Quanto costa all'Italia il Coronavirus
Andrea Ronchini /Nur Foto via Getty Images
Economia

Quanto costa all'Italia il Coronavirus

Lusso, turismo, auto. L'impatto sull'economia nazionale del coronavirus preoccupa alcuni settori con danni da centinaia di milioni di euro

Secondo la Bce è ancora prematuro stimare l'impatto – gravissimo - sull'economia globale della diffusione del Coronavirus che, fino a ora, ha già determinato la morte di centinaia di persone nel mondo e il contagio di oltre 28.000. L'Italia, di sicuro, sarà uno dei Paesi che pagherà più a caro prezzo la quarantena cinese soprattutto per quanto riguarda il settore del turismo e del lusso.

Ogni anno nel nostro Paese arrivano, infatti, 13 milioni di cinesi che riempiono alberghi, ristoranti, musei, aerei e piazze; turisti, tra l'altro, dal portafogli pieno che spendono e portano ricchezza all'Italia il cui Pil per il 10% è formato dal turismo.

Secondo Assoturismo Confesercenti l'epidemia rischia di costare all'Italia, solo in termini turistici d'indotto cinese, 1,6 miliardi di euro. Interi gruppi di visitatori hanno, infatti, cancellato i viaggi verso Milano, Roma, Firenze e Venezia e già ora la capitale registra un crollo del 13% delle prenotazioni.

Potrebbero, quindi essere poco meno di 5 milioni i turisti che per ridurre i rischi di contagio rinuncerebbero all'Italia come destinazione turistica generando una contrazione complessiva di 14,6 milioni di pernottamenti.

Inoltre il timore è che anche potenziali turisti provenienti dall'estero – in particolar modo dagli USA – si facciano suggestionare dalla paura di incontrare visitatori cinesi e che quindi disdicano le vacanze già prenotate con un effetto ancora più grave di quello paventato al momento. La sindrome da contagio, alimentata anche da scarsa e inadeguata informazione, rischia di produrre ricadute devastanti su gran parte dei sistemi turistici regionali e a livello mondiale l'incoming turistico italiano potrebbe segnare una contrazione della spesa turistica di ben 4,5 miliardi di euro, pari a circa il 5% per cento del prodotto interno lordo settoriale italiano.

Altro settore fondamentale per l'economia italiana che rischia di essere messo in ginocchio dal Coronavirus è quello del lusso. Via Montenapoleone a Milano, per intenderci, vive per il 90% di acquisti effettuati da clientela cinese e l'improvviso stop di arrivi dalla Cina potrebbe avere un effetto catastrofico sull'industria del lusso che, in Italia, vale il 50% del Pil.

Perché i cinesi non sono solo buyer al dettaglio, ma anche grandi compratori di eccellenza italiana e se anche solo contraessero per tre mesi le loro spese del 10% in Italia questo si tradurrebbe in 2 punti netti di Pil in meno.

Nel 2019 gli acquisti nel settore lusso effettuati dai cinesi sono stati del 28% per una spesa totale di 462 milioni di euro, oltre 300 euro al giorno, circa 1500 euro a viaggio.

E poi ci sono le aziende. L'Italia è un paese, come la Germania, che vive di export e la Cina è il suo primo acquirente. Il blocco degli scambi commerciali con Dragone potrebbe essere devastante. Inoltre ci sono le aziende italiane con sede in Cina che vendono in tutto il mondo e che al momento sono ferme. Basti pensare allo stabilimento di Wuhan di Magneti Marelli che è chiuso da due settimane e, solo questa chiusura, sta rallentando la produzione automobilistica a livello globale.

Inoltre proprio a Wuhan, epicentro della diffusione del Coronavirus, dal 2018 sta prendendo forma il progetto di creazione del cosiddetto Italian Village, ovvero un mega spazio espositivo a disposizione delle piccole e medie aziende italiane che intendono raccontare la tradizione del Made in Italy ai consumatori cinesi. L'attuale blocco è destinato a rallentare notevolmente lo sviluppo del progetto con costi economici ancora difficili da quantificare.

Gli unici "vantaggi" che al momento possono essere riscontrati, a livello economico, dalla diffusione del virus sono: il calo del costo della benzina e la diminuzione dei costi dei mutui che sono sempre più vantaggiosi sia per chi vuole aprire nuove stipule sia per chi desidera effettuare la surroga.

Il prezzo del brent, infatti, è già sceso del 3,9% e in Italia questo ha fatto sì che alcune compagnie petrolifere abbiano ridotto il costo della benzina e del diesel di centesimi.

Sul fronte mutui la crisi cinese s'inscrive in un momento già propizio sia per stipula sia per surroga a causa della politica accomodante delle banche centrali e oggi i tassi sono ancora più vantaggiosi.

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Barbara Massaro