Cinquant'anni fa moriva Jim Morrison, lo sciamano del rock
L'immagine di copertina del libro Jim Morrison e lo sciamanesimo - Arcana
Musica

Cinquant'anni fa moriva Jim Morrison, lo sciamano del rock

Carisma, spiritualità e attrazione per la sfide: il vocalist dei Doors raccontato nel libro di Mario Ferrentino: Jim Morrison e lo sciamanesimo

Era il 3 luglio del 1971 quando la breve ma intensissima parabola di Jim Morrison si interruppe nella vasca da bagno di un appartamento parigino. Una morte mai chiarita fino in fondo che ha suscitato nel corso degli anni diversi interrogativi. Morrison non era solo un cantante era la figura di riferimento di una generazione, oltre che il faro di una band che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica con sei album ispiratissimi e una manciata di canzoni epocali.

Come un documentario fotografico degli anni Sessanta, il libro di Mario Ferrentino, Jim Morrison e lo sciamanesimo (Arcana), descrive il quadro storico e culturale in cui si muovevano i Doors ed il loro frontman, puntando a far luce sulla figura dello sciamano, per cercare di comprendere i punti di contatto tra l'arte di Jim e il mondo degli "intermediari" tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti.

Qui di seguito un estratto dal libro...

"Ancora oggi, a distanza di cinquant'anni dalla sua scomparsa, James Douglas Morrison resta un eterno simbolo di trasgressione, di soprannaturalità e di approfondita purificazione dell'anima. Resta vivo il ricordo nell'immaginario di migliaia di fan del suo fascino innato, della sua voce calda e tenebrosa, del suo tono drammatico e sofisticatamente evocativo, della sua turbolenta ricerca mistica e del suo modo di vivere nel suo contesto. Per altri, l'idea del Re Lucertola è offuscata, occultata e spesso approssimativa. Era una persona che faceva trapelare la sua cultura profonda e radicata nelle sue origini e nel suo stile di vita rendendolo un ragazzo sensibile a tutto ciò che vedeva, intelligente e sempre curioso con una grande capacità di stupire, tutte caratteristiche queste che gli semplificavano il compito di coinvolgere e affascinare sempre chi lo circondava. Il suo bisogno di trasgredire e di affidarsi alla droga e all'alcol però ne mostrano anche un lato più fragile e debole, un lato più umano. Nel brano del 1967 The Crystal Ship, contenuto nel primo album dei Doors, Jim Morrison celebra la fragilità del cristallo che per quanto raffinato e lucente resta scalfito con una facilità imprevedibile. Blake, Rimbaud e Nietzsche, tanto adorati da Jim, erano degli emarginati, dei diversi, che la società aveva messo all'angolo solamente perché si rifiutavano di vedere ciò che gli altri vedevano finendo col perdersi nel loro cammino di ricerca della verità.

Ma Jim aveva deciso di seguirli proprio come una nave si infrange sui flutti più grandi di una tempesta nell'oceano. Amava molto leggere e le opere di Nietzsche erano fra le più amate dal giovane Morrison, che cresceva con il concetto del "superuomo" del filosofo tedesco. Jim accettava qualsiasi forma di sfida, qualsiasi cosa fuori dal comune e qualsiasi esperienza, e quasi certamente il passo di Nietzsche che ha cambiato letteralmente la sua vita deve esser stato il seguente: "Dire sì alla vita perfino di fronte ai problemi più strani e ostici; la volontà di vivere esulta perfino di fronte al sacrificio dei suoi simboli più elevati; è questo ciò che ho definito dionisiaco, quello che concepisco come ponte tra la psicologia e il poeta tragico". Oltre Nietzsche, la vita di Jim fu influenzata da Blake, da cui riprende il tema delle porte da superare, e da Rimbaud, l'eroe moderno per la gioventù francese, da cui prende lo stile di vita ribelle.

I due si somigliavano molto, entrambi si avventavano contro le regole standardizzate delle società moderne e delle famiglie, quelle degli insegnanti e contro le regole della metrica della poesia. Strano ma vero, le analogie che accomunavano Morrison e Rimbaud erano anche altre: entrambi misero in luce una spiccata precocità mentale durante la crescita con picchi di intelligenza fuori dal comune, entrambi si rivoltarono d'improvviso contro la società e le autorità ed entrambi condussero la loro poesia a eccessi e provocazioni creando la figura del poeta "veggente" che apre le porte tra le sue visioni in piccoli spazi qua e là nella realtà comune. E sul finire entrambi morirono in Francia, Morrison a ventisette anni e Rimbaud a trentasette, consegnando i loro nomi all'universo dei simboli di rivoluzione eterni. Che Jim venisse visto come un Dioniso dei tempi moderni non c'è alcun dubbio, e le sue manifestazioni pubbliche durante i concerti davano testimonianza di veri e propri riti dionisiaci prima ancora che egli stesso ne descrivesse comportamenti e fattezze nei suoi testi e nelle sue chiacchierate pubbliche. Ed è indubbio che anche questa visione gli possa essere stata suggerita dal filosofo tedesco Nietzsche, poiché lo stesso filosofo era attratto dalle divinità arrivando a contrapporre lo "spirito dionisiaco" che permette l'accesso al superuomo con quello "apollineo" che resta circoscritto in suggestioni di morale religiosa e sociale. Dioniso rappresenta il dio della notte, degli eccessi e della passione smisurata perla vita che secondo la mitologia greca esplorava il mondo con un seguito di ninfe, satiri e baccanti in stato di ebbrezza verso il perdersi nei cicli della vita, fatta di dolori e gioie che ricordano ripetutamente all'uomo il fondo della sua condizione verso l'inizio e la fine della vita stessa.

E così come Dioniso, alto, bello, con i capelli lunghi e folti, ricreava atmosfere di musica, orge e alcol, anche l'instabile vita di Jim Morrison ne era segnata. Jim fu un uomo dalle mille sfaccettature che non contraeva mai la sua personalità per scendere a compromessi, caratteristica che tristemente lo porterà verso una strada nefasta. Riguardo la sua arte e la sua parte, non faceva sconti di alcun genere, così come quando si avvicinò al surrealista francese Artaud leggendone le tesi de Il Teatro e il suo doppio e rimanendo profondamente colpito dalla dichiarazione di guerra da parte del drammaturgo francese alla normalità del pubblico di fronte a uno spettacolo teatrale e che proponeva a tal proposito una completa terrorizzazione paragonando un'opera teatrale a uno sconvolgimento dei sensi così come può provocarlo una pandemia di peste: "Così che siamo terrificati e risvegliati. Io voglio destarli. Non si rendono conto che sono già morti".

Con il senno di poi Jim avrebbe iniziato a urlare "Sveglia!" dai palchi più volte inscenando un reale tentativo dismuovere il suo pubblico dalle regole e dagli schemi autoimposti e del tutto inconsapevoli. Così come nelle religioni arcaiche e come tanti altri esponenti più estrosi, Jim iniziò ad assumere droghe per poter espandere le sue visioni e poter entrare in mondi altrimenti non visibili: bisognava varcare le porte. Egli stesso era solito commentare il nome della band con esclamazioni che potrebbero demarcare la strada del gruppo nonché diventarne un manifesto: "È una ricerca, come aprire una porta dopo l'altra […]. È uno sforzo per arrivare alla metamorfosi. È come un rituale di purificazione". "C'è il Noto e c'è l'Ignoto, e in mezzo ci sono le Porte (the Doors)" aveva dichiarato Jim Morrison.

Tratto da "Jim Morrison e lo sciamanesimo" di Mario Ferrentino, Arcana edizioni.

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Gianni Poglio