Hakan Gunday
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Hakan Günday, un romanzo tra Oriente e Occidente

Il nuovo libro dello scrittore turco parla di migranti, di presente e di futuro. Intervista con l'autore

La voce di un bambino spietato, cresciuto troppo in fretta e governato dall'unico e imprescindibile dictat del sopravvivere, declina le storie attuali dei migranti nel nuovo romanzo di Hakan Günday, "Ancóra", appena uscito per l'editore Marcos y Marcos. Un romanzo ambientato in una Turchia martoriata, terra di transito dei nuovi schiavi dell'Occidente, in cui un ragazzino, il protagonista, trova la sua forma di resistenza nel suo personale dissidio tra male e bene, nella sua vita di trafficante di migranti nell'Egeo e nel suo diventare adulto.

Hakan Günday è nato a Rodi nel 1976, ma è cittadino turco. Le sue storie raccontano a tinte forti il presente tra Oriente e Occidente e, dopo A con Z, miglior libro del 2011 in Turchia e tradotto in diciannove lingue, ci parla di Ancóra.

Come è nata l'idea di questo libro? "Stavo cercando una storia che potesse darmi la possibilità di riflettere sulla natura delle relazioni tra l'individuo e la collettività. E la storia ce l'avevo davanti: era il 2013 e sui giornali si leggevano brevi articoli che presentavano i numeri dei morti nel mare Egeo. Non c'erano nomi, niente di niente: solo numeri. E nessuno parlava di chi aveva portato quella gente sulle coste. Così ho realizzato che avrei dovuto scrivere di quei disperati, pronti ad obbedire a uno sconosciuto chiamato contrabbandiere. Volevo che la loro situazione, che è un attacco al cuore dell'umanità, diventasse il cuore del racconto".

Perché ha scelto un bambino come protagonista? "Volevo imparare insieme a lui e volevo che il lettore potesse scoprire i dettagli della tragedia in contemporanea al protagonista. Ma soprattutto, l'ho scelto perché i bambini fanno domande ed esigono risposte semplici. E non dichiarazioni politiche disumane".

Una rana di carta assume un ruolo salvifico nella vita del protagonista. Perché? "I Buddha di Bamiyan, quelli distrutti dai Talebani, hanno un ruolo importante nel romanzo. E la rana, insieme alla farfalla, è uno dei simboli buddisti della reincarnazione. Ecco perché Gaza, il protagonista, riceve la rana come dono da un migrante afgano. Gaza la tiene con sé per tutta la vita, al punto che la rana rappresenta la consapevolezza, il suo lato conscio. Che lo guida alla scoperta di se stesso. Per reincarnarsi senza morire, swerve prima di tutto la consapevolezza".

Questa storia parla di bene e male, ma soprattutto parla dell'umanità. “Questo è un romanzo sulla difficoltà di essere un essere umano, quando si sente la responsabilità di appartenere al genere. Così Gaza, il protagonista, bollato come mostro dalla società, passa la sua vita a cercare appartenere agli esseri umani".

Perché questo titolo, Ancòra? "Perché è la storia di persone incomplete. Ci sono troppe cose perse nelle loro vite: famiglia, amore, libertà... Ecco perché dicono Ancora!: hanno bisogno di "ancora" di ogni cosa".

Il ruolo della Turchia: lei ha scritto che questo paese è la "differenza tra Ovest ed Est". Cosa intende dire? "Intendo dire che la riconciliazione tra Oriente e Occidente dovrebbe passare dalla Turchia. Perché lì i paradossi e i conflitti tra i due mondi sono routine quotidiana. Culturalmente e sociologicamente, siamo Est e Ovest. E se la Turchia facesse pace con se stessa, sarebbe la prova che essere Est e Ovest contemporanemente non è una forma di schizofrenia, ma un fatto naturale".

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Hakan Günday, "Ancóra", Marcos y Marcos, pp. 500, 18 euro.


Hakan Gunday
ufficio stampa
La copertina del libro di Hakan Günday, "Ancora", edito da Marcos y Marcos

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Micol De Pas