Aaron Swartz, la sua eredità vive sul web (e oltre)
Tecnologia

Aaron Swartz, la sua eredità vive sul web (e oltre)

Il suicidio del ventiseienne autore e programmatore fa riflettere sugli eccessi di certa giustizia Usa e parte il dibattito su "open access" e circolazione delle informazioni; la comunità scientifica gli rende omaggio condividendo scritti in formato PDF, mentre Anonymous colpisce il MIT

"Attivista", "hacktivist", "hacker", "guru" e chissà che altro: sono molte le definizioni affibbiate dalla stampa allo scomparso Aaron Swartz, il geniale autore e programmatore ventiseienne morto suicida venerdì scorso, nel suo appartamento di Brooklyn.

Talune improprie; altre come "hacker", decisamente riduttive, per chi in queste ore viene ricordato per una miriade di iniziative, da nomi come Cory Doctorow, Lawrence Lessig - con cui giovanissimo aveva collaborato al lancio di Creative Commons - e Brewster Kahle - dal 2006 Swartz aveva lavorato alla costruzione di Open Library, progetto che è parte di Internet Archive e il cui slogan è "una pagina web per ogni libro").

Già, perché intorno ai 15 anni Swartz aveva già all'attivo scritti, progetti e collaborazioni di alto livello: da Infogami, software collaborativo per gestire wiki, a Reddit di cui è stato cofondatore; dagli standard W3C allo sviluppo di RSS 1.0 - formato per pubblicare web feed e quindi distribuire rapidamente contenuti - fino al lavoro come "metadata advisor" per Creative Commons, per definire il formato dei metadati con cui sono descritte le licenze Commons oggi così diffuse. Una foto del 2002 lo ritrae appunto con Lessig e addosso una maglietta "Commons" : il corpo di un ragazzino, con una mente brillante e ben più matura dell'età anagrafica.

Una foto diversa, di un decennio dopo, lo ritrae ormai adulto, mentre parla ai manifestanti in occasione di proteste contro SOPA e PIPA , i contestati provvedimenti che circa un anno fa avevano provocato una sorta di sollevazione popolare in rete e non solo. Aaron era stato attivo anche allora.

Le due foto sono emblematiche della sua parabola di vita non solo per i momenti che ritraggono, ma anche per il fatto che sono reperibili su Wikipedia - sito a cui non solo aveva contribuito scrivendo pagine, ma sul quale aveva realizzato un interessante studio - e distribuite, da chi le ha scattate, sotto licenze Commons.

Il lavoro di Aaron, senza retoriche inutili, è parte del web che usiamo ogni giorno.

Non incline a lavorare in un tradizionale ambiente d'ufficio alle dipendenze di chicchessia, si ritrovò ben presto fuori da Reddit dopo l'acquisizione da parte di Conde' Nast .

Non fu questo a fermarlo: per Aaron fu solo l'opportunità per passare ad altro ancora. Era il 2007.

Già in quel periodo, però, Swartz non faceva mistero di soffrire di depressione.

Uno dei suoi più incredibili successi: la "liberazione" di venti milioni di documenti pubblici in precedenza visibili solo tramite il sistema PACER, non accessibile a tutti e per di più consultabile solo a pagamento.

Con un account di prova e le sue abilità di programmatore, Swartz era riuscito a prelevare e rendere pubblica questa immensa quantità di documenti, oggi disponibili su Internet Archive; l'FBI si era interessato alla vicenda, ma era giunto alla conclusione che nessun reato era stato commesso. Era il 2009.

Due anni dopo, per una vicenda per certi versi simile - l'accesso a JSTOR, archivio di pubblicazioni scientifiche anch'esso a pagamento - era finito in una vicenda giudiziaria più grande di lui e - a quanto pare - con conseguenze decisamente sproporzionate in confronto al gesto.

Anche nel caso di JSTOR, Swartz aveva cercato di accedere a documenti per poi distribuirli altrove. Ma anziché vedersi contestare tuttalpiù un accesso abusivo a un sistema informatico o eventualmente una violazione di copyright, si era trovato addosso 13 capi d'accusa e una potenziale condanna a 35 anni di carcere.

Alex Stamos, perito della difesa, avrebbe dovuto presentare argomentazioni a favore di Swartz nel processo che stava per aprirsi. Oggi, Stamos pubblica le sue considerazioni sulla vicenda, dichiarando che non si trattava di certo di un reato meritevole di una pena così pesante .  Anzi, secondo l'esperto, Aaron aveva anche in questo caso sfruttato una "porta" lasciata aperta intenzionalmente da JSTOR e dal MIT - istituzione che aveva un accordo per accedere al database - senza commettere alcun reato.

"Non c’era una rete da violare (la rete del MIT e’ aperta di default), non c’erano codici segreti da decifrare (i file erano disponibili)", aggiunge Merc dell'Associazione Telematica Metro Olografix .

Paradossalmente, solo pochi giorni addietro, JSTOR annunciava di voler rendere disponibili al pubblico alcuni milioni di articoli, anche se con un limite di tre download ogni due settimane per utente .

Già, perché JSTOR aveva lasciato cadere le accuse contro Aaron . La macchina della giustizia federale, però, non si era fermata.

Le ultime 24 ore sono state frenetiche: dalla diffusione della tragica notizia della fine di Swartz con un comunicato della famiglia che accusa il MIT e e l'ufficio del procuratore distrettuale di aver contribuito, con i loro eccessi, a spingere Aaron al gesto estremo, all'avvertimento di Anonymous che ha "bucato" il sito del MIT e al purtroppo tardivo intervento del presidente del MIT stesso, Rafael Reif, che promette un'inchiesta interna .

In Rete viene lanciata una petizione alla Casa Bianca per sollevare dall'incarico Carmen Ortiz , il procuratore distrettuale che avrebbe perseguito troppo duramente Swartz. Occorreranno 25.000 firme: 11.000 sono già state raccolte in poche ore.

L'Open Access - la filosofia che prevede libero accesso a testi e materiali - improvvisamente è oggetto di discussione. Ma forse tra tanti articoli che ripetono le stesse cose, tra tanti commentatori anche autorevoli, il più bel tributo al lavoro di Aaron è la protesta spontanea dei ricercatori fatta su Twitter: sotto l'hashtag#pdftribute, migliaia di articoli scientifici come quelli che Aaron avrebbe voluto "liberare" da JSTOR vengono diffusi gratuitamente, anche dai loro stessi autori .

Il giusto omaggio per chi davvero ha vissuto incarnando il classico slogan "Information Wants to be Free".

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