Il Coronavirus ha aumentato il gap tra donne e uomini sul lavoro
(Ansa)
Economia

Il Coronavirus ha aumentato il gap tra donne e uomini sul lavoro

La crisi da Covid19 ha messo in risalto un feroce vulnus preesistente della società. Cresceranno le forme di segregazione occupazionale a prevalente svantaggio femminile

L'Italia è stato il primo paese europeo colpito dal COVID 19 e i fatturati dell'industria, a parte il settore farmaceutico e alimentare, sono in picchiata (-25,2% a marzo rispetto all'omologo periodo del 2019). Il tasso di attività femminile è del 56,2% (gli uomini che lavorano sono il 75,1%). Siamo lo stato con meno donne occupate in Europa, secondi solo alla Grecia.

In questo quadro, la crisi portata dal Covid-19 sembra destinata a peggiorare la situazione, allargando ulteriormente le disuguaglianze di genere, rischiando di aggravare quel gender gap già esistente nel mondo del lavoro. Sono i risultati che emergono da un'indagine commissionata a BVA-Doxa da eToro, da cui è emerso che solo 4 donne su 10 si reputano economicamente indipendenti.

La disoccupazione mondiale, post pandemia, potrebbe aumentare anche di 25 milioni e fino a 35 milioni di persone in più potrebbero trovarsi in condizioni di povertà lavorativa (Fonte: Osservatorio ILO, 2020, Covid-19). E' peraltro noto che i settori dove imperano forme di lavoro precario sono ad alta densità femminile (pari all'83,9 per cento secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum).

Ora è noto anche che, se a Settembre le scuole non riapriranno, a pagare il prezzo più alto saranno le donne, che già stanno subendo il fenomeno del part-time involontario a causa dei servizi di cura insufficienti. Sono 433.000 le donne Italiane inattive o part-time, per carenze nel welfare, soprattutto localizzate al Sud (il 44,8 per cento delle madri in età lavorativa) e per cause imputabili proprio ad una mancanza dei servizi per l'infanzia, nell'88 per cento dei casi (Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, 2019).Il 4 Maggio sono rientrati al lavoro 4,4 milioni di italiani. Al Nord prima che al Sud, e gli over 50 più dei giovani.

L'attuale pandemia non colpirà tutti allo stesso modo, in maggiore evidenzia e tra le ferite preesistenti della società, le varie forme di segregazione occupazionale a prevalente svantaggio delle figure femminili. I dati Istat pre-pandemici (Istat, 2019, I tempi della vita quotidiana. Lavoro, conciliazione, parità di genere e benessere soggettivo) evidenziano che la parità di genere nei tempi di lavoro familiare sarà raggiunta in oltre 60 anni, al ritmo attuale di cambiamento e l'attuale pandemia impatterà sui soggetti più fragili, quelli maggiormente soggetti al precariato.

Fa eco, in queste ore, la class action tedesca da parte di un nutrito gruppo di mamme lavoratrici che hanno quantificato il lavoro svolto in lockdown dovendo farsi carico della didattica on line, delle mansioni domestiche e di caregiving famigliare quantificando in 8 mila euro il lavoro svolto durante il lockdown, una fattura emessa nei confronti del governo federale.

"Nessuno sa cosa succederà -spiega Valentina Parenti, CoFounder e Project Manager di GammaDonna, la piattaforma che promuove lo sviluppo delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro e dell'impresa - ma certamente indicatori e proiezioni non sono incoraggianti. Mentre ci stiamo chiedendo, una volta finita la cassa integrazione, quante saranno le donne che rientreranno effettivamente al lavoro, la proposta delle lavoratrici tedesche, evidenzia un dato di realtà: il tempo dedicato alle incombenze domestiche e a seguire la scuola online ha sottratto tempo alla vita lavorativa, e soprattutto ha ridotto la produttività. Lo Smart working consente un lavoro per obiettivi. Ma quando? Quando i bambini in età scolare dormono? Questi mesi sono stati massacranti per le madri lavoratrici ed il Premio GammaDonna 2020 terrà conto anche dello sforzo che le lavoratrici hanno dovuto compiere per ridefinire e ristrutturare il proprio impiego conciliandolo con il caregiving, un'attività mai retribuita ed in cerca di un riconoscimento. Il 32,8% delle donne italiane che lavorano è in part-time (contro l'8,7% degli uomini). Il lavoro di cura (figli o genitori anziani) è ancora quasi esclusivamente appannaggio femminile. Diretta conseguenza di questo dato - conclude Valentina Parenti - la minore retribuzione in famiglia delle donne rispetto all'uomo, e – a cascata – il divario pensionistico tra i generi (Italia al 22° posto in Europa su 28)."

"L'Italia è stato il primo paese europeo colpito dal COVID 19 e i fatturati dell'industria, a parte il settore farmaceutico e alimentare, sono in picchiata (-25,2% a marzo rispetto all'omologo periodo del 2019). Il dato che più ci preoccupa- precisa Chiara Cormanni imprenditrice e Vicepresidente Gruppo Giovani Confindustria Lombardia- è la flessione degli ordinativi e l'incertezza di quando arriverà la ripartenza. Mai come in questo periodo le imprese hanno avuto bisogno di sostegni economici in primis, ma non solo. In tempo record le imprese hanno cambiato le modalità delle collaborazioni, investendo in tecnologia e chiedendo ai propri dipendenti di lavorare da casa. Che impatto avrà questo lo stiamo iniziando a percepire ora. La mia è un'azienda metalmeccanica- prosegue la vicepresidente di Assolombarda del gruppo giovani- con prevalenza di personale maschile e che lavora su impianti produttivi. Non abbiamo mai chiuso poiché forniamo prodotti necessari alle categorie considerate indispensabili, abbiamo messo l'azienda in sicurezza e i nostri collaboratori ci hanno seguito. Siamo riusciti a non usare la cassa integrazione e a mantenere il vantaggio competitivo acquisito negli anni soprattutto con l'estero. In un momento così critico la mia presenza era necessaria in azienda e questo ha comportato una riorganizzazione familiare avendo un bambino di 2 anni e mezzo che non poteva più frequentare il nido. Ora più che mai è necessario non fare errori per evitare di chiudere e lasciare intere famiglie a casa. La mia situazione è all'opposto rispetto a quella di altre mamme che sono in smart working e che non sapranno se e come torneranno a lavorare a dove lasceranno i bambini se le scuole non riapriranno. Parlo di mamme e non di papà, perché la realtà è che sono le donne quelle che rimarranno maggiormente danneggiate dalla situazione. Ancora non abbiamo dati certi su quante imprese non riusciranno a riaprire, ma ce ne saranno. L'impegno del governo deve essere quello di garantire che non si accentui la disparità di genere, che si faccia il possibile per far riaprire le scuole con tutte le precauzioni necessarie per garantire ai bambini la partecipazione sociale e ad entrambi i genitori di continuare con le loro attività lavorative. Se ciò non accadesse penso che le mamme avrebbero tutto il diritto di chiedere al governo un aiuto per tutto il lavoro extra".

"Il concetto di pari opportunità è strategico per la produttività d'impresa- esordisce Susanna Messaggio, imprenditrice e responsabile delle pubbliche relazioni in SG Company, principale player nella comunicazione integrata Live & Digital, quotata all'AIM di Borsa Italiana- e la rappresentanza femminile nel nostro gruppo è pari al 60%".

Non ha dubbi nemmeno il Ceo e Chairman di SG Company, Davide Verdesca che interpellato sul tema chiarisce "competenze e capacità di organizzazione sono i prerequisiti che privilegiamo nei colloqui per la selezione del personale indipendentemente da genere, orientamento religioso o altro. Le donne sono normalmente molto più organizzate degli uomini, sono più precise ed efficienti. Gli uomini hanno maggiore libertà d'azione e possono rimanere in riunione fino a tardi la sera. Le donne no. E questo depone a favore di una maggiore disponibilità e flessibilità degli uomini rispetto alle donne, che tuttavia in questi mesi hanno dato prova di una capacità di organizzazione straordinaria. Produttività, innovazione e competitività economica- conclude Davide Verdesca- possono essere accresciute conseguendo un migliore equilibrio tra generi nelle posizioni di responsabilità e solo le economie che saranno in grado di impiegare tutti i loro talenti riusciranno a prosperare.

"Noi donne lavoratrici e mamme in questa emergenza da Coronavirus siamo quelle che hanno lavorato di più per accudire figli e famiglia- commenta Letizia Caccavale Presidente del Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia e mamma di due bimbe di 1 e 3 anni - inoltre con la fase 2 senza scuole rischiamo di essere penalizzate ulteriormente. Per noi donne il Covid-19 é arrivato su una situazione già di partenza svantaggiosa. Tuttavia riflettendo sulle opportunità che questa emergenza ci potrà dare, penso che ora più che mai dobbiamo sfruttare la discontinuità con il passato ed essere protagoniste della ricostruzione del Paese anche nella sua progettazione. Abbiamo dimostrato generosità e coraggio durante il periodo più duro, impegnandoci in prima linea nei settori messi maggiormente alla prova dal virus, istruzione, lavori di cura, e settore sanitario, ambiti a prevalenza femminile. E' opportuno che questi lavori siano maggiormente valorizzati, anche dal punto di vista economico. Servono politiche che consentano alle donne di produrre valore con le proprie scelte- prosegue Letizia Caccavale- in una vera ottica di pari opportunità. Il nostro Paese deve cogliere ora la possibilità di mettere in campo tutte le sue risorse, uomini e donne, permettendo loro di esprimersi al meglio e di produrre valore sociale ed economico. Le donne hanno peculiarità diverse da quelle degli uomini-conclude la Presidente del CPO- che le istituzioni dovrebbero valorizzare sia in ambito familiare sia professionale per favorire la conciliazione famiglia-lavoro. Per questo il nostro Consiglio lancia la seconda edizione del Riconoscimento"Parità Virtuosa 2020" a sostegno delle realtà lombarde tra aziende, associazioni e sindacati che aiutano i lavoratori nella vita privata e lavorativa, tenendo conto delle iniziative creative attuate in tempi di COVID. Non è più solo una questione di diritti, ma di visione strategica."

I più letti

avatar-icon

Redazione