Il Senato vota la fiducia alla Manovra 2023
(Ansa)
Economia

Il Senato vota la fiducia alla Manovra 2023 che è legge

Evitato sul filo di lana il ricorso all'esercizio provvisorio

Manovra approvata, governo in sicurezza. Con 107 favorevoli, 69 contrari e un astenuto, la manovra di Bilancio è legge. Sorride Giorgia Meloni, rifiata la maggioranza e l’Italia tutta può tirare un sospiro di sollievo. Palazzo Madama ha visto il centrodestra superare indenne il più importante test per la coalizione di governo con l’approvazione del testo in seconda lettura, dopo che già la Camera aveva dato il via libera alla legge di Bilancio con 197 sì e 129 no.

L’obiettivo era anzitutto evitare l’incubo dell’esercizio provvisorio, una modalità di spesa pubblica che scatta in assenza di approvazione del documento autorizzatorio delle spese per l’anno successivo, dunque in caso di superamento della data utile del 31 dicembre. In un simile scenario, ci si sarebbe dovuti limitare a gestire le operazioni di ordinaria amministrazione, cosa che avrebbe comportato gravi conseguenze in ordine alla credibilità e all’affidabilità dell’Italia di fronte agli occhi degli investitori internazionali non meno che dei severi vertici Ue.

Ma, come si suol dire, ormai è acqua passata. Meloni ha passato l’esame di maturità e, nonostante le opposizioni siano riuscite a far slittare il voto quasi in coincidenza con la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, il sigillo sulla tormentata manovra del centrodestra a guidaFratelli d’Italia è infine arrivato a metà mattina.

La giornata più cruciale dell’anno per il governo si era aperta alle 9 di mattina a Palazzo Madama,ma il clima era già positivo. S’intravedeva infatti il superamento di quella serie di «turbolenze», come le aveva definite il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, che avevano preceduto il licenziamento del testo uscito dalla Commissione Bilancio della Camera: «La manovra è come le turbolenze sugli aerei, l’importante è atterrare. I tecnici della ragioneriahanno lavorato bene» aveva commentato Giorgetti serafico.

A fargli da eco Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato che, durante le dichiarazioni di voto in Senato sulla fiducia, aveva quindi rivendicato non senza una punta d’orgoglio il lavoro svolto da tutta la maggioranza: «Abbiamo fatto quello che era giusto fare, esprimiamo il voto favorevole come Lega su voto di fiducia, su una manovra che potrebbe essere considerata davvero la legge di bilancio con più attenzione al tessuto sociale fatta negli ultimi tempi, portata avanti con prudenza, responsabilità, una manovra sostenibile, senza alimentare illusioni e con impatto sul deficit moderato. Abbiamo rassicurato i mercati, convinto l’Europa, spiazzato l’opposizione. Direi che ne usciamo decisamente e a testa alta». «Si sarebbe potuto fare di più, sì certo. Resta il rammarico anche nostro ad esempio su Opzione donna, però avrebbero potuto fare di più anche coloro che negli ultimi undici anni dieci li hanno governati. Troppo comodo adesso venire qua e chiedere più soldi per tutti» aveva aggiunto, riassumendo anche i diversi punti salienti della manovra: dalle risorse per l’energia ai crediti d’imposta per le imprese aumentati, dove Romeo si era sbilanciato al punto di dichiarare:

«Abbiamo fatto meglio del governo Draghi».Più avanti era andato lo sguardo di Fdi che, per bocca del capogruppo al Senato, Lucio Malan, aveva dichiarato: «Siamo al fianco del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di tutto il Governo perché abbiamo il desiderio e tutto l’impegno necessario per mettere in atto l’intero programma, a cominciare da questa legge di stabilità su cui votiamo convintamente la fiducia».

Mentre Licia Ronzulli, presidente dei senatori di Forza Italia, in Aula aveva descritto questa legge dibilancio «responsabile, seria, coerente virtuosa». Ma ancor più, per i berlusconiani, la legge diBilancio è «attenta alle famiglie, ai giovani, agli anziani, agli ultimi, ai più fragili, alle imprese, aglistudenti e ai conti dello Stato».

Del tutto opposto il sentore delle opposizioni. Per Alessandra Maiorino, senatrice Cinque Stelle, siè trattato invece di una «manovrina austera e restrittiva», che nasconde un «furore ideologico efuffa: avete smantellato le uniche misure che avevano dato sostegno al lavoro, il reddito dicittadinanza, il superbonus». Secondo Maiorino «questa legge elargisce doni e mancette agli amicidegli amici mentre toglie a chi ha bisogno».

Meno drammatico e più istituzionale il commento dei democratici. Simona Malpezzi, senatrice del Pd, ha definito la manovra «di destra» sottolineando i «tagli sulla scuola, sulla sanità, sulle donne» e il fatto che si vuole «cancellare il reddito di cittadinanza ma non il salario minimo, facendo finta di ignorare che ci sono lavori sottopagati, poveri e che ci sono i lavoratori precari. E grazie a questamanovra ci saranno 700 istituti scolastici in meno, un nuovo ridimensionamento. L’ultimo lo fece sempre la destra con la ministra Moratti».

Infine, il caustico commento del leader di Azione, Carlo Calenda, secondo cui la legge di Bilancio è «grigia e inutile. La legge di bilancio dovrebbe riflettere la vostra visione del Paese e nel vostro caso dovrebbe esprimere i contenuti della gloriosa rivoluzione sovranista, i pugni sul tavolo, il prima gli italiani e tutta quella roba lì. Tanto rumore per nulla, insomma».

Sia come sia, ecco la manovra 2023 in sintesi, dal punto di vista economico e sociale: destina 21miliardi per l’energia; rafforza il credito d’imposta per le imprese; allarga la soglia Isee per le famiglie per accedere ai bonus sociali; modifica la tassa sugli extraprofitti; anticipa a quota 103 le pensioni in attesa di una vera riforma della legge Fornero, e introduce la soglia minima di 600 europer gli ultra settantacinquenni; estende il reddito di cittadinanza solo per i prossimi sette mesi ai circa 440 mila nuclei familiari che non hanno al loro interno un disabile, un minorenne, o un anziano, e lo prevede per tutti gli altri solo fino al 31 dicembre 2023, dopodiché sarà abolito.E ancora: condona i debiti erariali sotto i 1.000 euro per il periodo 2000-2015 (a eccezione deiComuni, che potranno scegliere se annullare o meno i crediti); in continuità col governo Draghi, prevede per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi un cuneo contributivo ridotto di due punti per i redditi fino a 35 mila euro e di tre punti per i redditi fino a 25 mila euro: per le partiteIva aumenta la flat tax al 15% fino a 85mila euro di soglia di fatturato (prima era 65mila) e introduce anche una soglia «incrementale» al 15% rispetto al maggiore tra i redditi dichiarati nei tre anni precedenti e assoggettati alle aliquote ordinarie dell’Irpef.

Sul difficile capitolo dei bonus edilizi, la manovra: permette ancora nel 2023 di sfruttare il Superbonus al 110% per i condomini (ma solo in specifici casi), mentre per gli altri scende al 90%;allunga le misure a vantaggio dei giovani per gli acquisti degli immobili e reintroduce la possibilità di passare dal tasso variabile al fisso.

Infine, aumenta l’assegno unico per le famiglie del cinquanta per cento per i redditi fino a 40mila euro e mantiene lo smart working agevolato, ma solo per i lavoratori fragili; abbatte l’Iva su prodotti femminili e per l’infanzia; estende il «bonus psicologo»; introduce la «carta del merito» per i diciottenni.Queste e altre norme comprese nel pacchetto della legge di Bilancio segnano il vero inizio del governo Meloni, che adesso dovrà passare dalle parole e dai numeri scritti nella manovra ai fatti veri e propri. Il 2023 si appresta ad essere un banco di prova per la tenuta dei conti italiani, con leincognite legate all’energia, alla guerra ai confini dell’Europa e con una pressione sociale che nonsmette di mordere. Se Giorgia Meloni saprà gestire le grandi sfide che ci attendono con coerenza esobrietà, è tutto da vedere. Ma, almeno per il momento, il centrodestra non può che stringersiattorno alla sua leadership, senza farle mancare il sostegno che richiedono la situazione interna einternazionale per tutto l’arco dell’anno che verrà.

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Luciano Tirinnanzi