"Le persone sensibili" di Rolf Sellin
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"Le persone sensibili" di Rolf Sellin

Cinque persone su cento sono ipersensibili. Uno psicologo spiega come trasformare la sensibilità in vantaggio. E sfata molti luoghi comuni

"Le persone ipersensibili - scrive Rolf Sellin - registrano in modo più intenso quanto gli altri dicono e pensano nei loro riguardi e quanto si aspettano da loro. Percepiscono in modo più profondo l’atteggiamento altrui nei loro confronti, i giudizi e i rifiuti. Individuano inoltre in modo preciso le richieste degli altri nei loro confronti e il modo per risultare loro graditi. Il dono di una sensibilità raffinata fa di noi ipersensibili veri e propri maestri dell’adattamento". Il "noi" finale si deve al fatto che l'autore, un noto psicoterapeuta tedesco, non fa mistero di essere anche lui un ipersensibile. E questa è la ragione per cui ha deciso di scriverci un libro.

Più che una confessione, Le persone sensibili hanno una marcia in più (Sottotitolo: "Trasformare l'ipersensibilità da svantaggio in vantaggio" - Urra, 13 euro) è un saggio su un argomento noto alla psicologia, ma poco dibattuto rispetto ad altri più alla moda. Sellin ne approfitta per fare pulizia di molti luoghi comuni, come quello per cui le donne sarebbero più sensibili degli uomini. O che il temperamento sensibile è una caratteristica della civiltà occidentale. La sensibilità in realtà ha a che vedere più con la struttura del nostro cervello che con le sovrastrutture culturali. Ed è qualcosa che accomuna il 15/20% delle persone, uomini o donne indifferentemente. Uno spaccato di umanità al quale - secondo l'autore - appartengono a pari titolo poeti e amanti degli sport estremi (i cosiddetti High Sensation Seeker).

L'eccesso di sensibilità può riguardare persone insospettabili. Nostro figlio, il nostro capoufficio… noi stessi. Tutti vittime di antichi tabù che ci impediscono di vivere secondo natura, fino a tradirci. Scrive Sellin: "Anche se gli ipersensibili tendono ad adattarsi, dopo un certo tempo non ci riescono più del tutto: la loro vera natura si fa “fastidiosamente” scorgere per un breve momento, solitamente il meno opportuno. Ecco quindi che il senso di appartenenza conquistato con tanta fatica si perde all’improvviso".

Dunque che fare? Sellin propone di ripartire dalla percezione. "Una volta imparato a gestire in modo consapevole il proprio modo di percepire la realtà - spiega - la vita cambia in maniera fondamentale e con essa anche il nostro modo di viverla". E mette a punto una serie di consigli, esercizi e test per riappropriarsi della sensibilità perduta, imparando a dire "no" e a porre confini più netti tra sé e il mondo. Il libro è infatti anche un manuale di auto-aiuto per chi si riconosce nella definizione di "sensibile". O anche solo per chi avverte il disagio di tutti gli stimoli che bombardano il nostro cervello nell'era del surplus dell'informazione. Una sorta di straniamento indotto dalle nuove tecnologie che finisce per renderci tutti più sensibili. E non sempre è un bene.

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Eugenio Spagnuolo