"Storia dei capelli" di Alan Pauls, l'ossessione di un uomo per raccontare la storia argentina
“Non c’è giorno che lui non pensi ai capelli. A tagliarli molto o poco, a tagliarli subito, a lasciarli crescere, a non tagliarli più, a farsi rapare a zero, a radersi la testa per sempre. La soluzione definitiva non esiste."
Sono incappata in Storia dei capelli di Alan Pauls, leggendo la recensione di Luca Mastrantonio sul Corriere della sera. Mastrantonio mi ha convinto con l’idea che questo libro non fosse solo un romanzo, ma anche la possibilità di uno sguardo sul mondo maschile, in uno dei suoi momenti più segreti: il taglio di capelli.
“L’esperienza del taglio dei capelli raccontata da Alan Pauls mette a nudo la virile fragilità dei maschi, il loro coatto narcisismo, pieno di imbarazzo e sottomissione. Il romanzo è una lettura utile alle donne per conoscere un aspetto visibile ma difficilmente penetrabile della psiche maschile; ed è una consolazione imperdibile per maschi che non vogliano più sentirsi incompresi, in quella morsa di pudore e sorvegliata solitudine che li assale davanti allo specchio del parrucchiere”
L’avevo sempre sospettato, in effetti, che per gli uomini, il rito del taglio dei capelli, non fosse meno importante che per le donne. Semplicemente meno esibito, meno raccontato, ma non meno sofferto. I capelli dopotutto sono la cornice del nostro viso e sono tra le prime cose che si notano di uno sconosciuto. Difficile trovare qualcuno che non ne sia segretamente ossessionato. Chi ne ha troppi, chi troppo pochi, troppo ricci, troppo lisci, bianchi, colorati, chi ne è orgoglioso e li coltiva rigogliosi e chi ne è deluso e decide di rasarli a zero.
Certo il protagonista di Storia dei capelli è in quel limbo che sta tra l’ossessione e la follia.
“Non c’è giorno che lui non pensi ai capelli. A tagliarli molto o poco, a tagliarli subito, a lasciarli crescere, a non tagliarli più, a farsi rapare a zero, a radersi la testa per sempre. La soluzione definitiva non esiste. È condannato a tornare incessantemente sulla questione. Sempre così, schiavo dei capelli, finché crepa, magari. E perfino dopo. Non ha forse letto che... che i capelli crescono anche... o erano le unghie?”
La sua è una ricerca costante del taglio perfetto, del parrucchiere perfetto. Una sfida che porta avanti da tutta la vita e che forse, finalmente, è arrivata ad un punto di svolta.
“Perché c’è una questione che viene prima, ed è questa: come mai proprio lui, che è un caso patologico, come mai lui, con il problema che ha, continua ad andare da parrucchieri dove non è mai entrato prima? Come mai persevera nello sfidare la morte in questo modo? Eppure è così: persevera. Non può farne a meno. È la legge dei capelli. Ogni negozio di parrucchiere che non conosce e nel quale si avventura rappresenta un pericolo e una speranza, una promessa e una trappola.”
La promessa arriva con Celso, il nuovo parrucchiere paraguaiano, capace di cambiare le vite con un taglio di forbici ben assestato.
Alan Pauls, autore caro a Roberto Bolaño che lo ha definito “uno dei migliori scrittori latinoamericani viventi”, ripercorre la vita del suo protagonista attraverso la sua ossessione per i capelli. I capelli lisci e biondi negli anni Sessanta, il tentativo di stile afro negli anni Ottanta e poi l’indefinito che domina sul suo presente. Attraverso il dramma personale e il flusso di pensieri del protagonista, Alan Pauls ci racconta anche la storia e la politica Argentina. I capelli del protagonista diventano simbolo del cambiamento personale e della società che lo circonda.
Un romanzo che, con le sue molteplici chiavi di lettura, promette grandi rivelazioni sull’individuo e sulla società.
Alan Pauls, Storia dei capelli, Sur, 2012