Reti mobili, il 4G è già storia. Scocca l'ora del 5G
Tecnologia

Reti mobili, il 4G è già storia. Scocca l'ora del 5G

La Corea del Sud ha annunciato un investimento da 1,5 miliardi di dollari e nella partita ci sono anche Huawei e Samsung

Scaricare un film ad altissima velocità: nemmeno il tempo di ingoiare un sorso di un caffè ed ecco che la barra del download ha già raggiunto il 100 per cento. Basterà un secondo per tirare giù un file di 800 mega e non sarà l’unico beneficio. Si potrà navigare stabilmente, a velocità impressionanti per gli standard attuali, anche in movimento, per esempio in autostrada o su treni lanciati fino a 500 chilometri all’ora.

Benvenuti nell’era del 5G, la prossima grande frontiera della connettività sulle reti mobili. Mentre il 4G o meglio lo standard LTE fatica ancora ad affermarsi nel nostro Paese, rimane un privilegio ad accesso limitato e con qualche sussulto di troppo, altrove si lavora al futuro. In Corea del Sud, in particolare, dove il ministro della Scienza (già, a quanto pare sono tanto lungimiranti da avere un ministero della Scienza) ha annunciato un piano di investimenti record da 1,5 miliardi di dollari per rendere disponibile questa tecnologia entro il 2020. Un tempo lungo, ma nemmeno lunghissimo, contando che i primi test su vasta scala dovrebbero partire nel 2017, dunque da qui a tre anni.

La Corea del Sud è molto avanti su questo terreno, visto che ha contribuito alla crescita del 2G negli Anni Novanta, del 3G nel Duemila e del 4G già nel 2010, spesso in anticipo rispetto ad altre nazioni di cui teme, senza nasconderlo, la concorrenza. «Diversi Paesi in Europa, Cina e Stati Uniti stanno facendo numerosi sforzi per il decollo del 5G. Penso ci sarà una competizione serrata sul mercato in pochi anni» ha spiegato il ministro di un Paese in cui hanno sede titani come Samsung e Lg che guardano con motivato interesse a questi sviluppi. Anzi, la casa produttrice degli smartphone Galaxy è andata oltre: già a maggio ha effettuato alcuni test trasmettendo più di un gigabyte al secondo su una distanza di due chilometri.

Il 5G, è chiaro, non è un vezzo né un capriccio per impazienti e frettolosi in movimento. Sulla carta, in condizioni ottimali, il 4G dovrebbe consentire di scaricare un film in 40 secondi, un intervallo più che accettabile. Il problema è che con il passare del tempo aumenta a dismisura la quota di sottoscrizioni di sim e, di conseguenza, la richiesta di traffico dati. Secondo una ricerca della Ericsson, che pure investe sul 5G assieme a un nutrito numero di operatori di tlc, si passerà dai 2 miliardi di smartphone attuali ai 5,6 miliardi del 2019, a cui va aggiunto un altro miliardo di Pc e tablet con connessioni mobili. Ovvio che non potranno avere tutti immediato accesso al 5G, ma si potrà gradualmente liberare spazio sul 4G che rischia di andare verso la saturazione, contando anche la quantità di oggetti che reclameranno a loro volta un accesso al web vista l’esplosione della tendenza di internet delle cose.

Alle potenzialità di queste velocissime reti guardano in tanti con interesse, sempre in Oriente, soprattutto in Cina. Il colosso Huawei ha annunciato investimenti per 600 milioni di dollari e già nel 2009 ha mostrato al mondo un prototipo capace di raggiungere la soglia record dei 50 gigabyte al secondo. «Vogliamo sviluppare un sistema stabile, che supporti fino a un miliardo di connessioni e offra agli utenti una velocità fino a 10gbps» ha spiegato Eric Xu, vicepresidente dell’azienda, sottolineando che, quando arriverà sul mercato questa tecnologia creerà «possibilità che vanno oltre l’immaginazione».  

La questione, comunque, non è soltanto una prerogativa dell’altra metà del mondo: la stessa Huawei ha organizzato per inizio febbraio un summit a Monaco, in Germania, per discutere delle opportunità, le sfide, i progressi che porteranno all’affermazione di questa rete. E nell’agenda digitale dell’Unione Europea il 2020 è cerchiato in rosso: è la data attesa per l’ingresso del 5G nel Vecchio Continente. La stessa della Corea del Sud che però, oltre alle migliori intenzioni, ha messo sul tavolo quello che serve davvero: un investimento miliardario. L'Ue, almeno fino al 30 aprile 2015 (progetto Metis 2020), ha previsto circa 16 milioni di euro.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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