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Economia

La guerra fa volare i prezzi delle materie prime. E saremo noi a pagare

I metalli raggiungo cifre da record, per non dire folli. Creando una valanga che si ripercuoterà sui prezzi al dettaglio e sulle nostre tasche

La guerra in Ucraina continua e al tredicesimo giorno di ostilità la penuria di materie prime si aggrava. L’allarme adesso riguarda soprattutto i metalli: in mattinata la Borsa dedicata di Londra, la Lme (London Metal Exchange), ha sospeso le quotazioni del nichel, che si sono fermate a 48.078 dollari la tonnellata (+66,25%). Nella seduta in Asia il metallo, usato nella produzione dell'acciaio inox e per le batterie delle auto elettriche, aveva guadagnato fino al 111%, arrivando a superare quota 100mila dollari la tonnellata.

Sono diverse le ragioni della crisi del nichel: secondo gli analisti, l’incertezza che si è creata a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e delle conseguenti sanzioni, che potrebbero bloccare l’export di Mosca, si è sommata a un mercato già in rialzo a causa delle basse scorte. La Russia fornisce circa il 10% del nichel mondiale e la Nornickel russa rappresenta da sola il 15%-20% dell'offerta globale di nichel per batterie.

Non è molto differente la situazione per altre materie prime, gas e petrolio in testa: dopo che ieri le quotazioni hanno superato i 300 euro al Mwh, ad Amsterdam il metano ha oltrepassato la soglia dei 250 euro. A pesare sono state le parole del vice presidente russo Aleksandr Novak, che ha paventato l'ipotesi di bloccare le forniture tramite il gasdotto Nord Stream 1 in risposta allo stop imposto dalle sanzioni europee al Nord Stream 2. Anche se, ha spiegato, "finora non abbiamo preso alcuna decisione, nessuno ne beneficerebbe". Non si arresta nemmeno la corsa del greggio, di cui la Russia è il secondo esportatore al mondo, con il Brent che ha superato i 125 dollari al barile.

In rally anche l’oro, con il lingotto con consegna immediata che ha superato la soglia dei 2000 dollari l’oncia, toccando i 2.013 dollari. Il metallo giallo marcia verso il massimo storico dell'agosto 2020, con le incertezze geopolitiche ed economiche che hanno fatto crescere la domanda del bene rifugio per eccellenza. Inoltre, la London Bullion Market Association ha sospeso sei raffinerie russe di metalli preziosi, vietando loro di vendere oro e argento sul mercato londinese. L'argento a pronti è avanzato dell'1% a 25,92 dollari, mentre il prezzo del platino è salito del 2,2% a 1.147,31 dollari. Corre anche il palladio, balzato del 5,9% a 3.173,02 dollari per oncia, poiché le restrizioni finanziarie sulla Russia - il più grande produttore del metallo - potrebbero interrompere le spedizioni e peggiorare la carenza di approvvigionamenti.

Le restrizioni dovute al conflitto rischiano di penalizzare pesantemente l’industria: già la scorsa settimana Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le oltre mille fonderie italiane, aveva avvisato: “Il rischio concreto per le fonderie è quello di rimanere presto senza approvvigionamenti, in particolare di ghisa in pani". In una nota, Zanardi precisava che Russia e Ucraina sono ai vertici mondiali nella produzione di commodity determinanti per tutto il manifatturiero italiano, quali ghisa, alluminio, rame, nichel. "Alcune aziende sono già rimaste senza ghisa, e il nostro timore è che i blocchi produttivi ucraini e le sanzioni contro la Russia possano provocare nuovi shock sul lato dell'offerta di materie prime e di semilavorati, determinando impatti devastanti sui prezzi e sulle potenzialità di fornitura di commodity necessarie alle nostre filiere produttive". In particolare, aveva spiegato il presidente di Assofond, "i porti sul Mar Nero sono al tempo stesso a rischio blocco o peggio di diventare obiettivi militari. Entrambe le condizioni potrebbero pregiudicare le spedizioni di metalli e di altre materie prime verso i poli di destinazione nel Mediterraneo e quindi in Italia".

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Chiara Merico