Sigarette, i tabaccai chiedono l’aumento dei prezzi
In una lettera aperta il presidente di categoria avverte i suoi iscritti: “Tenetevi pronti”
"Ti invito a tenerTi pronto, perché presto potresti essere chiamato ad agire a tutela della Tua attività e del reddito della tua rivendita". Sono queste le parole incalzanti con cui si conclude la lettera aperta che Giovanni Risso, presidente nazionale della Federazione italiana tabaccai (Fit), ha inviato a tutti i suoi colleghi. Una missiva in cui viene messo nero su bianco la richiesta esplicita di aumentare l’aggio che i singoli tabaccai percepiscono dalla vendita del singolo pacchetto di sigarette.
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“La giunta nazionale della Fit – scrive Risso - ha deliberato di adottare ogni utile misura possa supportare la nostra rivendicazione per un aumento dell’aggio che ci faccia recuperare la redditività in calo”. A questo proposito allora è fondamentale chiarire che il prezzo finale di vendita al pubblico di un prodotto del tabacco risulta dalla somma di più componenti. Oltre alle accise che incassa lo Stato (58,5%), si aggiunge l’Iva pari al 22%, e, appunto, l'aggio del tabaccaio, nella misura fissa del 10% del prezzo, il tutto per arrivare quindi ad una tassazione complessiva del 76,5% del prezzo finale. Ebbene, quello che forse non tutti sanno è che, con quel citato 10%, l’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di aggio spettante ai rivenditori. A seguire, ben distanziate, ci sono Francia e Spagna con percentuali rispettivamente dell’8,74% e dell’8,5%.
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Dunque i tabaccai italiani starebbero chiedendo di aumentare il proprio introito, nonostante questo già sia tra i più elevati in circolazione. Tra l’altro la ragione per cui lo fanno potrà apparire del tutto paradossale a un comune fumatore nostrano. “La caduta della redditività delle nostre aziende – scrive infatti ancora Risso - viene accentuata dalle sempre più frequenti riduzioni dei prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi, anche di entità rilevanti”. Insomma, i prezzi starebbero scendendo, e proprio per questa ragione i tabaccai invece di invocare una riforma fiscale che impedisca una guerra al ribasso dei prezzi, vorrebbero aumentare la propria fetta della torta. Una soluzione che, inutile sottolinearlo, produrrà un nuovo scossone ai prezzi con conseguenze per l’intera filiera molto preoccupanti. Già ora infatti fenomeni illegali, come quello della vendita di sigarette di contrabbando, sta mettendo fortemente in crisi la tenuta dell’intero comparto.
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Eppure, neanche di fronte a questi scenari i tabaccai si arrendono e chiedono al governo di intervenire. L’Italia infatti, gode di un'altra condizione del tutto speciale: è una delle poche realtà, insieme alle già citate Francia e Spagna, dove l’aggio è fissato per legge. Negli altri Paesi invece la quota per i rivenditori è il frutto di una semplice negoziazione tra il produttore e il tabaccaio che differisce quindi da una marca all’altra. I prodotti del tabacco funzionano quindi come un normale prodotto, con margini per i rivenditori per prodotti simili sensibilmente più bassi. C’è il rischio reale dunque che, se le richieste pressanti dei tabaccai dovessero essere accolte, nelle prossime settimane potremmo assistere a una nuova impennata dei prezzi delle bionde, una circostanza che per tanti italiani risulterebbe l’ennesimo salasso in un periodo già di fonte crisi.