
Ritratto di Cesare Beccaria, censurato dalla Chiesa nel 1764 per l’opera “Dei Delitti e delle Pene”

Auguste Comte. Il padre del positivismo della fine del secolo XIX fu censurato per il “Corso di Filosofia Positivo”.

Benedetto Croce, messo all’indice per la Storia d’Europa nel secolo Decimonono.

D’Annunzio. Del vate fu censurata l’opera omnia.

Frontespizio della “Storia Politica del Diavolo” (1726), di Daniel Defoe, censurato per l’attacco storico alle Crociate.

Daniel Defoe (1660 – 1731)

Ritratto di Dumas figlio nel suo studio. Di lui fu censurata la letteratura fantastica e la “Questione del Divorzio” , saggio del 1880.

Alexandre Dumas padre, colpito dall’Indice nel 1863 per tutta l’opera letteraria.

1751: L’Encyclopédie di D’Alembert e Diderot , manifesto dell’Illuminismo, fu prontamente censurata dalla Chiesa e le vendite sospese nel 1759.

Gustave Flaubert. Censurata “Madame Bovary” nel 1856 e Sallammbo nel 1862.

Marie-Henri Beyle (1783 – 1842), detto Stendhal.

Edizioni originali del Santo Uffizio a Roma durante una mostra al Museo del Vittoriano.

Opera di Ludovico Ariosto con il visto del Santo Uffizio.

Indice dei Libri Proibiti nell’edizione dell’Inquisizione spagnola.

Copertina de “La Pelle” di Curzio Malaparte. Il romanzo storico è messo all’indice nel 1950 per la lettura morale dell’autore sulla guerra appena terminata.

Copertina de “Le Deuxième Sexe” di Simone de Beauvoir del 1956. Il testo fondamentale del femminismo fu bandito dalla Chiesa e vietato anche nella Spagna Franchista.

Niccolò Machiavelli. Il “Principe” fu messo all’Indice per l’idea della religione messa in secondo piano rispetto alla politica.

Ritratto di Curzio Malaparte a Capri

Lo scrittore Alberto Moravia. La Chiesa mise all’Indice l’opera omnia.

Papa Paolo IV Giovanni Pietro Caraffa, (1476 – 1559). Sotto il suo pontificato fu istituito L’Index Librorum Prohibitorum.

Paolo VI (1897 – 1978). Sua la firma sull’abolizione dell’Indice il 4 febbraio 1966, ratificata nel giugno dello stesso anno.

Giuseppe Sarto, Papa Pio X (1835 – 1914). Fu il primo ad allentare la morsa della censura ecclesiastica all’alba del XX secolo.

Simone De Beauvoir con Jean-Paul Sartre, entrambi censurati dell’Indice.

Frontespizio della prima edizione della Storia d’Europa di Benedetto Croce.

John Stuart Mill nel 1858. Il filosofo inglese fu messo all’Indice per il saggio “Principi di Politica Economica” del 1848.
Due papi con lo stesso nome fissano gli estremi della storia di 5 secoli di censura della Chiesa Cattolica: Paolo IV e Paolo VI, che abolirà il 4 febbraio 1966 l’Index Librorum Prohibitorum nato durante il Concilio di Trento, nel 1559.
Spinta dalla Riforma protestante e dalla divulgazione crescente della stampa, la Chiesa elaborò attraverso l’Indice lo strumento per l’applicazione e il controllo della censura sui libri considerati “eretici” o ritenuti dannosi per la moralità canonica. Il controllo della “lista nera” fu affidato alla “Sacra Congregazione dell’Indice“, attiva fino al 1917 e sostituita nell’ultima parte della sua attività dal Santo Uffizio.
L’applicazione al di fuori dello Stato della Chiesa fu affidata a soggetti diversi tra stato e stato, sia laici che ecclesiastici (come i Gesuiti, che avevano il monopolio dell’istruzione in molte zone).
Caddero nelle maglie dell’Indice i grandi filosofi e gli scienziati del 600 (sopra tutti Galileo Galilei), gli illuministi per l’idea della supremazia della ragione sulla religione, i riformatori del 700 ma anche autori di romanzi come Defoe o scrittori politici come Vincenzo Gioberti e John Stuart Mill. Nel XX secolo spicca la censura universale dell’opera omnia di Gabriele d’Annunzio, di Jean Paul Sartre, di Alberto Moravia. L’ultima edizione aggiornata dell’Index data 1948 e rimase in vigore fino all’abolizione del 1966.
