Il senso religioso e un bikini amaranto

Canzone della bambina portoghese Non c’è niente che lascia perplesso – o nel peggiore dei casi fa imbufalire – chi ritenga irrilevante la questione religiosa come mostrargli che in sé la questione religiosa non ha nulla a che fare, almeno …Leggi tutto

Canzone della bambina portoghese

Non c’è niente che lascia perplesso – o nel peggiore dei casi fa imbufalire – chi ritenga irrilevante la questione religiosa come mostrargli che in sé la questione religiosa non ha nulla a che fare, almeno non in prima istanza, con madonne, sacramenti, santuari, decaloghi, pulpiti e prediche, bensì è in tutto e per tutto una questione di orientamento della ragione. Diciamo la parolaccia che a questo punto va detta: una questione ermeneutica. E in quanto tale può essere posta e fatta propria da chiunque, anche da chi non reputi interessanti o addirittura proprio schifi madonne, sacramenti, santuari eccetera.

Più di un quarto di secolo fa, quando andavo al liceo, capitò a questo proposito un episodio curioso. Durante un’assemblea un gruppo organizzato di studentelli cattolici (del quale, a scanso di equivoci, non facevo parte) pensò bene di far ascoltare, come esemplare espressione dell’idea di religiosità, la “Canzone della bambina portoghese” di Francesco Guccini. Apriti cielo. Ci fu un tafferuglio, volarono le sedie, insulti furono gridati da una parte all’altra dell’aula magna, e ciò perché un altro gruppo organizzato di studentelli, questa volta di area contigua ai movimenti giovanili del PCI, si sentiva defraudato di uno dei “loro”, il Guccini, cantore dell’anarchica locomotiva.

A me parve subito evidente chi, in quel parapiglia, avesse torto, almeno in linea di principio: chi pretendesse di racchiudere Guccini in un ruolo, in una squadra, e di negare la possibilità stessa che potesse interrogarsi – laicamente e razionalmente – sul senso ultimo delle cose. Chi insomma negasse a Guccini di potere, pur con la sua identità politica ben definita e cantando nel mentre “Trionfi la giustizia proletaria!”, riconoscere che “stelle e morte fan paura”.

Qualche mese fa la scena si è ripetuta nella discussione con un amico gucciniano scettico. Per fortuna, e per merito della bonomia e della pacificità di Amico Gucciniano Scettico , senza tafferuglio né sedie volanti. Ma, nella sostanza, l’obiezione che Amico Gucciniano Scettico muoveva al mio citare “La canzone della bambina portoghese” come esempio di sentimento religioso era sempre quella di quegli studentelli rossi di più di un quarto di secolo fa: Guccini non è un baciapile, quindi quella che canta non può essere religiosità.

Io, al contrario, son rimasto sempre dell’opinione che avevo nel 1985.

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Marco Beccaria

Marco Beccaria è nato a Milano nel 1967. Sa fare passabilmente tre cose:  insegnare filosofia e storia al liceo, discutere oziosamente di massimi  sistemi e il master di Dungeons & Dragons. Meno bene riesce a  giocare a pallacanestro e ad andare in bicicletta, il che non gli  impedisce di trarre godimento da entrambe le attività. È sposato con  Raffaella e vive tra i colli piacentini e Milano.

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