Il Coronavirus cambia la spesa degli italiani
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Economia

Il Coronavirus cambia la spesa degli italiani

L'epidemia e la psicosi hanno mutato il nostro modo di spendere. Meno soldi per viaggi, spettacoli, divertimento

A due settimane dall'esplosione in Italia dell'epidemia di Coronavirus si può cominciare a capire come l'emergenza ha influito sulla spesa degli italiani. in un contesto economico dove lo spettro della recessione è sempre più vicino c'è chi registra picchi di guadagni straordinari. Si tratta dei negozi della grande distribuzione presi d'assalto da cittadini impauriti a caccia di disinfettanti, prodotti per l'igiene personale, cibi a lunga conservazione e alimenti per gli animali domestici, insomma, i generi di prima necessità.

Secondo i dati registrati dai principali rilevatori nazionali nel Nord Italia – epicentro del contagio – a partire dal 23 febbraio si è registrato un incremento del 73% nelle vendite di supermercati e nelle catene che vendono prodotti per l'igiene della casa e della persona.

Un dato che in Lombardia ha raggiunto picchi dell'87% e nelle varie province regionali ancora più alti: +109,3% a Lecco, +106,2% a Bergamo, +97,1% a Monza e Brianza e +93,3% Milano.

Sugli scaffali dei supermercati i prodotti che vengono acquisiti in maggiore quantità sono quelli a lunga conservazione: pasta (+25%), riso (+33%), farina, cibi in scatola(+29%), sughi (+22%) e in generale alimenti non deperibili in previsione della possibilità di dover restare chiusi in casa in quarantena.

Oltre al cibo in aumento sono anche le vendite di prodotti per la pulizia domestica nel tentativo di rimuovere possibili tracce del virus da casa: alcol e candeggina in primis, ma anche ogni tipo di detergente e disinfettante si possa trovare in commercio. E' corsa anche a sapone, shampoo, carta igienica, salviette disinfettanti e soprattutto guanti usa e getta ritenuti indispensabili per evitare il contagio.

Oltre alle vendite nei supermercati sono in sensibile aumento anche quelle dei negozi per animali (+20% in Lombardia) e nei mini market (+31% in Lombardia), quei negozi specializzati in prodotti per l'igiene domestica e della casa. Visto che le scorte dei grandi magazzini iniziano a scarseggiare sono proprio questi ultimi a essere scelti dagli italiani alla ricerca di tutto quello che può servire a bloccare la diffusione del Covid-19.

Meno sensibile, rispetto alla media, la crescita delle vendite nelle farmacie che, nelle ultime settimane, hanno segnato un +7%. Le scorte, in farmacia, si esauriscono prima e sono molteplici i punti vendita che espongono cartelli a segnalare l'assenza di mascherine, gel disinfettanti e guanti visto che la domanda è aumentata nel 107% in 14 giorni.


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In farmacia, però, si cercano anche in gran quantità integratori alimentari e rimedi farmaceutici che possano alzare le difese immunitarie come consigliato dall'OMS. Inoltre, visto il maggior ricorso a cibi confezionati e a lunga conservazione il cui potere nutriente sul corpo è inferiore a quello degli alimenti freschi il ricorso agli integratori è utile e auspicabile.

E se cresce la spesa di tutto quello che può essere ritenuto di prima necessità in un momento difficile come quello che sta attraversando l'Italia, dall'altro crollano le voci di spesa delle famiglie. Vacanze cancellate per una famiglia su due, niente cinema, teatro o serata in pizzeria: gli esercenti registrano cali d'incassi con punte dell'80, 90% e questo avrà ripercussioni sull'intero bilancio annuale.

Si esce pochissimo, non ci si muove con i mezzi pubblici e non si frequentano luoghi affollati. Si evitano spese che non siano indispensabili e tutti i settori segnano cali e prevedono crisi a medio-lungo termine. Il mercato hi-tech, ad esempio, in due settimane ha registrato perdite dell'8,4%. Anche il mercato dell'auto dal 23 febbraio a oggi è calato dell'8,8% con diminuzione di vendite e immatricolazioni.

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Barbara Massaro