Blocco contratti dei dipendenti pubblici: è illegittimo
Danilo Schiavella/Ansa
Economia

Blocco contratti dei dipendenti pubblici: è illegittimo

Lo ha deciso la Corte Costituzionale, ma solo per il futuro. Significa che lo Stato non deve pagare 35 miliardi agli statali per il blocco in atto dal 2010

La moral suasion governativa ha funzionato. La Corte Costituzionale ha stabilito che il blocco dei contratti dei dipendenti del pubblico impiego è illegittimo, ma per il futuro. Significa che lo Stato non è costretto a pagare i suoi dipendenti per i soldi che questi non hanno ricevuto a causa del mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.

Un importo che si aggira intorno ai 35 miliardi di euro. E vuole anche dire che questo blocco non si potrà più riproporre in futuro. Questo è il senso della decisione della Corte Costituzionale che, da lunedì 22 giugno, era in camera di consiglio per decidere su una serie di ricorsi contro la norma decisa dal governo Monti.

La decisione della Consulta è stata preceduta da quella del 30 aprile che ha riguardato il nodo della rivalutazione delle pensioni all’indice del costo della vita.

A fine aprile i giudici costituzionali decisero che il blocco della rivalutazione degli assegni superiori a 1500 euro lordi al mese, introdotto nel 2011 dal governo guidato da Mario Monti per il 2012 e 2013, era anticostituzionale. La decisione, che ha bocciato un comma della legge Fornero, ha imposto al governo di restituire ai pensionati la quota non versata in quegli anni.

Il costo per le casse pubbliche venne stimato dalla Ragioneria Generale dello Stato in circa 16 miliardi. Quella decisione fece scoppiare polemiche violentissime tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e la Consulta, difesa, invece, da Matteo Renzi. Per risolvere la situazione il governo ha poi deciso, interpretando in senso restrittivo la sentenza, di restituire il dovuto solo ai pensionati che si trovano nella fascia più bassa.

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Le polemiche hanno anche riguardato il ruolo dell’avvocato dello Stato Giustina Noviello, che era stata chiamata a difendere le ragioni dello Stato, ovvero della legge Fornero, davanti alla Consulta. In realtà il suo profilo Twitter era pieno di post anti-Fornero, anti-Renzi e pro-pensionati. Inoltre l’avvocato Noviello non era nemmeno stata edotta sul rischio che i conti pubblici avrebbero corso in caso di giudizio di anticostituzionalità.

Questa volta il governo ha agito d’anticipo “avvertendo” settimane prima che una sentenza contraria al blocco dei contratti costerebbe allo Stato, come detto, ben 35 miliardi di euro.

I contratti del pubblico impiego, in realtà, sono bloccati dal 2010 e l’ultima volta che il ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia ha affrontato l’argomento, ha detto che si sarebbe fatto di tutto per sbloccare la contrattazione per il 2016, e nche questo nodo avrebbe trovato spazio nel Def previsto per questo autunno. Avvertendo, però, che le risorse “il tema contrattuale è legato alla situazione di crescita del Paese”.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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