Forte di Bard. Il cammino di Giacometti ci porta in alta quota
In Valle d’Aosta si celebra l’autore di "L’homme qui marche", artista che amava le cime impervie, inquieto e spigoloso come il suo capolavoro
di Giuseppe Frangi
Alberto Giacometti amava le montagne. Era nato ai piedi di cime impervie come il Pizzo Badile, in Val Bondasca, appena al di là del confine italiano di Chiavenna. C’è una straordinaria foto degli anni 30 in cui lo si vede piccolo, a torso nudo, accucciato fra rocce aguzze, quasi volesse farsi egli stesso roccia. Giacometti quindi respira aria di casa al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, dove è protagonista di una mostra dal titolo quanto mai in tema: L’homme qui marche (fino al 18 novembre).
Il Forte è appollaiato in posizione suggestiva su uno sperone di roccia da cui un tempo si teneva sotto controllo ogni ingresso in valle. Una location quasi osmotica per Giacometti, artista impervio e spigoloso come le montagne che sentiva il suo elemento. Tuttavia, Giacometti era anche uno straordinario uomo di mondo, capace di allacciare rapporti con tutti i grandi personaggi dei suoi anni. Galleristi compresi. Uno di questi fu senz’altro Aimé Maeght, tra i più importanti mercanti parigini, con il quale si legò a contratto a partire dal 1947 (in condivisione con Pierre Matisse, figlio di Henri, che lo rappresentava a New York). Il sodalizio fra i due, con il trascorrere degli anni, andò ben oltre l’ambito commerciale e si trasformò in profonda amicizia: Maeght e la moglie Marguerite divennero i più importanti collezionisti al mondo di Giacometti.
Oggi quel grande gruppo di sculture, quadri, disegni e incisioni è patrimonio della fondazione che i Maeght vollero istituire a Saint-Paul de Vence, in Provenza, nello stupendo edificio progettato da Josep Luís Sert. È proprio da lì che provengono le 130 opere esposte nelle sale del Forte di Bard. C’è naturalmente la scultura simbolo di Giacometti, che dà il titolo alla mostra, L’uomo che cammina: un altro esemplare di quello stesso bronzo, messo all’asta due anni fa a Londra, aveva strappato la cifra record di 74 milioni di euro. A Bard c’è in particolare quella scultura, Le chien, che Giacometti regalò ai Maeght quando nel 1964 inaugurarono la fondazione. È un cane di una magrezza che toglie il respiro, ma dal portamento di una stupefacente nobiltà. Inquieto nel profondo, sempre in cammino, capace di una suggestione che non lascia mai indifferenti: una sintesi perfetta della grandezza di Giacometti.