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50 anni fa la “Swinging London” – foto

50 anni fa la “Swinging London” – foto

All’inizio del 1966 Londra sì consacrò epicentro della cultura e dello stile giovanile. Esportando musica, moda e stile in tutto il mondo

50 anni fa la “Swinging London” – foto
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1966: una giovane interprete della moda anticonformista della metà degli anni ’60 a Piccadilly Circus.

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1966: lo shopping a Carnaby Street

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Mary Quant nel suo showroom londinese. Guru dello stile “brit” lanciò la minigonna a livello globale.

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Curiosi sul set di uno shooting pubblicitario da Henry Moss in Carnaby Street.

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Il salto di un giovanissimo Cat Stevens nel regno dello stile londinese, Carnaby Street.

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Mates, uno dei primi negozi unisex nato negli anni della Swinging London

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1966: John Lennon in marsina di fronte a un grande magazzino di Berwick Street, Soho.

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Carnaby Street e il simbolo della motorizzazione dei giovani londinesi, la Mini.

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Miniabiti in Carnaby Street

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Bob Dylan a Londra nel 1965

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MAry quant riceve la medaglia della Society of Industrial Artists and Designers medal per il 1966.

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Mick Avory, Ray Davies, Dave Davies e Pete Quaife ovvero i Kinks, uno dei gruppi pop più in voga durante gli anni della Swinging London.

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I Rolling Stones nell’aprile 1966.

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I Who, eredi del fenomeno mod sul palco a Londra.

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Un taxi offre passaggi gratuiti per lo shopping in Carnaby Street.

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Un’icona degli anni ’60. La top model Twiggy in King’s road sede dello showroom di Mary Quant.

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La supermodella Jean Shrimpton a Londra, simbolo internazionale degli swinging sixties.

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Miniabito di Mary Quant. Londra, 1966.

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Donovan, (Donovan Leitch). Le canzoni come “Mellow Yellow” furono la colonna sonora degli anni della Swinging London.

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L’anno formidabile 1966: per Londra e l’Inghilterra arriva anche la Coppa del Mondo di calcio. Nella foto la finale vinta 4-2 contro la Germania Ovest.

Quando il “Time” titolò “London: the swinging city” una delle copertine dell’inizio del 1966, le insegne variopinte di Carnaby Street avevano già fatto il giro del mondo.

Milioni di orecchie ascoltarono le note che erano nate lì. Siamo a Londra, alla metà degli anni sessanta. Le macerie della guerra, le lacrime e il sangue promessi da Churchill sono ormai solo un ricordo. E anche se la decolonizzazione britannica è cosa fatta all’inizio degli anni ’60, Londra sarà ancora una volta capitale di un impero: quello dello stile. I suoi sudditi sono soprattutto i giovani del “baby boom“, che negli anni ruggenti arrivano al 40% della popolazione.

A Londra poi, più che nel resto del Paese, il potere d’acquisto era cresciuto velocemente, innescando nuove possibilità orientate ad un consumismo che fino ad allora gli europei avevano potuto ammirare soltanto oltreoceano, quello dell’”american dream“. Nel 1966 le polarità si invertirono e fu Londra a dettare moda in America. I Beatles avevano girato gli Stati Uniti tra i pianti isterici delle fan; Bob Dylan era stato a Londra nel 1965 a svolta elettrica avvenuta.

Il quartiere di Soho era il cuore pulsante della nuova linfa “brit”, dove era sorto l’atelier di moda di Mary Quant che con il suo taglio di capelli a caschetto cambiò per sempre il look femminile inventandosi la minigonna.

A Carnaby Street nascevano i primi shop unisex, dalle insegne multicolor e costellati di elementi grafici innovativi. Il denominatore comune garantito dalla crescita del benessere giovanile era la libertà, che nel 1966 ancora si esprimeva nel suo aspetto più edonistico e di costume, ma che gettava le basi per una rottura generazionale che si consumerà appena due anni più tardi, nel 1968.

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