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Economia

Made in Italy: quali effetti con i super-dazi di Trump

Da Piaggio a San Pellegrino le conseguenze della minaccia di Washington in risposta al bando di Bruxelles sulla carne Usa

Stati Uniti d’America e Regno Unito sono da anni i "first mover" nelle decisioni globali. Gli storici alleati, tra le prime economie al mondo (rispettivamente la numero uno e la sesta), sono stati i primi a lanciare il QE e ora spingono per i dazi. E poche ore dopo il via ufficiale della Brexit, con la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona che sancisce l'addio dei britannici all'Unione e al mercato unico, il vento contrario alla globalizzazione torna a soffiare con forza Oltreoceano.

L'amministrazione Trump, come anticipa il Wall Street Journal, sta valutando di imporre dazi punitivi del 100% su alcuni prodotti dell’Unione europea. A essere colpiti non saranno tutti, ma solo alcuni noti brand europei (e quindi anche italiani) come la Vespa Piaggio (il gruppo di Pontedera ne vende oltre 26.000 negli USA), le moto da cross svedesi Husqvarna, l’acqua San Pellegrino e Perrier (entrambi controllati dalla svizzera Nestlé) e il formaggio Roquefort.

È la ritorsione di Washington contro Bruxelles, che non ha aperto abbastanza i propri mercati alla carne di manzo made in USA non trattata con gli ormoni, come prevedevano gli accordi del 2009.

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Cosa si cela dietro le barriere
Il presidente tycoon ha deciso di accontentare le proteste dei produttori di carne americani, anche se il primo avvertimento è stato lanciato a dicembre, quanto c’era ancora Obama alla Casa Bianca. Il Dipartimento del Commercio USA aveva spiegato in una nota che se il bando contro la carne made in USA fosse continuato, Washington avrebbe risposto imponendo super-dazi su una lista di 90 merci europee, tra cui anche prodotti italiani.

E ora sembra che Trump sia pronto a fare sul serio: la nuova amministrazione del resto ha le armi per farlo, grazie a una legge del 2015 approvata dal Congresso. Tuttavia, come sottolinea sempre il Wall Street Journal, gli USA possono alzare le barriere commericiali non su tutte le importazioni, ma solo su un valore pari a 100 milioni di dollari, così come stabilito dal Wto.

Ma al di là del valore commerciale, il caso è comunque significativo perché rivela il livello di aggressività che la nuova amministrazione intende adottare con i suoi principali partner commerciali.

I settori a rischio
Del resto, in campagna elettorale Trump ha più volte attaccato la Cina, e più velatamente anche la Ue, minacciando pesanti balzelli sulle importazioni per presunte violazioni dei trattati commerciali. E così lo spettro dei super-dazi comincia a preoccupare gli attori del made in Italy.

Gli USA sono il nostro primo partner per esportazioni nette per un valore di circa 40 miliardi di euro, mentre importiamo prodotti americani per 15 miliardi. Di fronte a una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico, i primi a perderci, insomma, saremmo noi. Ma quali sono i settori più esposti al mercato Nord Americano? Stando ai dati Bloomberg, al primo posto c’è il settore meccanico, poi moda e accessori, mezzi di trasporto, chimica e farmaceutica, agroalimentari e bevande.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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