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Mukul Soman, Flickr
Tecnologia

Le smart city possono contrastare il terrorismo, ma hanno bisogno di crescere

Sensori, radar, telecamere: Nizza è tra le prime cinque città intelligenti al mondo e usava già tanti strumenti di sorveglianza. Cosa serve ancora?

Probabilmente fermare la folle corsa del terrorista di Nizza non sarebbe stato possibile una volta giunto in prossimità della Promenade. Il punto è: quanto sarebbe valso localizzare prima quel camion, capire chi ci fosse dentro e monitorare l’eventuale presenza di armi?

Non si tratta di fantascienza, almeno non più. Il panorama di quelle che chiamiamo “smart city” è un dato di fatto: in città abbiamo già telecamere connesse, sensori di rilevamento, sistemi informatici che riescono a seguire gli spostamenti di una singola persona da un posto all’altro, sfruttando proprio i dispositivi di sorveglianza pubblici e privati.

Certo, non tutte le città sono dotate di strutture del genere ma Nizza si. Insieme a Barcellona, poco più di un anno fa era stata inserita tra le prime cinque smart city al mondo visti i programmi per il riciclo dei rifiuti, gli avvisi per il traffico, i progetti per la qualità dell’aria, l’illuminazione intelligente votata al risparmio e, per finire, oltre mille telecamere di sorveglianza con algoritmi studiati appositamente per rilevare i movimenti sospetti.

Nizza è al top in ambito sicurezza. Ha sviluppato il più grande network di videocamere di protezione della Francia

Nizza è al top in ambito sicurezza. Ha sviluppato il più grande network di videocamere di protezione della Francia: ce ne sono 1.250, tutte collegate all’Intelligent Video Protection System, che può scovare in tempo reale comportamenti anomali” – si legge sul sito della città. La probabilità che il franco-tunisino abbia cominciato a comportarsi “fuori dal comune” solo dal momento in cui ha ucciso un poliziotto in moto poco prima di dirigersi sulla folla è alta, dunque intercettare prima i suoi movimenti non sarebbe stato così semplice, vista la mole di mezzi e persone in giro la notte del 14 luglio lungo la Costa Azzurra.

La considerazione è dunque: a cosa servono le smart city quando si parla di sicurezza e prevenzione? Se l’unico vantaggio è quello di avere una registrazione di un evento già avvenuto, cosa c’entrano predizione e anticipo del crimine?

Analisi predittiva e pre-crimine

La risposta è in una differenza fondamentale, quella che tiene oggi ancorata una città considerata intelligente all’ipotetico stadio 1.0, quando la necessità è quella di avanzare verso il passo successivo. Ci riferiamo alle tecniche pre-crimine e all’analisi predittiva. Si tratta di termini differenti, che si basano su tecnologie considerate simili ma strutturalmente diverse. L’analisi predittiva va più nel profondo rispetto alle soluzioni di anticipo del crimine per un motivo fondamentale: si basa sui Big Data. Una tecnica del genere arriva al risultato finale grazie alla raccolta di una vastità di dati immensa, spesso nell’ordine dei milioni. Le informazioni vengono incrociate con quelle provenienti da altre fonti e, a seconda del sistema, i numeri e le statistiche ottenute possono cambiare ogni secondo o due, restituendo un quadro estremamente reale e versatile di un fenomeno, anche mentre si sta evolvendo.

Si tratta di una metodologia applicata molto nello studio della natura, come l’erosione delle spiagge, l’innalzamento della marea e le conseguenze del disboscamento, ma utile anche per studiare comportamenti umani determinati, come i flussi migratori e il terrorismo. In questo caso entrano in gioco anche i social network: i “sei gradi di separazione” che ci dividono con gli altri utenti, i log delle chat, i tabulati telefonici e così via. Non a caso l’intelligence francese, proprio attraverso l’analisi predittiva, sostiene di aver evitato decine di attentati prima e durante gli europei di calcio.

Dall’altro lato, i software che anticipano il crimine stanno acquisendo sempre più fama all’interno dei circoli di polizia (ricordiamo il KeyCrime italiano di Mario Venturi) ma non godono della stessa ampiezza analitica della predizione con i Big Data. Hanno però un vantaggio notevole sul breve periodo: una più veloce curva di apprendimento, cioè un minor tempo necessario per analizzare le azioni già compiute da un criminale per cercare di anticipare le mosse future.

Salto generazionale

La maggior parte delle smart city odierne non gode dei benefici dei Big data ma solo della connessione live tra i suoi sistemi, agganciati a quelli delle singole forze di polizia e di supporto cittadino. A Nizza si può intervenire nel giro di 1-2 minuti dallo scoppio di una bomba, dall’inizio di una sparatoria o dalla rilevazione di un incidente. Ma qui, come altrove, non si può ancora prevedere cosa una persona farà, anche se si tratta di un profilo già conosciuto.

Le innovazioni tecnologiche fanno sembrare tutto semplice e possibile, ma un singolo individuo in mezzo alla folla può ancora suscitare il panico. È alquanto chiaro che, fin quando le smart city si baseranno su sistemi limitati non potranno svolgere una reale forma di protezione. Il risvolto della medaglia dell’analisi predittiva è quello di potersi considerare come persone controllate in ogni momento da un organo superiore, che ha accesso ai dati biometrici, alle conversazioni su Facebook, alla cronologia di ricerca, agli orari di ingresso e uscita dal lavoro. Molte informazioni che regaliamo già, gratis, al web. 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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