Fred De Palma
Olycom/Foto di Angela Platania
Musica

Fred De Palma: "Stop al razzismo musicale!"

Il cantante di "Boyfred" si è esibito ieri pomeriggio all'Home Festival a Treviso. Ed è già in arrivo un nuovo singolo - Intervista

Siamo a Home Festival, uno tra i festival estivi italiani che più ci ricordano cosa può voler dire fare musica in Europa. Otto palchi, migliaia di persone ogni sera, aree dedicate a sport, ristorazione, associazioni, attrazioni e addirittura arte. Lo spazio è imponente: gli organizzatori hanno stimato che è paragonabile a venti campi da calcio, e a vederlo dal vivo ne sembrano anche ventuno. In questa edizione si sono già esibiti alcuni nomi importantissimi del panorama internazionale. Editors e Martin Garrix per dirne solo due.

Tra gli ospiti sul mainstage del festival (che anche quest’anno ha come sponsor Jack Daniel’s), Fred De Palma, che ieri ha aperto lo show presentando alcuni brani del suo album “Boyfred”. Lo abbiamo incontrato a pochi minuti dalla sua esibizione…


Nel tuo ultimo disco “Boyfred” racconti molto di te. Dalla tua parte più “giocosa” a quella invece più malinconica. Come le unisci?

In realtà in questo momento la parte malinconica ha preso il sopravvento, anche sulle cose nuove che sto facendo. Quindi secondo me è stato un passaggio da quello che ero a quello che sono. Ormai sono legato a quel suono lì. Mi piace raccontare delle storie che sono mie.

Che ruolo ha la malinconia per te?

Io racconto cose che vivo perché magari le analizzo nel tempo. Sembrano malinconiche ma le racconto in maniera spensierata.

Chiudo gli occhi, ultima traccia del nuovo disco, racconta della solitudine che a volte provi in mezzo alla gente, nei privé e con tante ragazze intorno. Eppure l’immagine che spesso tendi a dare attraverso i tuoi social è ben diversa. Sembra quasi che - per restare nell'ambiente della musica - ci sia il bisogno di dare un’immagine giusta e per così dire patinata. È così?

Io sono un po’ strano. A me piace la vita veloce, quella fatta di ragazze, alcool, feste. Ma io analizzo tutte le situazioni nella maniera più profonda possibile. Molte volte in determinate situazioni mi estraneo, perché è un po’ il mio carattere. Devo dire che è strano. Nei social in particolare tendo a mostrare troppo la parte divertente e meno quella malinconica. È difficile da ritrarre. Io mi diverto tanto. Io sono fatto proprio così. Dopo la serata, torno a casa e rifletto su quello che ho fatto.

Il brano Tutto qui invece racconta dell’alzare sempre gli occhi in alto. Come se avessi bisogno di ricordarti di non accontentarti mai. È così?

In quel pezzo ho raccontato quello che ho passato negli anni precedenti a questo. Sono stati anni in cui ho ricevuto tante porte in faccia, ma anche la possibilità di tante scorciatoie (che ho rifiutato). Quando arrivi a un determinato punto della tua carriera, vuoi sempre di più. Ogni volta che arrivi ti chiedi: “È tutto qui? Cosa c’è dopo?”. Il pezzo racconta lo step che fa ogni artista, che arriva a un traguardo e - mentre ci arriva - si chiede quale sia il successivo.

Hai recentemente detto di credere molto nella scrittura. Cosa intendevi? Qual è il tuo approccio alla scrittura?

Cerco di scrivere sempre cose molto ricercate. Oggi non c’è un culto esagerato della scrittura. Uno che scrive molto bene è Marracash secondo me. Ma in generale, sentendo anche le cose di altri, non vedo quella ricerca che - a dir la verità - a volte mi capita di fare involontariamente. Io mi sono allenato tanto a scrivere in un certo modo.

Colpa di qualcuno? Colpa del pop?

Ecco. Un altro problema che c’è in Italia è il fatto che la musica pop viene interpretata di scarso contenuto. Il rap è il vero pop italiano. La gente ascolta il rap. Per quanto artisti come Ligabue o altri riempiano gli stadi, con tutto il rispetto è il rap che entra nelle case di tutti i giovani, ed è quello che fa sì che festival come l’Home si riempiano: c’è un movimento intorno. Da un po’ di tempo credo che questa tendenza nell’incasellare i generi musicali sia riduttiva: perché uno deve dire “tu fai rap”, “tu fai pop”, “tu fai rock” e non basta “tu fai musica”? Dovrebbe essere tutto unito. Altrimenti si arriva a una sorta di razzismo musicale. È assurdo. Ad esempio, uno come Justin Bieber è stato crocifisso all’inizio della sua carriera, mentre ora è visto come un personaggio cool che fa musica cool, anche per il semplice fatto che si è aperto alla mentalità della gente.

Togliendosi l’etichetta che gli era stata attaccata all’inizio della sua carriera…

Esatto. Tu diresti che Justin Bieber fa pop? Sì, ok. Ma ascolti le canzoni e capisci che c’è di più. Insomma: se non ci fossero queste etichette sarebbe un bene per tutti.


Tra le altre cose il tuo ultimo disco non ha nessun featuring. È stata una scelta voluta? Spesso sono utilissimi per arrivare a più persone…

Sì, non ho voluto mettere featuring perché si trattava del mio primo disco “importante” e volevo vedere dove potevo arrivare con le mie gambe. In Italia il featuring è visto come un “aiutiamoci a vicenda”, e trovo che sia una cosa bella. È bello che gli artisti si supportino a vicenda. Ma il mio disco era così personale che ho preferito evitare. Come potrai immaginare, è stata dura. Le collaborazioni aiutano: è evidente. Ma una settimana fa ho fatto il mio primo disco d’oro, ne sono contento. E tra l’altro sta arrivando anche il secondo, per cui evidentemente è andata benissimo così.

Hai partecipato al concerto “Artisti per Amatrice”, l’evento di beneficenza per aiutare chi è stato colpito dal terremoto. Pensi che la musica abbia un ruolo anche sociale?

Non penso che la musica sia per forza qualcosa che devi insegnare. Molti artisti quando li ascolto mi sembrano professori in cattedra. Per me scrivere è raccontare le mie esperienze. Se poi gli altri possono condividere, ancora meglio.

Per quanto riguarda il concerto di beneficienza, penso che sia stato un chiaro esempio della potenza che ha la musica. Permette addirittura di aiutare il prossimo, che è una cosa importantissima.

Qui ad Home Festival chiudi i tuoi appuntamenti estivi. Cosa trattieni da queste ultime settimane?

Una bomba. Ho fatto tantissimi locali. È stato forte. Per me è stato un momento incredibile: era quello che sognavo di fare.

Quindi ora torni a lavorare su qualcosa di nuovo?

Esatto, verso metà settembre uscirà un nuovo singolo.

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Giovanni Ferrari