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(Mv Agusta)
Industria

Mv Agusta cresce del 60% "Deve restare indipendente"

La cura dell'azionista Sardarov sembra funzionare. Quest'anno il primo pareggio di bilancio

Un piano industriale nuovo di zecca, il primo profitto, un nuovo motore, l'ingresso nel segmento dell'adventure, e soprattutto una produzione aumentata dell'80% lo scorso anno e destinata a saturare presto la capacità dello stabilimento di Schiranna, in provincia di Varese. Ascoltando i risultati snocciolati da Timur Sardarov, amministratore delegato di Mv Agusta, bisogna riconoscere che la cura russa sta funzionando: la casa motociclistica più iconica del panorama italiano, e forse mondiale, si sta rafforzando, sta per camminare finalmente con le proprie gambe e sta riguadagnando l'attenzione del mercato, tenutosi in passato alla larga dal marchio per i problemi di affidabilità e di qualità dell'assistenza.

Fondata nel 1945 sulle rive del lago di Varese (dove nascevano gli idrovolanti dell'Aermacchi) e legata ai successi di Giacomo Agostini, la Mv Agusta ha realizzato alcune tra le moto più belle del mondo, come la Brutale e la nuovissima e già premiata Superveloce. Ma finanziariamente debole e sempre in rosso, la società negli anni ha subito una serie di cambi di proprietà per finire nel 2019 sotto il totale controllo della famiglia Sardarov, una delle più ricche della Russia. I Sardarov hanno investito oltre 150 milioni nella Mv Agusta: l'ultimo atto è stato un aumento di capitale da 30 milioni che ha permesso all'azienda di uscire in anticipo dal concordato preventivo in continuità aziendale. Insomma, chi temeva che Timur Sardarov fosse solo una meteora si sbaglia. Tanto che il manager in questa intervista ribadisce che la Mv non è vendita e «deve restare indipendente».

Come sta andando l'azienda?

Ora che l'Mv Agusta è uscita dalla procedura del concordato, possiamo guardare al futuro. Fino ad adesso il management si era concentrato su che cosa produrre, sulla qualità, sui costi, sui processi produttivi. E i risultati sono stati buoni: nel 2020 volevamo raddoppiare la produzione rispetto al 2019 e, nonostante la pandemia, abbiamo quasi raggiunto l'obiettivo con un aumento delle vendite dell'80%. Abbiamo avuto qualche problema nel sistema dei fornitori: sono tanti, alcuni artigianali, e naturalmente hanno sofferto le difficoltà legate alla crisi del Covid-19. Inoltre nel primo trimestre del 2021 i nostri principali mercati in Europa erano ancora chiusi. Ma nonostante questi ostacoli, anche nel 2021 stiamo crescendo del 60% rispetto al 2020. Il prossimo anno intendiamo aumentare la produzione di un altro 80% arrivando così alla massima capacità produttiva della Mv Agusta di Schiranna che è di 10-11 mila motociclette all'anno. In questi mesi abbiamo messo a punto il primo vero piano industriale a lungo termine dell'azienda: quali moto produrre, a che prezzo, per essere presente in quali segmenti e così via. In passato Mv Agusta si è concentrata solo sul prodotto, ora vogliamo migliorare la relazione con il cliente e il servizio.

Quando ci sarà il primo profitto?

Quest'anno contiamo di raggiungere il pareggio, il primo nella storia di Mv Agusta. Per la precisione, il primo utile dovrebbe arrivare in ottobre.

Avete un nuovo manager negli Usa, proveniente dalla Triumph: che obiettivi volete raggiungere in America?

In passato il mercato americano, particolarmente insidioso, è stato trascurato dalla Mv Agusta. Ora abbiamo affidato a un manager esperto il compito di sviluppare un network di vendita per far crescere il nostro brand negli Usa. Per il prossimo anno contiamo di vendere un migliaio di moto, quasi il doppio di quanto realizzato nel 2020. Ma per ora non contano tanto i numeri delle vendita, quanto la creazione di una rete che valorizzi l'identità del nostro brand e che crei una relazione con il cliente.

Avete annunciato un nuovo motore, un tre cilindri da 950 cc che arriverà sul mercato tra un paio di anni: non rischia di cannibalizzare l'800 e il 1000?

Il nuovo motore 950 che stiamo sviluppando sarà molto avanzato e performante, diventerà un punto di riferimento per il settore. E non cannibalizzerà gli altri motori: ci saranno i modelli della gamma Rosso che useranno l'800 mentre le versioni più aggressive RR avranno il 950. Già ora gran parte della nostra gamma non indica più la cilindrata dei motori, perché ai giovani interessa più la potenza. Il motore mille a quattro cilindri continuerà invece ad equipaggiare la Brutale e la Rush.

Non sarà stressante per l'azienda produrre tre motori diversi?

No, anche perché la piattaforma del 950 è simile a quella dell'800. Ci sono molte sinergie.

Le moto Mv Agusta diventeranno più grandi?

Sì, con il 950 le dimensioni delle moto cresceranno un po', il design sarà più muscoloso. E sarà sempre unico, come è tradizione della casa. Vogliamo continuare a stupire.

Per esempio entrando nel settore dell'adventure con la Elefant, vero?

Esatto, le Elefant saranno due, robuste, leggere e veloci, una con motore 550 sviluppato in Cina e l'altra con una versione del futuro 950. Arriveranno nel 2023.

MV Agusta ha annunciato la nascita di una nuova partnership con i cinesi di Qj-Motor, proprietari in Italia della Benelli, mentre si è chiusa la collaborazione con la Loncin: come mai questo cambiamento?

Due anni fa abbiamo stretto l'alleanza con Loncin ma durante la pandemia è stato estremamente difficile lavorare insieme. Con Benelli Qj è molto più facile intendersi. E il nuovo motore 550 sarà un'evoluzione del 500 che montano le Benelli.

Ogni tanto tornano le voci di un interesse di Ktm o di altre case motociclistiche per Mv Agusta: che cosa risponderebbe a un'eventuale proposta di acquisizione?

Che Mv Agusta deve rimanere indipendente. È un'azienda speciale con prodotti speciali ed è molto facile danneggiare entrambi se finisce sotto il controllo di un grande gruppo. Io sono convinto che questa impresa deve riuscire a sostenersi da sola.

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Guido Fontanelli