Rap festival Sanremo
Rancore, Ansa
Musica

Sanremo: le 7 canzoni rap più belle del Festival

Da Rancore ad Anastasio, passando per Frankie Hi-Nrg Mc, Sottotono e Piotta, i brani rap che hanno lasciato il segno all'Ariston

Chuck D, carismatico leader dei Public Enemy, ha affermato anni fa che "L'hip hop è la CNN del ghetto". Una definizione per certi versi superata, visto che l'hip hop è diventato ormai un linguaggio universale capace di trattare i temi più disparati, di arrivare a tutte le classi sociali e perfino sul palco nazionalpopolare del festival canzone italiana. Quello tra Sanremo e il rap è un rapporto caratterizzato da alti e bassi, con piazzamenti in classifica mediamente poco lusinghieri, ma con un numero sempre maggiore di partecipanti negli ultimi anni: basti pensare che nell'ultimo festival si sono esibiti tra i big 3 rapper "puri" (Rancore, Anastasio e Junior Cally), mentre nell'edizione 2021, che si dovrebbe tenere dal 2 al 6 marzo, saranno ben 4 gli mc in gara tra i Campioni (Madame, Random, Fasma e Willie Peyote). Il primo rapper a partecipare al festival della canzone italiana è stato Caparezza nel 1997, quando ancora si faceva chiamare Mikimix e non aveva ancora la folta chioma che da anni è il marchio di fabbrica del suo look. La sua non memorabile E la notte se ne va arrivò quarta tra le Nuove proposte, classificandosi dietro a Paola e Chiara, Alex Baroni e Niccolò Fabi, mentre tra i big vinsero i Jalisse. Ecco quelle che, secondo noi, sono le 7 canzoni rap che hanno lasciato il segno al festival di Sanremo.

1) Rancore - Eden (Sanremo 2020)

Una delle migliori canzoni dell'ultimo festival è sicuramente Eden di Rancore, tra i più brillanti esponenti del conscious rap italiano. Il brano, costruito con perizia artigianale sopra il piano classicheggiante di Dardust, è caratterizzato da archi epici e da un ritmo contagioso, da scandire con le mani. La mela, vista in modo ambivalente, offre lo spunto per le rime torrenziali di Rancore, che cita l'11 settembre, la Siria e l'Iraq in un testo spiazzante e infarcito da mille riferimenti, non immediatamente comprensibili e, proprio per questo, di grande fascino. Eden ci ha ricordato che il rap è soprattutto comunicazione e urgenza artistica, al di là delle pose, degli stilemi, del machismo e dell'ostentazione del lusso.

2) Frankie Hi-Nrg Mc - Pedala (Sanremo 2014)

Padre nobile del rap italiano e autentico fuoriclasse delle barre, Frankie Hi-Nrg Mc si classificò ottavo nel 2014 con questo eccellente rap motivazionale, in cui la bicicletta è una potente metafora della vita: se ti fermi, cadi. «Perché la bicicletta non importa dove porti/ è tutto un equilibrio di periodi e di rapporti/ è tutta una questione di catene e di corone/ di grasso che lubrifica la vita alle persone». La canzone, scelta come sigla ufficiale del Giro d'Italia dal 2014 al 2016, è costruita sopra il campionamento di Golden Hen del cantante giamaicano Tenor Saw.

3) Sottotono - Mezze verità (Sanremo 2001)

Non fu una partecipazione fortunata, quella dei Sottotono a Sanremo 2001, classificati al terzultimo posto. Prima la richiesta dei dirigenti Rai di eliminare dal testo due parolacce (o tempora, o mores), poi la polemica creata da Striscia la Notizia sul presunto plagio della canzone per la sua (vaga) somiglianza con Bye Bye Bye degli N'Sync. Resta il fatto che Mezze verità è ancora oggi una bella canzone, per nulla invecchiata, in perfetto equilibrio tra rap e r&b, che rendeva giustizia alle qualità di Tomento e Fish, i precursori della musica urban in Italia, che poco dopo Sanremo si scioglieranno per intraprendere due distinti percorsi solisti.

4) Piotta - Ladro di te (Sanremo 2004)

Non chiamatelo più Supercafone, come il suo successo del 1998, ma solamente super. Sì, perché Tommaso Zanello, in arte Piotta, negli anni ha allargato il suo campo d'azione, partendo dal rap fino ad abbracciare il rock, il reggae, il cantautorato e la canzone romana. Il suo ultimo album Suburra – Final Seasonè la colonna sonora della terza e ultima stagione di Suburra - la serie, trasmessa da Netflix in 190 paesi. Nel 2004 il rapper romano ha mostrato sul palco del festival di Sanremo il suo lato più passionale e confidenziale nel brano Ladro di te, il racconto di un amore fugace su un'irresistibile ritmica hip hop, ingiustamente classificato all'ultimo posto.

5) Frankie Hi-Nrg Mc - Rivoluzione (Sanremo 2008)

Meno fortunata di Pedala in classifica (undicesima invece che ottava), ma non meno interessante il brano Rivoluzione, scritta da Frankie Hi-Nrg Mc insieme a Francesco Bruni e Carolina Galbignani. Nella versione del brano presente sull'album DePrimoMaggio troviamo anche i prestigiosi featuring di Roy Paci ed Enrico Ruggeri. Il testo parla della possibilità di fare una rivoluzione in Italia, una possibilità abbastanza remota in un paese di santi e di navigatori, abilissimi soprattutto nel navigare a vista. Emblematica la chiusura del pezzo: «Non si fa la rivoluzione, l'hanno detto in televisione/ Chi c'è andato che delusione/ Era chiuso anche il portone».

6) Clementino - Quando sono lontano (Sanremo 2016)

La prima partecipazione al festival di Clementino è stata più che positiva, non solo per l'intenso brano Quando sono lontano, che si è classificato al settimo posto, ma anche per una sorprendente cover di Don Raffaé di De Andrè, che gli valse un'ovazione della platea. La canzone, che alterna il rap al cantato in dialetto del ritornello, è dedicata a tutte le persone che vivono lontano da casa e che lottano ogni giorno per trasformare in realtà i loro sogni. «Di tutti quei ricordi come schiavi nelle celle/ I chiari di luna, la notte più infame e ribelle/ Noi da bambini volevamo toccare le stelle».

7) Anastasio - Rosso di rabbia (Sanremo 2020)

Rosso di rabbia poggia sul riff di una chitarra elettrica, che progressivamente lascia spazio ad altri strumenti, in una cornice da talkin' blues o, per essere più contemporanei, alla Salmo. Il vincitore di "X Factor 2018" elenca con rabbia, senza pause, tutto ciò che non va interiormente, ma anche fuori di sé, con parallelismi legati al terrorismo e alle bombe. «E voi volete sapere dei miei fantasmi? / C'ho 21 anni posso ancora permettermi di incazzarmi / le parole sono le mie sole armi fino al sole voglio sollevarmi. / Io vorrei farlo e non posso, non è roba da poco, / strillare mentre questi mi fanno le foto. / Come ti senti? Disinnescato». Le parole sono le sue uniche armi, afferma Anastasio, e conferma di saperle usare molto bene.

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Gabriele Antonucci