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Economia

Lavoro per giovani e quarantenni: la ricetta Loccioni

L'azienda marchigiana produce apparecchiature per test di qualità e offre nuovi posti di lavoro ai giovani. Requisito principale: il talento.

Disoccupazione record nell'Eurozona. Il tasso è salito all'11,6% e allo stesso tempo la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 23,3% con un nuovo, l'ennesimo, picco al rialzo e le ansie dei giovani si sommano a quelle dei quarantenni espulsi dal mondo produttivo. Di fronte a tali dati, aziende, famiglie ed economisti restano spiazzati. Eppure, qua e là non mancano le testimonianze positive su cui interrogarsi.

L'ultima è quella della Loccioni, azienda marchigiana hitech che si dichiara pronta ad assumere una cinquantina di giovani diplomati o neolaureati e richiama nelle Marche i cervelli "espatriati" all'estero o in altre città italiane più industrializzate. Non solo. Il fondatore Enrico Loccioni non ha mai licenziato dirigenti, mai prepensionato, mai rottamato. Piuttosto si è ingrandito ed ha diversificato, arrivando a fatturare 70 milioni di euro ad alto contenuto tecnologico grazie alle apparecchiature per controllo di qualità e test per i settori più disparati: dall’automotive agli elettrodomestici, dall’ambiente alla robotica. Con incursioni recenti anche nel biomedicale, sfociate nella realizzazione di un’apparecchiatura per il dosaggio automatico in chemioterapia ormai presente nei più importanti ospedali internazionali.

Insomma, alla Loccioni si può guardare come a un piccolo microcosmo sperimentale per capire come richiamare i talenti, come valorizzare la capacità dei lavoratori di maggiore esprerienza. Come creare nuove opportunità per i giovani e perché questo è necessario. Servono incentivi? Ammortizzatori sociali? "Niente di tutto questo" spiega il fondatore. "Noi abbiamo assunto 100 persone tra diplomati e neolaureati negli ultimi tre anni e adesso ne cerchiamo un'altra cinquantina. Chi si meraviglia sbaglia, perché per me la ricetta è sempre stata semplice. Valorizzare i talenti. Quelli che sono sul posto di lavoro, per primi. E poi creare le condizioni di vita e di sviluppo, di soddisfazione insomma, perché torni da noi anche il talento che è emigrato”.

Sembra facile. Ma partiamo dal primo punto ed entriamo nel dettaglio della tanto abusata parola 'meritocrazia'. “Su cento persone esaminate, di solito ne troviamo coerenti soltanto cinque. E dei 350 collaboratori della Loccioni, nessuno è mai stato raccomandato. Accetto la segnalazione, ma scelgo comunque sempre il candidato migliore”.

Punto due: i giovani necessari e la disperazione degli ultraquarantenni espulsi dal mondo del lavoro : “Cerco i giovani perché sono necessari, in quanto esprimono il dna stesso di un’azienda privata, ovvero l'evoluzione continua. I giovani sono portatori di cambiamento e spingono naturalmente le imprese verso le nuove abitudini ed esigenze del mercato e dei consumatori. Ma sarebbe sbagliato pensdare che per svecchiare l'impresa bastino i giovani, perché la transizioni vanno sempre accompagnate. Alla Loccioni i collaboratori entrano giovani ed escono per la pensione. Diversamente chi potrebbe insegnare ai giovani come muoversi sui mercati o trasferire loro il carattere particolare della nostra azienda?”.

Punto tre: richiamare i cervell i. “È l’ultima sfida. Cerchiamo giovani che abbiano maturato esperienze lontano da casa o in altre realtà territoriali perché crediamo si tratti di persone che si sono messe in gioco. Molti ci chiedono perché mai dovrebbero tornare tra le colline marchigiane, ma noi rispondiamo per la qualità della vita, perché troveranno insieme con la tecnologia e la certezza di riuscire a vedere valorizzato il talento”.

Facendo una sintesi dei tre punti, emerge la capacità di un imprenditore che ha fatto dell'etica una priorità e che si impegna ogni giorno a mantenere la barra dritta. E non è il ritorno all'etica che invocano a gran voce anche economisti celebrati negli Usa come Luigi Zingales ?

“L'etica è importante e le Marche potrebbero essere un piccolo laboratorio di come potrebbe essere l'Italia di domani" continua Loccioni. Ma senza dimenticare un paio di avvertimenti: basta carrozzoni. Le imprese devono competere con il mercato e non devono essere più favorite con il ricorso alla cassa integrazione. Solo così saranno costrette a scegliere i dipendenti e i dirigenti migliori”. Il solito 'meno Stato e più mercato'? “Ben venga anche lo Stato quando sostiene le start up e favorisce la nascita di nuove imprese non fallimentari ricordando un principio vecchio come il mondo. Fare impresa non vuol dire solo fare e-commerce, applicazioni per l’Iphone o servizi. Un'azienda deve produrre. Non esiste old economy, new economy, digital economy. Ma soltanto economia di qualità”.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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