George Michael
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Musica

George Michael: cinque anni senza la voce dell'anima

La notte del 25 dicembre 2016 ci lasciava improvvisamente, per un attacco cardiaco, il grande cantante anglo-cipriota. La sua storia artistica

Per un crudele gioco del destino, George Michael, una delle più belle voci nella storia del pop, è morto cinque anni fa per un attacco cardiaco, proprio nella notte del 25 dicembre 2016, quella festività che da 37 anni è legata a filo doppio alla sua Last Christmas, un brano iconico che è ormai l'imprescindibile colonna sonora del Natale.

Prima con gli Wham!, poi come solista, George Michael, che in carriera ha venduto oltre 100 milioni di dischi, ha inciso numerose canzoni memorabili, evolvendo nel corso degli anni verso un pop-jazz maturo e raffinato, senza, però, mai rinunciare a irresistibili brani dance. Georgios Kyriacos Panayiotou (questo il suo vero nome) è stato un cantautore completo, in grado di scrivere da solo la musica e le parole della maggior parte delle sue canzoni, un dotato polistrumentista e un uomo che ha condiviso la sua fortuna con le persone più bisognose, grazie non solo a munifiche donazioni, ma anche attraverso il volontariato svolto in prima persona, lontano dalle telecamere e dai flash. Agli Wham!, formati nel 1981 insieme al suo amico di infanzia Andrew Ridgeley, sono bastati cinque anni e tre album per entrare nella leggenda della musica pop.

Una carriera breve, ma ricca di successi, che ha lasciato in eredità brani ancora oggi amatissimi, in grado di riportarci indietro con la memoria a un periodo spensierato e ricco di speranza. Il primo singolo del duo, Wham rap!, risale al 1982 , ma il successo arriva con i seguenti brani Young guns go for it e Bad boys, per non parlare della hit Club Tropicana, una canzone dall’energia contagiosa, che lancia il primo album Fantastic. Il secondo disco Make it big trasforma gli Wham in superstar grazie alle indimenticabili Wake me up before you go go, Everything she wants eFreedom. All’apice del successo la band si scioglie, registrando il 28 giugno del 1986 l’album-live The Final, a cui partecipano anche Simon le Bon ed Elton John come ospiti, in uno stadio di Wembley affollato da fan commossi.

La carriera solista di George Michael prende il via con il successo della struggente Careless Whisper, scritta dal cantante a soli diciassette anni, mentre quella di Ridgeley si incaglia subito dopo la pubblicazione di un unico album, il trascurabile Son of Albert. Dopo l'esperienza con gli Wham!, George era lanciatissimo, ma forse neanche lui si aspettava un trionfo del genere con l'album di debutto Faith: oltre 25 milioni di copie vendute, due Grammy Award (tra cui Album dell’anno) e primo artista bianco a salire ai vertici della classifica americana di r&b. Dalle note di organo di Faith, che suonano in modo ieratico Freedom degli Wham!, introducendo la contagiosa title track alla Bo Diddley, alle sensualissime Father figure e I want your sex, dal funky di Monkey alla splendida ballad jazzistica Kissing a fool, un brano che non avrebbe affatto sfigurato nel repertorio di Nat King Cole, l'artista anglo-cipriota riuscì a conferire a Faith un suono inconfondibile tra pop, dance e r&b, lanciandolo definitamente nell’empireo del pop accanto a Michael Jackson e Madonna. Nel 1990, a tre anni dal trionfo mondiale di Faith, George Michael stupì tutti con un album scuro e introspettivo come Listen without prejudice vol.1 (Ascoltate senza pregiudizi), arrangiato, prodotto e scritto quasi totalmente da lui. Via il ciuffo mechato, l’orecchino a forma di croce e l’inseparabile giubbotto di pelle con le maniche jeans, George Michael si presentò in una nuova veste con la splendida canzone di denuncia sociale Prayin’ for time corredata da un video in cui non veniva mai inquadrato, così come nel successivo Freedom ’90, diretto da un giovane David Fincher, con protagoniste le supermodel Naomi Campbell, Christy Turlington, Cindy Crawford, Tatjana Patitz e Linda Evangelista. Allora anche i critici più agguerriti degli Wham e del suo album di debutto si accorsero delle sue doti vocali fuori dal comune, della sua capacità di scrittura e delle sue qualità di crooner, grazie a un pop raffinato e di spessore.

Listen Without Prejudice Vol. 1 rimane un disco senza tempo, composto da brani fortemente autobiografici come Freedom ’90 in cui George cantava: “C’è qualcosa di profondo dentro di me/c’è qualcuno che mi sono dimenticato di essere”, con influenze che vanno da Marvin Gaye a Stevie Wonder, dai Beatles ai Rolling Stones, dai Primal Scream a Martin Stephenson and The Daintees. In Cowboys and Anglestroviamo lo swing che avrà il suo pieno compimento in Older, mentre in Heal the pain George mostra le sue qualità come bassista, mostrando di avere più di una cosa in comune con Paul McCartney. La critica ne fu entusiasta, ma l’album vendette molto meno di Faith, provocando la rottura traumatica con la Columbia. Contemporaneamente ai problemi legali con la sua etichetta, che lo tennero bloccato per anni, la sua vita privata fu segnata indelebilmente da due lutti: quello del compagno Anselmo Feleppa, morto di Aids nel 1993, e la scomparsa all'inizio del 1997 della madre, sua amica e confidente di sempre, a cui George aveva raccontato fin da giovane la sua omosessualità. Il riscatto artistico arriva nel 1996 con il capolavoro Older, il primo album realizzato per la Virgin Records, ulteriore passo in avanti rispetto al già eccellente Listen without prejudice.

Anticipato dalla commovente bossa nova Jesus to a child, dedicata al compagno Anselmo Feleppa, Older è un album straordinariamente coeso, denso, pervaso da un’atmosfera cupa e fumosa da jazz club degli anni Sessanta, ravvivato da elettronica, samples di batteria, sintetizzatori e programmazioni che conferiscono al disco un sound contemporaneo. Sarebbe davvero riduttivo bollare semplicemente come pop canzoni del livello di The Strangest Thing, To be forgiven e la splendida You have been loved, struggente ballad che oggi suona come quasi come un epitaffio. Non che manchino brani più movimentati, come l’irresistibile Fastlove, un inno all'amore fugace in grado di galvanizzare ogni dancefloor, in perfetto equilibrio tra tradizione funky e modernità, Star People, che conferma l’idiosincrasia di George verso l’effimero mondo dello star system, e le jazzateSpinning the wheeel e Move on, un invito ad andare sempre avanti, nonostante tutto, perché “la vita è così breve”. Nel 1999 il cantante anticipa l'ondata new swing di Michael Bublé & co. pubblicando Songs from the last century, un album di cover pop-jazz prodotto insieme all'esperto Phil Ramone. Anticipato da un'originale rilettura jazz di Roxanne dei Police, il disco contiene brani di assoluto valore come Brother Can You Spare a Dime?, Miss Sarajevo, Wild is the wind, My Baby just cares for me eSecret Love.

Con l'inizio del nuovo millennio, i problemi personali dell'artista rallentano la sua produzione: dopo il successo nel 2002 dei movimentati singoli Freeek! e Shoot the Dog, quest'ultimo accompagnato da un irresistibile video-cartoon satirico, bisognerà attendere il 2004 per la pubblicazione di Patience, quinto ed ultimo album in studio di George Michael. L'album si apre con la title track Patience, composta e registrata sul pianoforte che fu di John Lennon (acquistato all'asta e poi donato a un museo con una mostra stabile su Lennon). Pur essendo un album discontinuo, le canzoni Amazing, Flawless (Go To The City), Round Here e la splendida John And Elvis Are Dead confermano l'intatta vena compositiva del cantautore londinese. Nel 2006 il godibile singolo An Easier Affair anticipa il greates hits Twenty Five, pubblicato per celebrare i suoi 25 anni di carriera, che offre l'occasione per un lungo e fortunato tour mondiale all'insegna del sold out.

Nel 2011 George, sempre più a suo agio con il jazz, annuncia il Symphonica Tour, un tour mondiale con una grande orchestra sinfonica. Dopo pochi mesi, il tour viene interrotto bruscamente a causa di una grave forma di polmonite, che lo riduce quasi in fin di vita. Nel 2012 Michael si esibisce alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra e riprende il Symphonica Tour, ma è costretto a cancellare diverse date per le sue condizioni di salute ancora precarie. Non a caso l'uscita dell'album Symphonica, pubblicato il 18 marzo del 2014 e contenente i suoi successi in chiave orchestrale, non fu accompagnata da nessuna intervista e da nessuna apparizione pubblica del cantante, alimentando così le voci sui suoi problemi di salute. Nella notte tra il 25 e il 26 dicembre 2016, l'artista muore improvvisamente per un attacco cardiaco. L'autopsia, da cui emerge una cardiomiopatia dilatativa accompagnata da miocardite e steatosi epatica, esclude il suicidio o l'overdose. Il suo corpo viene sepolto in un terreno di famiglia all'interno del cimitero di Highgate, nel nord di Londra, accanto a quello dell'amata madre. Dopo la sua morte, molte persone hanno ricordato la generosità del cantante. Oltre a munifiche donazioni a favore di numerose organizzazioni benefiche, George ha aiutato anche singole persone che ne avevano bisogno. Un presentatore televisivo ha rivelato che il cantante aveva donato a una donna, dopo aver ascoltato la sua storia in tv, la somma necessaria per un trattamento di fecondazione in vitro. A una cameriera regalò cinquemila sterline dopo aver saputo che era una studentessa di infermieristica con un grosso debito da estinguere. Inoltre l'artista inglese aveva fatto per anni volontariato per i senza tetto, ma non voleva che si sapesse.

Tornando a Last Christmas, fino alla fine del 2020 la canzone deteneva un curioso record: era il singolo che aveva venduto il maggior numero di copie (un milione e novecentomila) senza essere riuscito mai ad arrivare in vetta alle charts britanniche. Il primo giorno del 2021, grazie a 9,2 milioni di ascolti, Last Christmas è arrivata al primo posto delle classifiche dei singoli più venduti in UK, stabilendo così un nuovo record: quello del maggior tempo impiegato da una canzone ad andare al numero uno, precedentemente detenuto da (Is This The Way To) Amarillo di Tony Christie, che nel marzo del 2005 arrivò al numero uno dopo 33 anni e quattro mesi dalla sua uscita. Alla fine del coinvolgente documentario Freedom, diretto nel 2017 da David Austin, un giornalista chiede a George Michael: «Come vorresti essere ricordato?». «Come un grande cantautore», risponde il cantante, dopo averci pensato alcuni secondi. «Un grande cantautore in un'epoca che non rivedremo di nuovo. Non penso che la cultura giovanile produrrà persone come me, Madonna, Michael Jackson e Prince. Non credo succederà di nuovo, ora il mercato musicale è troppo frammentato. Quindi vorrei essere ricordato come una di quelle grandi star, nel senso del glamour...e poi ci sono le canzoni. E spero che la gente pensi a me come a una persona integra. Spero di essere ricordato per questo».

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Gabriele Antonucci