IL catastrofico neo statalismo italiano
(Ansa)
Economia

IL catastrofico neo statalismo italiano

Alitalia, Mps, ora Autostrade. Secondo il Professore di Economia Giulio Sapelli quello che sta accedendo nel nostro Paese è un illogico ritorno al passato dalle conseguenze catastrofiche

Lo Stato che avanza e si sostituisce ai privati iniettando capitale all'interno di aziende e imprese in difficoltà va nella direzione opposta rispetto a quella del moderno capitalismo delle privatizzazioni.

«Siamo davanti a innumerevoli fallimenti di mercato perché non abbiamo investitori privati che si facciano carico di queste necessità» dichiara il Professore di Economia Giulio Sapelli.

Visto che grandi investitori privati non ci sono più, i soldi con cui si cerca di tenere a galla l'economia nostrana sono quelli pubblici.

«E' molto difficile – puntualizza Sapelli - fare l'industria di Stato in una nazione dove non c'è uno Stato».

Oltre all'operazione Autostrade con l'accordo che prevede la fuoriuscita dal Cda della famiglia Benetton e l'ingresso di Cassa Depositi e Prestiti con una diluizione del capitale direttamente immesso dalla Stato, la storia più recente del neo capitalismo politico italiano riporta il caso Alitalia che verrà gestita da una nuova società composta al 100% da capitale pubblico, ma anche il salvataggio di Banca Monte dei Paschi di Siena. Lo Stato oggi detiene il 68,25% dell'istituto di credito e per la ricapitalizzazione il Paese ha speso 5,4 miliardi. L'operazione è stata fatta nel 2017 e la partecipazione pubblica avrebbe dovuto essere per un periodo di tempo limitato, ma oggi il Guardasigilli Gualtieri non ipotizza un'uscita dello Stato dalla banca prima del 2021.

Se la tendenza al nazionalismo e al protezionismo è di portata globale e figlia di un connubio storico politico tra pandemia e fragilità dell'economia occidentale è altrettanto vero che quanto sta succedendo in Italia non stupisce, ma spaventa gli economisti.

Secondo Sapelli quanto sta accadendo prelude a scenari politico economici agghiaccianti: «Al posto dello Stato – sostiene - ci saranno le cosche a gestire l'impresa in una forma di neo patrimonialismo estremamente pericolosa. Ci saranno gruppi di interesse privato che utilizzeranno lo Stato per fare i propri interessi».

«Siamo davanti a innumerevoli fallimenti di mercato – argomenta l'economista - perché non abbiamo investitori privati che si facciano carico di queste necessità. Però pensare di tornare al modello della vecchia Iri è desueto. Bisogna inventarsi delle soluzioni per far fronte a queste crisi in maniera tale che al fallimento del mercato non corrisponda questo neo statalismo. Bisogna inventarsi delle forme nuove di allocazione di diritti di proprietà di tipo pubblico, come quelle del no for profit, perché oggi non ha più senso il vecchio modello dell'Iri che innanzitutto richiede dei manager come quelli di un tempo quando si chiamavano Beneducci e soci, ma quel tempo lì è scomparso e quindi quando il mercato fallisce ci deve essere un intervento che chiameremo "pubblico" ma secondo la teoria dei "common boots", cioè lo Stato interviene e affida la gestione a un unico amministratore, il civil servant, in grado di traghettare l'impresa attraverso la crisi per poi far sì che i ricavi vengano destinati all'ammortamento e allo sviluppo dell'impresa. Non possiamo pensare al vecchio meccanismo dell'industria di Stato classica, dobbiamo inventarci cose nuove».

Le conseguenze di questo neo statalismo non sono difficili da intuire e il caso Autostrade ne è un esempio lampante.

«Rispetto al caso Autostrade – spiega ancora il Professor Sapelli - abbiamo fatto l'errore di privatizzare un monopolio pubblico. Abbiamo fatto un altro errore quando abbiamo sottoscritto un contratto troppo favorevole al concessionario e non a chi dà in concessione sia nei governi Prodi sia nei governi Berlusconi e adesso abbiamo fatto questo errore terribile di fare un vero e proprio esproprio, cose che si fanno solo in Venezuela. Naturalmente sarebbe stato meglio se il consiglio di amministrazione di Autostrade si fosse dimesso spontaneamente chiedendo scusa e invece non è accaduto e lo Stato sta facendo l'errore di far intervenire Cassa Depositi e Prestiti che ha un compito molto più importante di quello di gestire le infrastrutture che andrebbero, invece, gestite col piano del "no for profit": tutto quello che si guadagna dopo che lo Stato ha messo i soldi per l'avviamento viene destinato, tramite l'amministratore unico o civil servant, alla manutenzione, all'ammortamento e a pagare gli stipendi degli operai».

E guardare al futuro dell'Italia nei prossimi 5 anni non si vede nulla di buono.

«Tra cinque anni l'Italia sarà come l'Argentina di oggi», conclude il Professore.

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Barbara Massaro