Stevanato sbarca in Brasile e pensa alla Borsa
Economia

Stevanato sbarca in Brasile e pensa alla Borsa

È già tra i campioni italiani all’estero e ora mira ancora più in alto. L'azienda produce 5 miliardi l’anno di fiale solo per l’industria farmaceutica

È già tra i campioni italiani all’estero e ora mira ancora più in alto. Stevanato Groupha da poco messo piede anche in Brasile proseguendo così nel proprio progetto di internazionalizzazione. L’azienda familiare di Piombino Dese, in provincia di Padova si è fatta strada sui mercati di tutto il mondo con la produzione di tubofiale per l’insulina e altri contenitori in vetro per medicinali. I numeri sono da primato. Basti dire che ogni anno realizza circa 5 miliardi di fiale in vetro per l’industria farmaceutica mentre nella realizzazione delle tubofiale per insulina (diabete) la società veneta ha conquistato la leadership mondiale, lavorando al fianco dei grandi big dell’industria del farmaco.

Forte della qualità e delle competenze giuste, negli anni il gruppo ha saputo cavalcare a pieno l’onda dell’internazionalizzazione. Tanto che oggi il 90% del fatturato, che nel 2014 è stato di 285 milioni, è generato all’estero. «Abbiamo lavorato per diventare veramente globali puntando non soltanto su un’elevata quota di esportazioni ma inserendoci allo stesso tempo, con nostri stabilimenti di produzione, nei luoghi dove i nostri principali clienti operano» racconta Franco Stevanato (foto), amministratore delegato di Stevanato Group e terza generazione al timone del gruppo.


La strategia è quella di realizzare dei cloni dello stabilimento madre nei Paesi da conquistare. «Le nostre produzioni vengono subito recepite localmente perché portano innovazione sul mercato» racconta Franco Stevanato.
Ora la crescita di Stevanato punterà sul Brasile, sesto mercato farmaceutico più importante a livello mondiale con previsioni di sviluppo a doppia cifre nei prossimi anni. A inizio febbraio del 2016 sono iniziati i lavori per la realizzazione del nuovo sito produttivo a Sete Lagoas, nel sud del Paese carioca, per cui è previsto un investimento di circa 30 milioni di euro. La nuova struttura si estenderà su un’area di circa 40 mila metri quadrati (di cui circa 12 mila mq di stabilimento). Disporrà̀ a regime di 15 linee produttive con tecnologie di ultima generazione per la produzione di fiale e tubofiale e impiegherà̀, sempre a regime, circa 200 addetti. Secondo le previsioni, lo stabilimento sarà operativo nei primi mesi del 2017 e affiancherà̀ gli altri attuali 9 stabilimenti produttivi del Gruppo, dislocati in Italia, Usa, Cina, Slovacchia, Messico e Danimarca. In quest’ultimo Paese è appena stata acquisita una quota del 65% della danese Svm Automatik, azienda specializzata in apparecchiature per assemblaggio, packaging e soluzioni per la serializzazione.

A giugno dell’anno scorso è invece stato avviato lo stabilimento in Cina, a Zhangjiangang centro dal quale si raggiunge facilmente tutta l’area Asia Pacifico. Le potenzialità sono enormi: qui tra sei anni il mercato potrebbe già valere 100 milioni di fatturato. Nel piano industriale 2014-2017 è inserito a 40 milioni di euro.

I capitali per finanziare tutto il processo di espansione? Finora sono arrivati dalle casse della società. La stessa strategia è prevista nelle previsioni per i prossimi due anni. Ma per crescere di più non è da escludere un’apertura alla quotazione o al ricorso ad altri strumenti finanziari. Le basi ci sono: il gruppo ha già adottato processi aziendali e culturali in linea con Borsa e fondi. In modo da essere pronti a cogliere l’opportunità quando arriverà il momento.

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