3 modi di dire in cucina
(Chef in Camicia)
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3 modi di dire in cucina

La Rubrica - Chef in Camicia

Qualcuno una volta disse “parliamo come mangiamo” e per noi italiani, lo possiamo dire: è proprio vero. A giudicare dai tantissimi proverbi e modi di dire in cucina e sul cibo che caratterizzano il nostro patrimonio linguistico, oggi sappiamo che il food rappresenta uno status culturale e sociale che non si può sottovalutare.

Ecco allora una raccolta dei cinque modi di dire in cucina e di una parte della loro storia, così da parlare (e mangiare) con più consapevolezza.

Sul pane e sui denti

Quando nel quotidiano vogliamo dire che non si hanno gli strumenti per realizzare un’idea, spesso capita di pronunciare: “chi ha il pane non hai denti e chi ha i denti non ha il pane”, proprio per sottolineare questa mancanza.

Il pane e i denti sono infatti due elementi simbolici di facile comprensione e soprattutto che richiamano gli anni in cui per sopravvivere c’era solo il pane, a causa della povertà sociale.

C’è anche un altro modo di dire antichissimo e che conserva in sé una sfida: rendere “pan per focaccia”, ossia vendicarsi. A quanto pare questa frase era già nota a Boccaccio, quando le massaie erano a corto di farina e per questo richiedevano alle vicine un prestito in cambio di impasti, chiamati al tempo “focacce”.

Sull’acqua e la bocca

Quante volte avete esortato qualcuno con “acqua in bocca”?

Questo monito viene usato infatti per dire a qualcuno di avere l’accortezza di mantenere un segreto. Secondo una leggenda, infatti, si dice che esistesse una donna che aveva la tendenza a parlare e sparlare con tutti, e per evitare di incappare in situazioni spiacevoli con i suoi compaesani si rivolse a un prete in cerca di una soluzione.

Il confessore le disse di prendere alcune gocce di acqua benedetta e di tenerla in bocca ogni volta che pensava di sparlare di qualcuno, senza deglutire o buttarla fuori. Da qui viene l’usanza del dire “acqua in bocca!” per zittire qualcuno.

Sui cavoli

C’era una volta un contadino, che dovendo muoversi sull’acqua decise di comprare un’imbarcazione. Quest’ultima però mancava di alcuni posti, ne aveva solo due, e doveva trasportare con sé una capra, dei cavoli e anche un lupo, senza che nessuno mangi l’altro.

Questa storia è a tutti gli effetti un indovinello che si tramanda di generazioni in generazioni, il cui significato è unire due bisogni diversi e anzi opposti, assecondandoli. Da qui nasce il modo di dire “salvare capra e cavoli”.

info: chefincamicia.com

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Federico Pizzileo