Obama Presidente, ecco cosa cambierà per la Rete e l'hi-tech
Barack Obama @ Flickr
Tecnologia

Obama Presidente, ecco cosa cambierà per la Rete e l'hi-tech

Nei prossimi quattro anni, le decisioni di Obama su pirateria, antitrust e Wikileaks saranno determinanti per il futuro di Internet

Questa notte, il mondo ha fatto le ore piccole, c’era un evento di portata mondiale da seguire, in Rete, come in TV: l’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti. Non è un mistero che le elezioni presidenziali americane siano uno dei pochi eventi elettorali a smuovere e coinvolgere le persone di tutto il globo. Del resto le decisioni che vengono prese negli Stati Uniti tendono a influenzare massicciamente il resto del mondo. Questo vale soprattutto per la politica estera. Ma ci sono anche aspetti della politica interna americana che necessariamente hanno ripercussioni notevoli su tutto il resto del mondo, e non parlo di strategie di investimento e manovre finanziarie. Parlo di Web, e più in generale, di hi-tech.

Per preconizzare le mosse della nuova amministrazione Obama in questo settore, conviene partire da un argomento piuttosto controverso e spinoso: i provvedimenti legislativi contro la pirateria. La lente va posizionata sui primi giorni dello scorso gennaio, quando l’intero Web tremò sotto le cannonate dei movimenti anti-SOPA. Il progetto di legge era così vago che, oltre a colpire chi piratava e distribuiva in Rete materiale coperto da copyright, rischiava di trascinare nel gorgo legislativo qualsiasi piattaforma web fosse anche solo in grado di ospitare materiale illecito, guadagnandosi così l’inimicizia di colonne portanti del web come Wikipedia, Facebook e lo stesso Google.

Al tempo, mentre le Rete si preparava per un vero e proprio sciopero , i politici americani espressero fiumi di opinioni sulla faccenda. Romney e il suo compagno di corsa Paul Ryan dichiararono entrambi esplicitamente che non avrebbero mai votato il progetto di legge. Una posizione che al tempo poteva apparire illuminata, ma dopo una campagna elettorale in cui Romney ha cambiato più posizioni di un giocatore di Twister, suona come un proclama volto a intaccare la stabilità dell’amministrazione Obama. Il 18 gennaio, dopo che lo sciopero ebbe oscurato parte del Web, Barack Obama prese la parola sull’argomento affermando di non intendere appoggiare un simile progetto di legge, da allora SOPA è in congelazione sospesa.

Questo significa che Barack Obama sarà uno strenuo oppositore di iniziative come SOPA, PIPA e ACTA? Improbabile. Il vice-presidente Joe Biden, da sempre vicino alle posizioni di Hollywood e dell’industria discografica, ha più volte sottolineato la necessità di prendere provvedimenti per colpire duramente la condivisione di file illeciti sul Web. Inoltre, gran parte dei democratici finora ha appoggiato a testa bassa provvedimenti di questo tipo (basti pensare che PIPA ha ricevuto il sostegno di tre quarti dei democratici.) Esiste poi un problema di finanziamenti. Sebbene la campagna elettorale di Obama sia stata in buona parte sostenuta dall’impegno di piccoli e medi finanziatori, ben 4 milioni di dollari sono stati stanziati da Dreamworks e Warner Bros. Non a caso, già a marzo la Casa Bianca era al lavoro su un nuovo progetto legislativo in stile SOPA.

Un’altra grande differenza tra Obama e Romney consiste nella posizione mantenuta nei confronti della Neutralità della Rete . Mentre Romney si è sempre accodato a quelli che considerano i provvedimenti per la tutela della net neutrality “soluzioni in cerca di un problema”, Obama si è sempre speso (fin da prima di essere eletto, nel 2008) affinché si ponessero delle regole per impedire la discriminazione degli utenti in Rete e il blocco di determinate applicazioni e contenuti. Obama ha fortemente appoggiato la regolazione proposta dalla FCC, che tuttavia, per ora, non esclude la possibilità che gli operatori possano fornire un servizio più veloce e di maggiore qualità agli utenti disposti a pagare di più.

Parlando invece dei pezzi da novanta del settore hi-tech, uno degli argomenti politici più spinosi riguarda le violazioni dell’antitrust. Diversi esperti concordano nell’affermare che l’uomo che siede nello studio ovale possa influire in modo determinante sui provvedimenti presi nei confronti di compagnie come Google, Apple e Facebook. I repubblicani, tendenzialmente, si sono sempre mostrati scettici verso questo tipo di provvedimenti. Mitt Romney in particolare ha più volte sottolineato come il verdetto migliore sia quello stabilito dal mercato. Obama, al contrario, ha esordito nel 2008 accusando l’amministrazione Bush di non aver saputo usare bene questo strumento di regolazione e da sempre ha posto l’accento sull’importanza del ruolo di FTC e del Dipartimento di Giustizia nell’assicurare una competizione regolare all’interno del mercato.

Il punto su cui è più difficile fare previsioni riguarda probabilmente l’atteggiamento con cui la nuova amministrazione affronterà casi come quello di Bradley Manning, il soldato ritenuto responsabile di aver consegnato informazioni segrete ai server di Wikileaks. Nel 2008, quando Obama correva per la Casa Bianca, aveva esplicitamente promesso che avrebbe “protetto i whistleblower”, ossia quegli “impiegati governativi” con un grande senso di lealtà che hanno avuto il coraggio di rivelare “informazioni riguardanti frodi, sprechi e abusi governativi.” L’anno scorso, Obama ha definito Manning “un uomo che ha violato la legge”. Cosa questo significherà per il giovane hacker lo sapremo probabilmente il prossimo febbraio, quando il processo sul soldato Manning verrà ufficialmente aperto.

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Fabio Deotto