L'album del giorno: Eagles, Hotel California
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L'album del giorno: Eagles, Hotel California

La sintesi perfetta di un'era della musica: il sound e le atmosfere dei 70's in un disco storico, reso immortale dal successo planetario della title track

Sono circa 40 milioni i milioni di copie vendute da Hotel California, l'album che ha regalato un posto agli Eagles nella classifica delle band più popolari di sempre. Era trascorso un anno e mezzo dal precedente disco, One of these nights, quando Hotel California arrivò nei negozi, questa volta senza il contributo di Bernie Leadon (sostituito da Joe Walsh) che fino a quel momento aveva rappresentato l'anima country del gruppo.

E, in effetti, Hotel California è una decisa virata verso il rock mainstream, oltre che di fatto un concept album, come è evidente dall'approccio contenutistico delle canzoni, a cominciare dalla title track. La California come paradiso perduto, come simbolo per raccontare una visione nichilista dell'America dei Settanta, come metafora di un mondo a tinte dark, effimero, vuoto, dominato dagli eccessi e dall'assuefazione a droghe e alcol. Life in the Fast Lane, unobrani cult del disco, è ispirato per esempio ad una conversazione tra Glenn Frey ed il suo spacciatore durante un viaggio in auto lungo le autostrade d'America.

Quanto alla canzone che dà il titolo all'album, si racconta che la prima versione venne registrata da Don Felder in una casa di Malibu. Successivamente Felder consegnò il demo a Glenn Frey e a Don Henley che, per le influenze latine e giamaicane del pezzo, la ribattezzò, come primo titolo di lavoro, Mexican Reggae.

«In quasi tutti gli album che abbiamo fatto, c'è una sorta di narrazione sul business della musica, e sulla cultura americana in generale. L'hotel potrebbe essere considerato come metafora non solo per il mito della California del Sud, ma per il mito rappresentato dal sogno americano... Perché c'è una linea sottile tra il sogno americano e l'incubo americano...» disse una volta Don Henley entrando nel merito del titolo del brano e del disco.

Un album che esprime alla perfezione il sound di un'era, che alterna country (New Kid in Town), rock and roll (Victim of love) e ballate (Last Resort e Wasted Time) alla perfezione, come se fosse la testimonianza definitiva di un modo di fare musica, di vivere il music business e più in generale la vita. E che forse sarebbe stato realizzato in un tempo più breve se gli Eagles non avessero avuto come vicini di studio di registrazione a Miami i rumorosissimi Black Sabbath...

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Gianni Poglio