Huawei
EPA/RUNGROJ YONGRIT
Tecnologia

Huawei, le strategie per uscire dal "caso Google"

La casa cinese spera sempre in una ricomposizione con gli Stati Uniti ma lavora alla creazione di un "ecosistema proprietario"

Che Huawei sia in difficoltà è innegabile. Ogni giorno infatti ci sono novità sul "caso Google", le ultime raccontano anche dell'abbandono di alcuni fornitori mentre ieri sono arrivate le prime rinunce e riduzione di ordinativi. Ma è altrettanto vero che l'azienda cinese non stia ferma con le mani in mano, anzi. Sono due infatti i fronti su cui Huawei è impegnata.

La prima, la preferibile, è quella di trovare una ricomposizione del caso, un accordo che soddisfi entrambe la parti in causa; a questo serve la deroga di 90 giorni concessa dal Governo degli Stati Uniti.

La seconda però, e tecnicamente ancor più interessante, è prettamente tecnologica. Si tratta infatti della creazione di una sorta di "ecosistema proprietario" su cui girerebbero smartphone, tablet, pc e smartwatch che renderebbe autonoma e del tutto al riparo da attacchi e limitazioni attuali e future, l'azienda stessa.

Si tratta di un sistema operativo già in fase avanzata e che in Cina potrebbe entrare sul mercato già in autunno (cioè poco dopo il termine della deroga Usa) mentre in Italia come nel resto dell'Europa bisognerà aspettare il primo trimestre del 2020.

Un sistema operativo che potrà dialogare con l'App Store di Huawei, chiamata App Gallery, che già esiste ma che attualmente viene sostituito di default da quello di Google. Ma non si tratta di un lavoro semplice. Da una parte bisognerà essere in grado di fornire una "user experience" identica a quella attuale; altrettanto importante poi sarà rendere sicuro il download e l'utilizzo delle varie app nel pieno rispetto e tutela della privacy. In pratica Huawei punta a diventare una nuova Apple.

"Non volevamo arrivare a tanto - fanno sapere da Huawei - ma se non avessimo altre scelte e dovesse continuare lo scontro con gli Usa non avremmo alternative"


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