Italia, personale sanitario, il 10% non può lavorare al 100%
(Ansa)
Economia

Il personale sanitario a mezzo servizio

Quasi il 10% dei (già scarsi di numero) medici ed infermieri non può essere utilizzato in pieno. Ecco la mappa regione per regione

In Italia circa il 10% del personale sanitario nelle regioni lavora a mezzo servizio, ossia non è in grado di svolgere quanto previsto dal suo contratto di lavoro perché ha delle “limitazioni alle mansioni” per cui può occuparsi solo parzialmente del lavoro per cui è retribuito. Limitazioni dovute a delle inidoneità che gli impediscono ad esempio di coprire turni notturni, di mobilitare dei carichi, di lavorare in determinati reparti o essere reperibili.

Lavoratori con contratti a tempo indeterminato che per assurdo sulla carta valgono come gli altri a livello di forza lavorativa dando in questo modo un quadro falsato del personale sanitario a disposizione delle regioni che si ripercuote inevitabilmente sulla funzionalità di Asl e Aziende ospedaliere. Infatti questa tipologia di lavoratori non potendo essere sostituita è integrata (a causa anche della carenza di organico, ormai divenuta cronica) dai cosiddetti medici a gettone che pesano sul contenimento della spesa pubblica, sulla qualità dell’assistenza e sulla sicurezza dei pazienti.

Un dato importante che negli anni ha sempre oscillato tra il 10% ed il 15% come dimostra uno studio della Bocconi del 2015 ma non sembrerebbe preoccupare le regioni a tal punto che non è stato neanche aggregato e siamo stati noi a contattarle per averlo, non riuscendoci con tutte. In Emilia Romagna, Toscana e Sardegna il dato non è stato trovato nonostante lo abbiamo chiesto già da diverse settimane.

Dal Lazio non ci è arrivata nessuna risposta. Dalla Sicilia invece c’è stato inviato un dato “diluito” ossia che comprende non solo gli operatori sanitari del servizio regionale ma una serie di figure fuori dal comparto che fanno attestare la percentuale delle limitazioni all’1% (unico caso in Italia).

Ma andiamo avanti. Dalla Campania ci hanno comunicato che su un totale di circa 40mila operatori del servizio sanitario regionale il 10% ha delle limitazioni alle mansioni, una percentuale che si alza al 15% sui 3700 Oss.

In Puglia la situazione sembra peggiorare perché su un personale di dirigenti medici, oss, infermieri e altre figure del comparto sanitario troviamo che su 42.969 dipendenti il 31% ha delle limitazioni.

In Lombardia una delle regioni più grandi del Paese che dispone di 104mila sanitari del servizio regionale all’anno 2021, di questi 12.661 hanno delle limitazioni lavorative.

La regione Abruzzo invece ci ha inviato il dato di tre su quattro delle aziende ospedaliere quali Pescara, Chieti e Teramo dove su 12.780 dipendenti 1.734 hanno delle limitazioni, ossia l’8%.

Il Veneto al quale occorre ancora del tempo per raccogliere tutti i dati, ci ha fatto sapere che da una prima stima 1 sanitario su 10 ha delle limitazioni alle mansioni ma non impatta sul modello complessivo del lavoro perché dopo il grosso turnover del 2020 hanno proceduto con 6mila nuove assunzioni che hanno fatto fronte alle cessazioni.

In Piemonte su un totale di 46.828 sanitari e OSS il 13,9 % ha delle limitazioni.

In Calabria invece il numero dei soggetti che hanno delle limitazioni lavorative è molto alto ed oscilla tra il 13,10% nell’azienda ospedaliera di Cosenza fino ad un circa 20% nell’ospedale metropolitano Morelli di Reggio Calabria su un totale di dipendenti che non conosciamo perché la Regione ci ha mandato solo le percentuali.

«Ci troviamo di fronte ad una forza lavoro ridotta e all‘impossibilità di sostituire queste persone non potendo sforare il tetto del fondo del personale sanitario. I lavoratori con limitazioni sono considerati uno, ma in realtà non è cosi per questo siamo costretti a ricorrere ai medici a gettoni. Inoltre le regioni non hanno aggregato il dato quindi è impossibile fare una programmazione corretta del fabbisogno di aziende ed ospedali»-commenta Pierino Di Silverio Segretario Nazionale dell'Anaao Assomed . Lo studio della Bocconi del 2015 aveva previsto un peggioramento per l’invecchiamento del personale.

Le limitazioni alla mansione – spiega lo Studio - rappresentano un diffuso e rilevante condizionamento all’organizzazione del lavoro, il cui impatto è destinato ad essere sempre più significativo alla luce dell’invecchiamento degli organici. Si tratta di un tema importante non solo perché si trova all’intersezione tra l’esigenza di tutelare la salute dei lavoratori e quella di garantire la funzionalità aziendale e il contenimento della spesa pubblica, ma anche perché ha ripercussioni significative sulla qualità dell’assistenza e sulla sicurezza dei pazienti. Un inidoneità su 2 riguarda la movimentazione dei carichi. Quando si parla di inidoneità, spiega la ricerca, ci si riferisce nel 49,5% dei casi a quelle relative alla movimentazione dei carichi, nel 12,6% alle posture e nel 12% al lavoro notturno e alla reperibilità (ma ci sono anche “altre” inidoneità che rappresentano l’11% del totale e si riferiscono all’esposizione ai videoterminali, al rischio biologico, al contatto con i pazienti, all’impossibilità di operare in specifici reparti o svolgere particolari azioni ecc.). Le categorie più colpite. Per quanto riguarda il ruolo svolto dagli operatori inidonei, la ricerca indica che la categoria più colpita è quella del personale di ruolo sanitario o tecnico di area sanitaria con mansioni operative e/o di tipo socio-assistenziale (ad esempio Operatori socio-sanitari – Oss, Operatori tecnici dell’assistenza – Ota, ausiliari specializzati): il 24,1% presenta una o più limitazioni. Segue la prevalenza delle limitazioni in chi svolge professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (categorie D o Ds) col 15,1% dei casi, o nel personale di ruolo tecnico delle categorie C, Bs o B (ad esempio assistenti o operatori tecnici; 13,4%). Solo il 4,8% dei dirigenti di ruolo sanitario, professionale, tecnico e amministrativo è invece totalmente o parzialmente inidoneo, mentre i meno colpiti dalle limitazioni sono i collaboratori professionali, tecnici o amministrativi e gli assistenti religiosi (personale ruolo professionale, tecnico o amministrativo nelle categorie D o Ds; 0,7%).

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Linda Di Benedetto