Amazon Go
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Economia

Amazon Go: ecco come funziona il negozio senza casse di Jeff Bezos

La tecnologia utilizza videocamere, intelligenza artificiale e sensori, ma soprattutto continua a imparare dai propri errori

Dopo cinque anni di test e un anno di sperimentazione dedicato solo dai dipendenti di Amazon, da oggi chiunque può fare shopping senza file da Amazon Go, il primo supermercato senza casse che ha aperto i battenti ai piedi del quartiere generale della multinazionale di Seattle.

Gli elementi chiave dell’esperienza di acquisto

Una volta scaricato l’applicazione “Amazon Go”, ci si “registra” all’ingresso del supermercato passando il proprio smartphone davanti a dei sensori, come se fosse un badge. All’interno del punto vendita - che ha la superficie di un supermercato di  prossimità e offre un’analoga selezione di bibite, panini e alimentari - , un mix di telecamere computerizzate, intelligenza artificiale e sensori seguono l’acquirente sul punto vendita. Ogni oggetto preso dallo scaffale viene aggiunto a un carrello virtuale (o stornato nel momento in cui lo si rimette a posto) e l’importo viene addebitato automaticamente sul conto Amazon quando si lascia il negozio.

I segreti dietro le quinte

Amazon ha fornito pochi dettagli sulla tecnologia chiamata “Just Walk Out”, ma gli esperti ritengono - riferisce Ars Technica - che il sistema, invece di “contare” gli articoli in uscita con il cliente come avviene in un comune supermercato, conti invece i prodotti rimossi dallo scaffale. La seconda equazione da risolvere per far funzionare le cose riguarda l'addebito alla persona che effettivamente ha preso i prodotti. È qui che entra in gioco il deep learning che aiuta a identificare il cliente. Miliardi di immagini caricate online dai navigatori negli anni hanno creato l'ambiente ideale in cui “insegnare” agli algoritmi cosa “vedere”. Le ultime innovazioni hanno fatto il resto, con reti (chiamate Recurrent Neural Networks) capaci di vedere e, soprattutto, memorizzare quello che vedono. Questa tecnologia permette di avere algoritmi di “visione” in grado di riconoscere con grande precisione le persone, gli oggetti e le azioni. Quello che serve, a questo punto, è la potenza di computer in grado di gestire l’immane massa di dati generati dalle operazioni sul punto vendita. E, guarda caso, è proprio Amazon uno fra i proprietari del più potente servizio di cloud.

Come si gestisce l’errore

In realtà, c'è un ultimo elemento che riguarda le videocamere. Una videocamera, infatti, ha una visione “lineare” e, dunque, per assicurarsi la copertura di tutta la superficie del punto vendita servono numerose ottiche. Le immagini raccolte da diversi punti di vista, però, devono entrare a far parte di un’unica “scena”, cioè l'acquisto da parte di uno specifico cliente. Amazon ha scelto di abbracciare l’incertezza e ha messo a punto un sistema probabilistico. Per fare un esempio: le probabilità che un cliente prenda dallo scaffale una bottiglia di vino è legata alla probabilità che si tratti di un cliente che compra del vino e alla probabilità che la videocamera che riprende la scena non faccia errori (la percentuale di errore di ogni videocamera cambia, perchè cambia il suo angolo di osservazione). Amazon può permettersi di fare questo calcolo per due ragioni. La prima è che conosce la storia degli acquisti di moltissimi clienti, quindi può prevedere dei comportamenti basati sulla storia precedente. La seconda è che, combinando misurazioni multiple da parte di multiple fonti nel corso del tempo può fare previsioni e può imparare dall’osservazione. Un sistema di lettori Rfid posizionati sul punto vendita, infine, conferma il lavoro sinergico dei computer.

Concorrenti: le ragioni della preoccupazione

Se l’avvento di Amazon Go è una buona notizia per i clienti che possono risparmiare il tempo delle file alle casse, per i concorrenti nel settore del retail (la scorsa estate, Amazon ha acquisito la catena di supermercati biologi Wholefoods) non si può dire altrettanto. In primo luogo perchè la tecnologia di Amazon Go permette di raggiungere in modo più targettizzato i clienti (per esempio, con offerte speciali dedicate al singolo acquirente), ma soprattutto perché il nuovo negozio segna un punto di svolta per la grande distribuzione. Se qualche altra insegna volesse implementare un sistema analogo in futuro, potrebbe trovarsi a prenderlo in prestito proprio dal più temibile dei concorrenti.

Per saperne di più:

- Perché Amazon ha scelto di puntare sull’alimentare

- Web tax: perché la ue vuole tassare Amazon e gli altri


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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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