Depeche Mode
(Sony Music-Ansa)
Musica

Depeche Mode: Memento Mori è uno dei migliori album della loro carriera

Il quindicesimo disco del gruppo di Basildon, il primo dopo la morte del fondatore Andy Fletcher, è il loro migliore lavoro in studio dai tempi di Ultra, grazie a un sound cupo, solenne ed elegante

Gli antichi romani, a cui non mancava di certo il pragmatismo, avevano predisposto il rito del “memento mori”: l’imperatore o il generale vittorioso di ritorno da una campagna di conquista, mentre sfilava per le strade sulla biga per celebrare il suo trionfo, aveva sempre accanto uno schiavo che gli sussurrava all’orecchio “ricordati che morirai”. Un rituale, nato con l'obiettivo di mantenere i piedi saldamente per terra anche nei momenti di maggiore esaltazione, che ha affascinato Dave Gahan e Martin Gore, tanto da sceglierlo come titolo del loro quindicesimo album in studio, il primo senza Andy Fletcher, scomparso lo scorso 26 maggio a soli 60 anni. Il titolo dell'album, Memento Mori (Ricordati che devi morire), da oggi nei negozi fisici e digitali, non è dovuto all'improvvisa scomparsa di Fletcher, come in molti pensavano, ma era già stato concordato prima da tutti e tre i componenti.

«La fase di scrittura delle canzoni è cominciata due anni fa ma siamo entrati in studio solo in estate. Con la morte di Fletch è cambiato tutto, ci ha stravolto i piani. Le canzoni, il titolo, era stato già tutto deciso prima della morte di Andy», ha dichiarato il frontman Dave Gahan. Martin Gore ha poi spiegato il significato del nome dell'album: «So che un titolo del genere può avere un significato deprimente ma, per come la vedevamo voi, abbiamo pensato di usarlo con un'accezione positiva. Come a dire: vivi tutti i tuoi giorni al massimo».

Depeche Mode - Ghosts Again (Official Video)www.youtube.com

Prodotto da James Ford, e con la produzione aggiunta dell'italiana Marta Salogni (che è anche coautrice del brano finale Speak To Me), Memento Mori è nato durante le prime fasi della pandemia da Covid-19, per cui alcune tematiche trattate al suo interno sono state direttamente ispirate da quel periodo. Le 12 tracce dell’album esplorano una grande varietà di sentimenti ed emozioni: dalla cupa apertura fino alla chiusura finale, le canzoni spaziano dai temi come la paranoia e l’ossessione per arrivare poi alla catarsi e alla gioia, con tutte le infinite sfaccettature che vi sono nel mezzo. Memento Mori è un album speciale da diversi punti di vista: Martin Gore è stato affiancato nella scrittura di quattro brani (tra cui il primo singolo Ghosts Again) da Richard Butler, suo amico di vecchia data e cantante degli Psychedelic Furs. Inoltre troviamo per la prima volta una canzone firmata Gahan-Gore, Wagging Tongue, uno dei migliori brani dell'album, in cui Gahan canta la tristezza «quando guardi morire un altro angelo» su avvolgenti sintetizzatori new wave che ricordano i primi lavori del gruppo. L'album ha un suono cupo, solenne, elegante, stratificato, con improvvise aperture melodiche, anche grazie agli archi suonati in sette brani dal bravissimo Davide Rossi (uno dei nostri musicisti più apprezzati a livello internazionali), tanta elettronica e pochissime chitarre. Mentre il precedente Spirit del 2017aveva una forte impronta politica, Memento Mori è un album più personale e introspettivo, nonostante si apra con l'inquietante My cosmos is mine, che ha al suo interno un forte richiamo antimilitarista: «No alla guerra, basta, no alla paura, non qui, niente pioggia e niente nubi, nessuno dolore né sudario, nessun respiro finale, nessuna morte insensata».

L'album è stato anticipato dal singolo Ghosts Again, che, con i suoi sintetizzatori modulari anni Ottanta e la sua memorabile melodia ammantata di malinconica, è un brano che cattura perfettamente l'essenza artistica della band di Basildon. Di grande suggestione il video in bianco e nero, nel quale Gore e Gahan giocano a scacchi come la Morte e il Cavaliere ne Il settimo sigillo di Ingmar Bergman. People Are Good e Never Let Me Go hanno tutte le potenzialità per diventare dei veri e propri inni nei loro concerti (i Depeche Mode si esibiranno il 12 luglio allo stadio Olimpico di Roma, il 14 a San Siro a Milano e il 16 allo stadio Dall’Ara di Bologna). Never let me go, con la sua drum machine che ricorda l'album Speak & spell del 1981, sembra una canzone dell'ultima fase della carriera dei Joy Division, poco prima della morta del carismatico frontman Ian Curtis, mentre People Are Good, di cui è memorabile l'inciso «Il cielo mi aiuti, il cielo ci aiuti», è un brano sensuale e dark come nelle migliori produzioni della band. Don't say you love me è un pezzo lento, cadenzato, solenne e cinematico: sembra quasi la colonna sonora di un film western di Sergio Leone, almeno fino a che non entrano i synths nell'inciso. L'atmosfera industrial e soffocante di Before We Drown (che ricorda non poco il capolavoro Never Let Me Down), scritta da Gahan, dal batterista Christian Eigner e dal polistrumentista Peter Gordeno, aumenta la sua tensione minuto dopo minuto, mentre l'avvincente e obliqua Caroline's Monkey sembra uscire direttamente da Music for the masses. Martin Gore ha cantato pochi brani dei Depeche Mode, ma ogni volta ha lasciato il segno (si pensi alla magnifica Somebody): anche questa volta la sua interpretazione di Soul with me, uno dei brani migliori di Memento Mori a partire dal suo incipit dal sapore ambient, è ricca di calore e anima, come quando canta «Vado dove volano gli angeli e porterò la mia anima con me». Always you, in cui l'amore è vissuto come ancora di salvezza nei tempestosi mari della vita, è una delle canzoni più romantiche dei Depeche Mode, che non hanno paura di raccontare la loro fragilità in Before we drown: «Mi sento così nudo, in piedi sulla riva/Sei sicuro che non ci sia niente là fuori, nient'altro/non più». Gran finale con la solenne Speak to me, una canzone di abbacinante bellezza, con il suo crescendo epico e con l'interpretazione vocale da brividi di Dave Gahan, che racconta la difficoltà nell'amare una persona quando l'immagine che vediamo nello specchio ogni mattina non è all'altezza delle nostre aspettative (anche se sei un artista ricco, di successo e con milioni di fan in tutto il mondo): «Ti deluderò/Ho bisogno di sapere che sei qui con me/ Capovolgi tutto, te ne sarei grata, ti seguirei ovunque/Ti ascolto, sono qui adesso, mi sono ritrovato». In conclusione, Memento Mori non è solo un album riuscitissimo, nonostante la perdita improvvisa del fondatore Andy Fletcher, una vera summa dei loro 40 anni di carriera, ma probabilmente il loro miglior disco dai tempi di Ultra. Dave Gahan, una sorta di Caravaggio del blues elettrificato, è abilissimo nel mostrare, attraverso il contrasto con l’oscurità, la luce che è nascosta dentro ognuno di noi. La musica composta da Martin Gore, ispirato come ai tempi d'oro, non è certo consolatoria, né tanto meno spensierata, ma probabilmente il motivo del successo così duraturo del gruppo di Basildon è da rinvenire nella schiettezza dei testi e nell'atmosfera onirica, magica e minacciosa delle loro canzoni, capaci di trasportarci, per alcuni minuti, in una dimensione "altra", dove il confine tra incubo e sogno è sempre più labile.

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Gabriele Antonucci