuove canzoni insieme a Tom Verlaine, produttore del progetto insieme a Nicholas Hill. Sketches for My Sweetheart the Drunk è un doppio album postumo, con ventuno brani incentrati sul tema dell'amore, anche se affrontato in maniera anticonvenzionale da Buckley. Negli arrangiamenti e nel mood alternative rock di alcuni brani è evidente la mano sapiente di Verlaine, un vero artigiano delle tessiture di chitarra.

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Gabriele Antonucci