Matteo-Renzi
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Economia

Tasse comunali: il limite da non superare

L'appello della Corte dei Conti: dal 2011 al 2014 da 505,5 a 618,4 euro pro capite. Renzi rassicura: "I tagli di Tasi/Imu saranno restituiti ai Comuni"

Comuni vessati da "pesanti e ripetuti" tagli, che hanno raggiunto gli 8 miliardi negli ultimi cinque anni, e che hanno portato la tassazione locale ormai fino quasi al limite della loro "capacità fiscale", arrivando a un peso del fisco che supera i 618 euro a testa. È la fotografia scattata dalla Corte dei Conti sullo stato di salute della finanza comunale, alle prese peraltro con "disorganici e talvolta convulsi" interventi sulle fonti di finanziamento (leggi anche tassazione sugli immobili).

Ma proprio in vista della promessa abolizione della tassa sulla prima casa, Matteo Renzi rassicura sul fatto che i Comuni saranno "integralmente" rimborsati. "I soldi in meno della Tasi/Imu saranno restituiti integralmente ai Comuni. E il tuo bravo sindaco saprà farne prezioso uso", spiega il premier rispondendo sull'Unita' ad un lettore di Trento. "Smettere di tassare la prima casa - osserva ancora Renzi - è giusto e anche equo in un Paese dove l'81% degli italiani ha sudato per acquistarsi un'abitazione".

Chi paga di più

Nell'ultimo triennio, scrivono d'altro canto i magistrati contabili nella relazione al Parlamento sulla finanza locale, c'è stato un "incremento progressivo della pressione fiscale" comunale, passata dai 505,5 euro del 2011 ai 618,4 euro pro capite nel 2014. A pagare di più, in generale, sono i cittadini che abitano nei Comuni più grandi, da un lato, e in quelli piccoli o piccolissimi, sotto i duemila abitanti dall'altro. "I livelli massimi di riscossione tributaria" si registrano nei Comuni con più di 250mila abitanti (che sono 12 e rappresentano però il 23% della spesa complessiva dei Comuni), dove arriva a 881,94 euro a testa. Mentre nei piccolissimi centri (fino a 1.999 abitanti) si arriva a 628 euro per abitante, dato che indica come davanti a una limitata capacità fiscale, perchè la base imponibile è ridotta - si assiste a una "rincorsa all'esercizio del massimo sforzo fiscale" per continuare a garantire i servizi essenziali anche di fronte ai tagli.

Chi paga di meno

La quota più bassa di riscossione fiscale si registra invece nei Comuni tra 5 e 10mila abitanti (511,76 euro procapite) e in generale tutte le fasce intermedie si collocano sotto i 600 euro a testa. Gli incassi tributari, peraltro, sono quasi raddoppiati nelle Isole (+93,62%) tra il 2011 e il 2014 dove maggiore e' stata la riduzione dei trasferimenti (-49,5%).

Il meccanismo distorsivo

Aumenti così "accentuati" della pressione fiscale, osserva però la Corte dei Conti, si sono resi necessari "per conservare l'equilibrio in risposta alle severe misure correttive del governo". Anche se certo, quello di "scaricare" sui contribuenti lo sforzo chiesto a livello centrale è "un meccanismo distorsivo" i sindaci si sono trovati a fare fronte a "pesanti e ripetuti" tagli, che si sono anche sovrapposti ai continui cambiamenti della normativa in particolare sulla tassazione sulla casa.

Per i magistrati contabili "la crescita dell'autonomia finanziaria degli enti non sembra produrre benefici effetti nè sui servizi, nè sui consumi e sull'occupazione locale, in assenza di una adeguata azione di stimolo derivante dagli investimenti pubblici". Per questo invitano a recuperare "il progetto federalista che lega la responsabilità di 'presa' alla responsabilità di 'spesa'". Progetto "a cui è sicuramente funzionale la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, necessaria per superare definitivamente il criterio della spesa storica, ma che i più recenti interventi normativi non sembrano sostenere adeguatamente, andando nella direzione di una maggiore flessibilità dei bilanci, di una effimera ricostituzione della liquidità con oneri di rimborso a lunghissimo termine e di un alleggerimento degli oneri connessi alla neonata disciplina dell'armonizzazione contabile".  

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Redazione Economia