Tiziano Ferro: Il mondo è nostro alterna luci e ombre - Recensione
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Tiziano Ferro: Il mondo è nostro alterna luci e ombre - Recensione

L'ottavo album del cantautore di Latina convince nelle ballad, mentre non tutti i duetti sono riusciti

«I’m back, bitches!». Con questa espressione colorita, tipica del mondo hip hop, Tiziano Ferro annuncia il suo ritorno al termine de Il paradiso dei bugiardi, il brano che apre il suo nuovo lavoro Il mondo è nostro. L'ottavo album del cantautore di Latina, disponibile da oggi in digitale, CD, CD deluxe e doppio vinile, arriva a tre anni di distanza dal precedente Accetto miracoli: un lasso di tempo che ha portato grandi cambiamenti, sia a livello sociale che personale. Nei tredici brani del disco, prodotti da Tiziano Ferro e Marco Sonzini, troviamo lo smarrimento della pandemia, la gioia della doppia paternità, il superamento della depressione, la voglia di lasciarsi alle spalle il passato per concentrarsi sul presente. Ne Il mondo è nostro è evidente l'intenzione di Ferro di sparigliare le carte e di cimentarsi in nuovi territori, stimolato dai duetti con Sting, Roberto Vecchioni, Caparezza, Ambra e thasup.

Una delle maggiori sfide, per un artista con alcuni lustri di carriera alle spalle, è quella di evolversi stilisticamente, senza, però, scontentare troppo i fan della prima ora, catturati da un determinato tipo di sound. Da vent'anni la specialità della casa è la ballad ad alta intensità emotiva, incentrata sul suono del pianoforte, nella quale Tiziano può sfruttare al meglio l'estensione della sua voce potente, emozionante e versatile. Per questo è probabile che i brani più apprezzati dai fan saranno Il mondo è nostro, La vita è splendida, il nuovo singolo La prima festa del papà, Mi rimani tu(dedicata alla figlia Margherita) e A parlare da zero (dedicata al figlio Andrés): tutte canzoni che saranno imparate a memoria e cantate a squarciagola dai fan la prossima estate, in un tripudio di cellulari accesi, nel tour negli stadi TZN 2023, che prenderà il via il 7 giugno da Lignano Sabbiadoro.

In questo tipo di canzoni, tutte pathos e interpretazione, Tiziano ha pochi rivali, sia in Italia che all'estero. Quando si avventura in altri terreni, i risultati sono alterni. Abbiamo accennato prima al brano d'apertura Il paradiso dei bugiardi, una canzone carica di indignazione e di rabbia nei confronti degli haters e di chi, nel mondo della discografia, non ha creduto in lui. Il brano, un mix tra r&b e hip, ricorda lo stile di No Diggity dei Blackstreet feat Dr.Dre, una canzone del 1996: il problema è che la musica urban, da allora, è cambiata molto, basti ascoltare gli ultimi lavori di Frank Ocean, Ari Lennox, Lucky Daye e SAULT, sia come suoni, più obliqui e oscuri rispetto agli anni Novanta, che come modo di cantare.

Mentre Il paradiso dei bugiardi, con tanto di scratch, suona più datata che vintage, non va meglio il tentativo di ammodernarsi in r()t()nda con thasup: mentre quest'ultimo fa il suo, con il suo stile cadenzato e quasi incomprensibile di rappare con uno slang tutto suo (tanto amato dal pubblico under 18), Tiziano prova a seguirlo nel suo terreno, con risultati abbastanza imbarazzanti: «No props ai fake bro/Non stoppo sto joint/Perché dopo penso che ho perso/E riperso sto senso di me». L'effetto è straniante, un po' come vedere un cinquantenne, vestito con una felpa oversize e una spessa catena d'oro, che saluta un amico per strada, molto più giovane di lui, con uno stentoreo "bella, bro!".

Anche il duetto Ambra/Tiziano, un duetto nato quasi per gioco tra due amici di lunga data, lascia perplessi, non solo da un punto di vista musicale (le loro voci non si amalgamano bene, anche perchè Ambra parla, anzi sussurra, più che cantare), ma anche dei testi: «Ambra parla solo di cibo, dieta e cani/Tratta meglio i gatti degli umani perché/Ti danno amore gratis/E tornano da te/Tiziano parla solo di traffico e lavoro/Pensa sempre a tutti e qualche volta pensa a te». Mah. Per quanto riguarda i duetti che funzionano, sorprende in positivo l'ironico swing, tra Michael Bublé e Lelio Luttazzi, de I Miti insieme a Roberto Vecchioni, con tanto di orchestra di fiati alle spalle dei due artisti, che si divertono e divertono chi ascolta. Bene anche L'angelo degli altri e di se stesso, con un saltellante beat hip hop e con fiati latineggianti, che conferma ancora una volta la classe di Caparezza, senza dubbio uno dei migliori "cantautorap" italiani. L'album si chiude con For her love - Sempre amata con Sting, anzi, è presentato nella setlist come "Sting con Tiziano Ferro". Una rilettura di un inedito dello scorso anno dell'ex Police, con alcune parti in italiano scritte da Ferro: il brano, intimo e malinconico con la chitarra acustica grande protagonista, è una buona chiusura del disco, ma l'apporto del cantautore di Latina, in esso, è abbastanza limitato. In conclusione, Tiziano Ferro, con Il mondo è nostro, ha voluto allargare i suoi confini musicali e, per perseguire la sua visione, ha chiamato diversi ospiti (mai così tanti featuring in un suo album). Un'operazione riuscita in alcuni brani, meno in altri, mentre le sue ballad, seppure non originalissime, sono sempre in grado di raccontare i sentimenti più intimi e di scaldare il cuore.

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Gabriele Antonucci