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Economia

Robot e intelligenza artificiale minacciano 66 milioni di posti di lavoro

Per l’Ocse, la mancanza di progetti di formazione e tutela toccherà un lavoratore su sette

Secondo lo studio “Automation, skills use and training” (Automazione, uso delle competenze e formazione) firmato dall’Ocse, robot e intelligenza artificiale metteranno a rischio il 14% dei posti di lavoro nei paesi membri dell'organizzazione. Si tratta di una previsione più ottimistica rispetto a quanto ipotizzato nel 2013 dalla Oxford University che aveva previsto che la tecnologia avrebbe impattato sul 47% delle posizioni lavorative negli Stati Uniti.

Differenze metodologiche

Nonostante le stime al ribasso, però, 66 milioni di lavoratori nel mondo, fa sapere il Guardianpotrebbero perdere il proprio posto, perché sostituiti dai robot. A questi si aggiunge un ulteriore 31% di lavoratori soggetto a significativi cambiamenti nelle modalità di lavoro. Le differenze fra i due studi, spiega The Vergedipendono dalla tipologia di analisi delle professionalità. L’Ocse, infatti, ha considerato anche gli elementi relazionali di un’attività (come la formazione di nuovi dipendenti) che le macchine non sono ancora in grado di ricoprire. 

Grandi differenze fra i mercati

Allo stato attuale delle cose, inoltre, i lavoratori più vulnerabili non riceveranno aiuto da parte delle istituzioni perché, avvertono i ricercatori, non sono stati implementati progetti di tutela delle professionalità. Risultato: un lavoratore su sette si troverà in una posizione di maggiore debolezza, proprio per l’assenza di “reti di protezione”. Alcuni paesi, in particolare, saranno più esposti all’impatto di computer e algoritmi. Per esempio, se in Norvegia il 6% dei lavori è altamente automatizzabile, il dato sale al 33% in Slovacchia. In linea di massima, le professioni nel mondo anglo-sassone, nei paesi nordici e nei Paesi Bassi sono meno automatizzabili di quelle nell’Est e Sud Europa, Germania, Cina e Giappone. 

Agricoltura, industria e servizi fra i più esposti

I settori più esposti sono quelli dell’industria e dell’agricoltura, ma anche una serie di attività nei servizi come spedizioni, trasporti e servizi alimentari. Negli ultimi dodici mesi, i lavoratori di settori completamente automatizzabili hanno avuto tre volte più possibilità di partecipare a sessioni di training sul posto di lavoro, rispetto a quelli impiegati in attività non automatizzabili. Resta il fatto che le professionalità meno qualificate e i giovani sono anche quelle che hanno meno possibilità di partecipare a formazione e apprendimento a distanza. 

Attenzione a giovani e professioni meno qualificate

Nonostante il fatto che la minaccia dell’automazione appaia meno severa rispetto allo studio precedente, gli Stati Uniti potrebbero perdere 13 milioni di posti di lavoro e l’impatto sulle economie locali potrebbe essere più grave rispetto agli effetti della crisi dell’industria automobilistica su Detroit. L’Ocse, dunque, ha sottolineato l'importanza di aiutare i giovani a ottenere esperienza lavorativa durante il periodo di studi, ma anche di promuovere la riqualificarsi di lavoratori nei settori che rischiano di vedere il proprio ambito di attività ristrutturato o significativamente ridotto

Per saperne di più:

- Robot: cosa succederà al capitalismo di mercato?

- Il numero di robot triplicherà in meno di dieci anni: le conseguenze sul lavoro


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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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