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Economia

Bollette del gas, perché i rincari sono del 5% e non del 70%

La scelta dell’Autorità per l’energia di cambiare il sistema di calcolo delle bollette ha evitato che i rincari delle bollette fossero del 200%

Catastrofe sfiorata per un soffio sul fronte degli aumenti delle bollette del gas. I rincari previsti sulla fattura del gas di novembre (relativa ai consumi di ottobre) saranno “solo” del 5% invece del 70% previsto in un primo tempo. A fornire i dati è stata Nomisma Energia che ha spiegato il perché di questa sorta di “miracolo in bolletta”. Nelle ultime settimane – come previsto – il prezzo del gas naturale quotato sul mercato Ttf di Amsterdam ha cominciato a scendere attestandosi oggi a 123 euro MWH dopo i picchi stratosferici di agosto quando aveva superato quota 377 euro MWH.

Perché il prezzo del gas è sceso

Le ragioni del calo sono sia strutturali sia contingenti. Tra le cause strutturali c’è il fatto che i principali Paesi europei hanno completato gli stoccaggi ed è finita la corsa ad accaparrarsi più gas possibile a qualunque prezzo spingendo al rialzo il prezzo e rilanciandolo all’infinito. Inoltre, la recessione industriale in arrivo ha contribuito a ridurre la domanda.

La vera svolta, però, è determinata dalla revisione delle tariffe introdotta a Arera (l’autorità per l’energia) lo scorso luglio. Se prima le tariffe venivano calcolate su base trimestrale facendo capo – per l’intero trimestre – al prezzo del gas d’inizio trimestre l’Autorità ha deciso d’introdurre – vista la volatilità della situazione economica – la revisione mensile. Quindi le bollette di novembre sono calcolate sul prezzo di mercato di ottobre e non su quello di agosto come sarebbe successo se Arera non avesse spinto verso la revisione del sistema di conteggio (che in un primo momento sarebbe dovuto essere introdotto a gennaio prossimo). Se le cose fossero state come erano dal 2013 le bollette di ottobre avrebbero registrato rincari del 200% creando un collasso per il sistema produttivo italiano con effetti ancora più drammatici per famiglie e imprese.

Cosa ha spinto a rivedere il sistema di calcolo

La scelta dell’Autorità per l’energia è stata mossa dalla necessità di far fronte ai prezzi del libero mercato ancora più soggetti a volatilità rispetto agli altri e di rispondere alle richieste del venditori di energia che da tempo chiedevano provvedimenti in merito.

Il computo, infatti, è valido per le famiglie che sono ancora nelle condizioni di tutela, ovvero circa 7,3 milioni di clienti domestici, su un totale di 20,4 milioni, il 35,6% circa.

Il presidente di Nomisma Energia, Davide Tarabelli, ha commentato: “Quella dell’Arera è stata una scelta azzeccata, forzata dal cataclisma che è arrivato dai mercati e dall’esigenza dell’Autorità di intervenire.Ed è stato anche un colpo di fortuna poiché il caso ha voluto che il nuovo meccanismo entra in vigore proprio mentre c’è il calo”.

Quanto costa alle famiglie

Nonostante questo l’aumento della bolletta di ottobre al 5% ha comunque forti ripercussioni sulle famiglie italiane con un conto medio per la fornitura di gas che nel 2022 quoterebbe a 1.817 euro a famiglia come ha spiegato Codacons che ha specificato che si tratta di una maggiore spesa pari a +632 euro annui a famiglia rispetto alla spesa per il gas sostenuta nel 2021, con un rincaro complessivo delle tariffe del 53,3%.

Cosa succede in Europa

E’ però ingenuo parlare di “successo” sul fronte del contenimento delle tariffe e per capirlo basta guardare oltre confine. Secondo un'analisi realizzata da Confcommercio-Nomisma, alberghi, bar, ristoranti e negozi alimentari pagano in Italia, a parità di consumi e di potenza impegnata, una bolletta elettrica notevolmente più elevata rispetto al resto d’Europa con una spesa elettrica mediamente superiore del 27% rispetto alle imprese spagnole e addirittura di quasi il 70% rispetto a quelle francesi. Meno severo il divario relativo ai negozi non alimentari che pagano, rispettivamente, l'11% e il 16% in più.

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Barbara Massaro