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Economia

Ttip: i punti controversi che minacciano le trattative

I documenti diffusi da Greenpeace non fanno che evidenziare una situazione già compromessa nelle negoziazioni Ue-Usa

Il Ttip sempre più in bilico.

Le trattative per il Transatlantic Trade and Investment Partnership - l'accordo per la liberalizzazione degli scambi e degli investimenti fra l'Europa e gli Stati Uniti - che già suscitavano forti dubbi su entrambe le sponde dell'Atlantico, hanno subito un nuovo colpo con la diffusione lunedì dei presunti documenti "segreti" da parte di Greenpeace, i cosiddetti #ttipleaks.

I punti controversi (anche per l'Italia)
Vediamo prima di tutto, quali sono i punti più controversi. Andrea Bonanni su la Repubblica di martedì 3 maggio, li riassume così:

- l'indisponibilità degli Stati Uniti a regolare i mercati finanziari;

- il Buy American Act, che impone al governo americano e alle agenzie finanziate con denaro pubblico di dare la preferenza ai prodotti made in Usa e che, spiega Bonanni, rende impossibile la liberalizzazione degli scambi nel settore cruciale degli appalti pubblici;

- la denominazione di origine dei prodotti agroalimentari. Questione irrinunciabile per l'Italia, visto che negli Stati Uniti vengono immessi sul mercato prodotti con il "nome" di quelli italiani, di fatto prodotti contraffatti. Gli Usa su questo non ci sentono. Per via del deficit del settore agroalimentare di 12 milioni di dollari. Washington teme che l'obbligo di rispettare la denominazione di origine possa incrementare questo deficit;

- infine: la tutela dei consumatori. Gli europei sono inflessibili. Perché, non intendono rinunciare ai loro standard. Si parla di "polli alla candeggina", "carne agli ormomi", Ogm, cosmetici, creme solari: in sostanza, come dice Bonanni: "i governi Ue non vogliono aprire i loro mercati a prodotti che in Usa sono considerati sicuri ma che da noi vengono guardati con sospetto".


E martedì i francesi hanno ribadito con forza i loro dubbi.
Il presidente Francois Hollande ha avvertito oggi che "al punto in cui sono" i negoziati, "la Francia dice no" all'accordo.

"Non siamo per il libero scambio senza regole", ha detto Hollande concludendo un convegno a Parigi.
"Non accetteremo mai - ha proseguito il capo dell'Eliseo - che siano messi in discussione principi essenziali per la nostra agricoltura, la nostra cultura, per la reciprocità dell'accesso ai mercati pubblici".

"Noi - ha detto Hollande - abbiamo posto dei principi nel quadro dei negoziati commerciali internazionali. Penso alle norme sanitarie, alimentari, sociali, culturali, ambientali. Ecco perché, al punto in cui siamo, la Francia dice no".
Stesso tono quello del ministro del commercio Matthias Fekl, che ha aggiunto che è molto probabile che i negoziati vengano congelati, "senza un cambio da parte degli Stati Uniti".

Distanze incolmabili
Ormai in pochi credono che il Ttip arrivi alla firma delle parti prima che Obama - che lo vuole fortemente - lasci la Casa Bianca. L'ultimo giro di negoziati a New York, ha confermato che su alcuni punti chiave in discussione le distanze sono incolmabili.

Ormai sembra che l'alternativa per gli europei sia abbandonare le trattative o accettare una versione leggera del trattato che non includa le questioni più controverse.

Sarebbe questo il punto di vista preferito di Obama, che nel suo viaggio in Europa - ad Hannover per il G5 l'ultimo weekend di aprile  - ha sostenuto in modo autorevole questo punto di vista.

Sono soprattutto i governi francese e tedesco a esprimere perplessità. Perché vedrebbero un accordo light come un cedimento alle richieste dei negoziatori americani.


Ma cosa c'è nei Ttipleaks?

Greenpeace Ue sostiene che gli Stati Uniti, attraverso il negoziato sul Ttip, stanno esercitando una enorme pressione sull'Unione europea perché abbassi le sue tutele in tema di difesa dell'ambiente, della salute e dei diritti dei cittadini.

Sarebbe questa la sintesi dei documenti riservati, oltre 200 cartelle, sui negoziati transatlantici, in possesso di Greenpeace Ue e diffuse da diversi media europei.

Una fuga di notizie che ha acceso lo scontro sul controverso negoziato sul Trattato di libero scambio tra Usa e Ue, che faticosamente va avanti da oltre tre anni.

Il giorno dopo, non solo Greenpeace ma anche il Movimento cinque Stelle, ribadiscono la richiesta di sospensione immediata della trattativa, vista come una minaccia alle conquiste democratiche del Vecchio Continente e alle eccellenze economiche Ue, come le denominazioni di origine del vino, pensiamo al Chianti, al Marsala, o anche allo Champagne, che l'Europa vorrebbe difendere e gli Usa vorrebbero invece acquisire, per chiamare così anche i loro vini.

Insomma, la linea di Greenpeace è chiara: "Le carte dimostrano che la posizione americana è pessima - attacca Jorgo Riss, direttore di Greenpeace per l'Unione europea - ma anche che quella europea è cattiva. Per cui dobbiamo evitare che si arrivi a un compromesso che spiani la strada a una gara al ribasso negli standard ambientali, della salute e della tutela dei consumatori". Da qui la richiesta di fermare tutto.

Tempesta in un bicchier d'acqua
Lunedì hanno anche reagito i responsabili europei del negoziato, in particolare la titolare del dossier, la Commissaria al Commercio, Cecilia Malmstrom, liberale svedese, che ha definito l'allarme come una "tempesta in un bicchiere d'acqua, basata sul nulla".

Secondo Malmstrom, sono state pubblicate le richieste americane, che non sono ne' "risultati finali", né "base di nessun accordo". "È normale - ha aggiunto - che tutte le parti di una trattativa vogliono raggiungere il numero maggiore possibile di propri obiettivi", ma "ciò non significa che c'incontreremo a metà strada". Anzi, conclude che "ci sono zone che registrano distanze eccessive su cui non c'è accordo".

Non accetteremo un trattato qualsiasi
Sulla stessa linea il portavoce delle politiche commerciali del gruppo socialista e democratico al Parlamento europeo, David Martin: "Non accetteremo un trattato qualsiasi che includesse un abbassamento degli standard su ambiente e diritti. Tuttavia - ha precisato Martin - sia chiaro che dai documenti riservati diffusi oggi, che elencano le posizioni delle due parti, non c'è nulla che indichi che l'Europa abbia ceduto ad alcuna delle richieste americane".

Lunedì sera l'amministrazione Obama si è detta "non particolarmente preoccupata" per la fuga di notizie sul Ttip. Senza entrare nel merito della loro veridicità o meno, il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha affermato che le indiscrezioni non avranno impatto sulla tabella di marcia delle trattative.

(Ansa, Bbc, Greenpeace, la Repubblica, Reuters, Commissione europea)

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