Le donne che pensano sono pericolose
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Le donne che pensano sono pericolose

Il nuovo libro di Stefan Bollman, dedicato a chi guarda al futuro

Cosa significa pensare? La domanda è aperta e probabilmente la risposta è a sua volta una collezione variegata di pensieri. Ma che le donne che pensano siano pericolose, lo ha dimostrato la storia che nel suo lungo corso ha spesso dimostrato di non tollerare l'autonomia di pensiero, men che meno se di provenienza femminile.

E oggi, nel giorno dell'8 marzo, la domanda va posta in duplice chiave: ha senso parlare di genere applicato al pensiero e esiste ancora una zona pericolosa riservata alle pensatrici?

Una riflessione è quello proposta da Stefan Bollman, già autore del bestseller Le donne che leggono sono pericolose che ora torna in libreria con Le donne che pensano sono pericolose (Piemme). Se quelle che leggono spaventano l'altro sesso perché, come scrisse all'epoca Daria Bignardi, «Non si annoiano mai e qualunque cosa accada hanno sempre una via di fuga», quelle che pensano hanno un potere fortissimo: guardano al futuro. Anzi, «hanno lottato, studiato, viaggiato, rischiato perché ci fosse un futuro», come ha scritto Lella Costa nell'introduzione al volume.

Raccoglie 25 ritratti di figure femminili controcorrente, da Simone de Beauvoir a Hannah Arendt, da Marie Curie a Indira Gandhi e Aung San Su Kyi, che hanno messo in gioco se stesse. E il più delle volte, soprattutto a partire dal Novecento, hanno trasformato il pensiero in azione. Con grande panico degli uomini.

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Stefan Bollman, "Le donne che pensano sono pericolose", Piemme

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Micol De Pas