Energia, ecco perché nel 2017 ci è costata di più
A influire in modo pesante sul valore della nostra bolletta energetica è stato soprattutto il prezzo del petrolio cresciuto in un anno del 25%
Non si sono ancora del tutto placati gli echi delle polemiche divampate dopo l’incidente in Austria che qualche giorno fa ha bloccato per alcune ore l’approvvigionamento di gas al nostro Paese, che il tema dell’energia torna di nuovo alla ribalta.
A rilanciare la questione è stata l’Unione petrolifera, che ha fornito dati aggiornati sulla nostra cosiddetta bolletta energetica, ossia su quanto avrebbe speso nel 2017 il nostro Paese per rifornirsi dall’estero appunto di energia.
Il dato più significativo è che nell’anno in corso per la prima volta dal 2011, anno record in particolare per i prezzi del petrolio, la spesa energetica dell’Italia è aumentata, portandosi a 34,4 miliardi di euro, il 24% in più rispetto al 2016 con un peso sul Pil intorno al 2%. Vediamo allora quali sono i fattori che hanno inciso in maniera determinante su questo balzo in avanti dei costi.
Effetto petrolio
Non ci sono dubbi sul fatto che una delle voci più importanti della nostra spesa energetica è rappresentata dal petrolio. Ebbene, è proprio questa fonte energetica ad aver subito gli incrementi di prezzo più significativi negli ultimi tempi.
Infatti, con l'accordo Opec-non Opec per il taglio della produzione esteso fino alla fine del 2018, il costo del greggio si è portato sopra i 60 dollari a barile e a una media di 54,2 nel corso dell'anno: si tratta del 25% in più rispetto al 2016.
Il risultato è che l'Italia, Paese dove la produzione nazionale è da tempo al lumicino, si è trovata dunque a sborsare una bella cifra in più per approvvigionarsi all'estero: la sola bolletta petrolifera stimata dall'Up sarebbe pari infatti a 17,4 miliardi di euro, ovvero il 30% in più rispetto al 2016.
Certo, siamo lontani dai picchi di 36,5 miliardi di euro registrati sei anni fa, ma in ogni caso siamo di fronte a una decisa inversione di tendenza che secondo l’Up continuerà anche l’anno prossimo.
Le conseguenze alla pompa
Per i consumatori, la percezione di un incremento della spesa energetica risulta evidente quando si va a fare il pieno al distributore: i prezzi infatti, nel 2017, sono cresciuti mediamente di circa 9 centesimi per la benzina e di 10 centesimi per il gasolio. C’è inoltre da notare che di pari passo, i consumi sono scesi dell'1,3%, cosa che è avvenuta, tra i grandi Paesi europei, soltanto in Italia.
Un fenomeno effettivamente di difficile interpretazione, considerando tra l’altro che la ripresa economica è in atto, ma che secondo l'Up potrebbe spiegarsi, tra le altre cose, con la piaga del contrabbando di carburanti, che negli ultimi tempi sarebbe aumentata, come testimoniano anche i frequenti sequestri di carburanti illegali effettuati dalle forze dell’ordine.
A tutto gas, con qualche ombra
A gonfie vele va invece il gas, che si conferma come la prima fonte di energia del Paese, vista anche la siccità che quest'anno ha messo il freno all'idroelettrico. Una situazione che rende, come più sopra accennato, ancora più preoccupante quanto accaduto martedì scorso in Austria.
La vicenda del blocco delle forniture dalla Russia in effetti si è risolta senza che venissero intaccate le riserve strategiche del nostro Paese, come d’altronde confermato dall'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi. Tuttavia, l’incidente di Baumgarten, è stata l’occasione per riflettere sul fatto che, per quanto concerne il gas, l'Italia dipende per oltre il 90% dall'estero.
Il nostro Paese è dunque fortemente esposto a rischi di blocco dell’approvvigionamento e dunque per il futuro sarà necessario avere sempre più fonti alternative, provenienti da Paesi diversi. In questo senso, una delle soluzioni potrebbe essere il Tap, il contestato gasdotto proveniente dall'Azerbaijan, Paese che nel frattempo, ha ripreso invece la prima posizione tra i nostri fornitori di petrolio. Staremo a vedere.