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E' possibile essere aggressivi e passivi contemporaneamente? Ovviamente sì! (E si fanno parecchi danni!)

Alcuni narcisisti (e non solo) adorano questa tecnica ... ma a cosa porta? Come ci si difende?

Se pensiamo al narcisista prototipico ci balza subito alla mente un soggetto aggressivo e piuttosto stronzo: … viso tirato, mascella serrata, sguardo scrutatore e torvo. Nei precedenti post mi sono soffermato in più di un’occasione sugli atteggiamenti aggressivi dei narcisi …

In questo caso parliamo invece di quei soggetti che l’aggressività ce la fanno respirare, ma in modo talvolta subdolo e percepibile più al livello di pancia che di testa.

L’approccio di cui parleremo oggi è quello aggressivo-passivo … una modalità manipolatoria che ha il potere di centrifugarci la mente. Quando infatti ci si para davanti lo stronzo di turno, aggressivo e becero, siamo in grado di individuare quale atteggiamento risulta sgradevole. L’aggressivo passivo invece veicola in modo indiretto (ma con risultati veramente notevoli!) la sua aggressività. Il passivo aggressivo infatti non si scalda mai, è lucido e calcolatore … ma a volte ci fa proprio rimpiangere i soggetti esplicitamente aggressivi!

Cerchiamo quindi di capire quali sono le modalità di questi soggetti … e poi impariamo a non farci manipolare!

Lo strumento più classico nella cassetta degli attrezzi di questa particolare razza di narcisista è quello che io definisco “Il broncino”.

Ho visto questa modalità mandare a puttane: famiglie, figli, ambienti lavorativi … e chi più ne ha più ne metta! La modalità è di semplice applicazione, anche se richiede perseveranza, dedizione. Il meccanismo è il seguente: riduco la comunicazione ai minimi termini, rimango sempre impassibile, mantengo uno sguardo freddo e distaccato … l’espressione che in numerosi casi si esplicita come il classico “broncino”.

Partendo dall’ambito familiare, questo approccio ha il potere di rovinare famiglie e centrifugare la psiche dei figli che ne sono vittime. In famiglia il “broncino” infatti alimenta i non detti e la frustrazione, innescando una spirale profondamente disfunzionale. Molti partner privilegiano il silenzio al comunicare ciò che fa loro del male. Il risultato: si stratifica la frustrazione e i problemi irrisolti aumentano. So che molti si rifugeranno dietro affermazioni del tipo “tanto lui (o lei) non capisce! Tanto vale restare in silenzio!”. Ma per coloro che sperano che questa tecnica sia una panacea contro ogni problema familiare … sappiate che siete parecchio fuori strada … La psicologa Sue Johnson definisce questo simpatico atteggiamento come la “polka di protesta”.

Nei figli poi ci sono da fare ulteriori riflessioni. Anzitutto i nostri ragazzi imparano da noi a gestire la comunicazione e la gestione dei conflitti … ebbene, in questa situazione specifica stiamo insegnando loro una bella strategia del cazzo! Come se non bastasse aggiungerei che, per i bambini piccoli, un genitore che applica l’antica arte del “broncino” viene vissuto come abbandonico. SI! Il broncino è una pratica abbandonica! Il nostro amico Bowlbi ha passato una vita a studiare il rapporto fra madri e figli e l’approccio ambivalente (ci sono fin quando mi vai bene, ma se mi fai arrabbiare …. “Broncino!”) risulta profondamente destabilizzante … e con un forte potenziale ansiogeno per il figlio! Soprattutto nella strutturazione dei rapporti che creerà in futuro.

Andiamo infine a parlare del “broncino aziendale”. Avete presente quello che potrebbe essere l’effetto di una palla da bowling scaraventata contro un tavolo di vetro che contiene la cristalleria della nonna? Ebbene … immaginatevi che il clima aziendale sia il servizio in questione e il “broncino” sia la palla. La reazione degli psicologi del lavoro in questi casi è quella che sarebbe stata propria della nonna … rincorrere il capo con un mattarello in mano! Come nel caso della famiglia, un ambiente lavorativo è un contesto dominato da dinamiche e regole, più o meno esplicite. Colui che subisce questa tecnica prova ansia, e poi spesso si rifugia nell’aggressività. Ciò ovviamente impatta sulle dinamiche aziendali, e guarda caso, ad un certo punto, si respira acido da batteria, ma non abbiamo capito come siamo arrivati a questo punto … Secondo gli assiomi della comunicazione di Palo Alto è impossibile non comunicare; il “broncino aziendale” contiene quindi una quantità infinita di messaggi impliciti che mettono il cervello della vittima in uno stato di perenne allerta. Ciò aumenta lo stress, l’aggressività e tanti altri simpatici meccanismi che minano il clima. Anche solo un singolo dipendente sofferente creerà un contagio emotivo …  praticamente  una bomba al napalm sul tessuto sociale della nostra azienda. A questo punto la pandemia di malessere si innesca e poi … tanti saluti!

Come difendersi quindi da questa modalità comunicativa, tanto lesiva e potente?

Come direbbe Kohlrieser è opportuno “tirare fuori il pesce”. Riprendiamo infatti l’esempio del “pulire un pesce”, credo che a pochi piaccia sbudellare l’orata appena acquistata (a meno che ovviamente non siate dei sadici psicopatici!). Le dita toccano le interiora, l’odore del pesce entra nelle narici … pochi si godono queste sensazioni come se fossero divertenti. Nel momento tuttavia in cui “mi sporco le mani” (vale a dire, affronto i problemi) la situazione cambia! All’inizio devo affrontare il conflitto … ma poi risolvo la situazione e non ci torno più sopra! In ogni contesto affrontare in modo costruttivo i problemi è fondamentale per agire sulle cause! … Ma ripeto, è ovvio che il confronto deve essere costruttivo e non distruttivo (ho scritto molti articoli e libri su questo!).

Tiriamo quindi fuori questo benedetto pesce … sporchiamoci le mani affrontando il conflitto …  e non lasciamoci manipolare da coloro che strumentalizzano il “broncino” per metterci pressione e ottenere ciò che vogliono da noi.

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Matteo Marini